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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Macché patrimoniale, la richiesta Ue di ristrutturare case aiuta i più poveri e crea occupazione"

La proposta sulle ristrutturazioni degli edifici arriva al Parlamento europeo. Corrao e D'Amato (Greens) difendono il testo e ribaltano le accuse del centrodestra

Il Parlamento europeo si appresta a votare la sua versione della cosiddetta direttiva case green, la proposta di Bruxelles volta a migliorare la prestazione energetica degli edifici. Un fronte sempre più ampio composto principalmente dai partiti del centrodestra, come Lega e Fratelli d'Italia, chiede che la direttiva venga rigettata in toto. Gli ecologisti, invece, spingono perché il testo approvato dalla commissione Industria dell'Eurocamera diventi la posizione ufficiale di Strasburgo nei negoziati con i governi degli Stati membri. 

Lo scontro in Europa

Se i primi lamentano che la direttiva rischia di tradursi un una "patrimoniale" a carico dei cittadini europei (secondo la Lega, sarebbero 9 milioni gli italiani interessati, cifra smentita dalla Commissione europea, secondo cui la nuova legge riguarderebbe meno del 30% degli edifici residenziali), i sostenitori dell'iniziativa sottolineano che le ristrutturazioni previste andrebbero a vantaggio delle famiglie più svantaggiate, siano esse proprietarie o affittuarie, e creerebbero un aumento dell'occupazione, oltre a ridurre di molto le emissioni inquinanti. È quanto sostengono, per esempio, Ignazio Corrao e Rosa D'Amato, europarlamentari del gruppo dei Greens. 

Ristrutturare casa perché lo chiede l'Europa, davvero?

In un lungo post sul sito web del gruppo, i due deputati sottolineano i cinque punti di forza della direttiva sulle case, che ribaltano le "bufale" che circolano da settimane su media e social. Il testo che sarà votato domani dal Parlamento europeo prevede che gli edifici residenziali debbano raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030. Si tratta di target ancora più ambiziosi di quelli proposti dalla Commissione Ue, i quali avevano già fatto scattare le proteste in Italia. In compenso, l'Eurocamera ha allungato la lista di esenzioni previste dal testo originale, escludendo seconde case, immobili storici, alloggi sociali e luoghi di culto. C'è anche una clausola che sposta al 2037 le ristrutturazioni per il 22% del patrimonio abitativo che comporterebbe costi economici eccessivi a carico dei proprietari. 

Una legge per le famiglie più in difficoltà

"Non c'è nessuna stretta che getterebbe sul lastrico milioni di famiglie, come dicono la destra e le lobby del settore immobiliare", attacca D'Amato. Semmai, aggiunge Corrao, "la nostra proposta aiuterebbe circa 54 milioni di persone in Europa, ovvero l’11% della popolazione, che sono colpite dalla povertà energetica", ossia che non riescono a pagare le bollette a fine mese, e che devono scegliere tra mangiare o riscaldare casa. "Sette edifici su 10 in Europa sono inefficienti dal punto di vista energetico. La dispersione di energia viene causata da una cattiva isolazione di finestre, porte, pareti e tetti. Le persone e le organizzazioni europee (famiglie, Pmi e servizi pubblici), spendono ogni mese milioni di euro in energia che viene buttata via. Questa situazione non può più essere tollerata", scrivono i due esponenti dei Greens nel loro post.

Esenzioni e compensazioni

Corrao e D'Amato smentiscono innanzitutto il rischio che la direttiva produca una corsa alle ristrutturazioni insostenibile per gli italiani: Ogni Paese dell’Unione europea è diverso (ad esempio, il clima della Finlandia é diverso da quello dell’Italia) e per questa ragione questo piano è stato pensato per essere flessibile, in modo tale che ogni Paese dell’Ue abbia modo di sviluppare un piano di ristrutturazione nazionale adatto alle proprie esigenze specifiche e che i piani includano obiettivi di ristrutturazione stabiliti dalle varie nazioni". I Paesi dell’Ue "potranno applicare esenzioni all’interno dei loro piani nazionali di ristrutturazione per gli edifici storici, gli edifici religiosi, i piccoli edifici e le case vacanza", aggiungono.

Il punto di partenza sono "gli edifici che sprecano più energia", che sono quelli dove vivono spesso le persone "in condizioni di povertà energetica". Se il proprietario di queste case non è in grado di sostenere i costi di ristrutturazione, la direttiva prevede "tutele sociali" e "misure di finanziamento". "A livello europeo, i governi dell’UE possono attingere a una serie di flussi di finanziamento per sostenere le ristrutturazioni, tra cui i fondi di coesione, lo strumento per la ripresa e la resilienza e il Fondo sociale per il clima", spiegano.

Aiuti per chi è in affitto

Tali tutele serviranno anche ad aiutare le persone che vivono in affitto dai potenziali aumenti decisi dai proprietari per compensare i costi di ristrutturazione. In Italia, secondo l'Istat, nel 2021 erano oltre 5 milioni gli italiani a vivere in case in affitto, il 20,5% del totale. Guardando alle coppie con figli, le percentuali sono anche più alte. Tra i single con un figlio minore a carico, la quota supera il 30%. Per loro, dicono Corrao e D'Amato, la direttiva avrebbe "chiaramente un impatto positivo sulle bollette energetiche" che devono sostenere. Ma non è l'unico vantaggio "sociale" della nuova normativa, secondo i Greens. 

Più posti di lavoro

La direttiva "è una macchina da lavoro per l’Ue - scrivono - Mobilita investimenti privati e pubblici per ristrutturazioni che rilanceranno le nostre economie" e creeranno "centinaia di migliaia di posti di lavoro a livello locale". nei settori dell’edilizia, della ristrutturazione e delle energie rinnovabili, sostenendo così le Pmi e l’economia nel suo complesso. Infine, la questione ambientale: "Gli edifici rappresentano circa il 40% del consumo energetico europeo e il 36% delle emissioni di Co2", ricordano Corra e D'Amato. "Possiamo quindi aspettarci una riduzione significativa del consumo energetico e un taglio delle emissioni di Co2 in linea con l’obiettivo europeo di neutralità climatica del 2050" con l'attuazione della direttiva. Questa legge, concludono i due eurodeputati, "promuoverà anche un ambiente più sano all’interno dei nuovi edifici con nuove disposizioni sulla qualità dell’aria, sugli inquinanti e sul rumore".

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