"La tassonomia Ue non sia d'ostacolo alla transizione energetica dei trasporti"
Lo dice il presidente di Aeroporti di Roma, Claudio De Vincenti
Il principio ''do no significant harm'' (Dnsh) contenuto nella tassonomia Ue, il documento che individua le attività economiche verso cui indirizzare i sempre più corposi investimenti green, "potrebbe paradossalmente trasformarsi in un ostacolo alla transizione energetica". E' quanto sostiene Claudio De Vincenti, presidente di Aeroporti di Roma, in un articolo su Infra Journal, web magazine dedicato all'evoluzione del mondo delle infrastrutture e della mobilità.
De Vincenti sottolinea la necessità di una valutazione d'impatto comparativa e strategica degli investimenti per una maggiore efficacia nel sorreggere la transizione verde. "Gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto - sottolinea l'ex vice ministro allo Sviluppo - giocano un ruolo fondamentale per il successo della strategia europea del Green Deal: sviluppo del trasporto su ferro, evoluzione in chiave sostenibile del trasporto su gomma, tecnologie di transizione nel trasporto marittimo e in quello aereo sono essenziali per centrare l'obiettivo europeo di riduzione del 55% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Lo sviluppo di questi investimenti passa però - secondo De Vincenti - per un chiarimento in tempi rapidi del principio ''non arrecare danno significativo'' per costruire un quadro generale di applicazione del principio Dnsh in grado di sorreggere, non di ostacolare, il complesso delle grandi scelte strategiche di cui il Green Deal ha bisogno.
''I passaggi chiave sono due. Il primo - spiega De Vincenti - consiste nell'adottare un criterio di valutazione dell'impatto ambientale di tipo comparativo, non assoluto: ciò che conta per accelerare l'abbattimento delle emissioni o dell'inquinamento è il beneficio ambientale netto di un investimento. Un progetto quindi deve essere valutato non rispetto a un ipotetico stato di natura ma comparativamente alle attività che con quell'investimento si vanno concretamente a sostituire e che sono già in essere o sarebbero in futuro realizzate se non si facesse l'investimento in questione''.
''Il secondo passaggio - prosegue De Vincenti - consiste nel fatto che quella valutazione in termini comparativi va effettuata considerando l'investimento nel quadro della strategia di transizione verde che lo Stato membro è tenuto ad adottare, quindi con riferimento al ruolo che gioca entro il percorso di incremento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, di avanzamento sul fronte dell'efficienza energetica, di riduzione delle fonti inquinanti, di tutela delle risorse naturali e della biodiversità''.
"I due criteri di valutazione indicati - comparativa e strategica - consentirebbero di definire un quadro generale di applicazione del principio ''do no significant harm'' a prova dei paradossi che, quelli sì, rischiano di arrecare danni pesanti alle prospettive del Green Deal. La realizzazione di infrastrutture al servizio della transizione verde richiede un approccio che guardi con mente aperta a tutte le soluzioni tecnologiche utili ad accelerare la riduzione delle emissioni e il conseguimento degli obiettivi ambientali dello sviluppo sostenibile'', conclude il Presidente di Adr nell'editoriale ospitato dal magazine online del Gruppo Atlantia.