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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il confronto / Grecia

Nel 2026 il debito pubblico dell'Italia supererà quello della Grecia

È quanto prevedono le stime dei due governi inviate all'Ue. Il Paese ellenico dovrebbe crescere a una velocità doppia rispetto alla nostra economia

Una crescita due volte più rapida, più tagli alla spesa e una "fame" più contenuta di prestiti. Sono queste le chiavi che dovrebbero consentire alla Grecia di lasciarsi alle spalle il titolo di Paese più indebitato dell'Unione europea (in termini percentuali), lasciando il poco glorioso scettro all'Italia. Il "sorpasso" dovrebbe avvenire nel 2026, secondo quanto prevedono i programmi di stabilità presentati la scorsa settimana da Roma e Atene alla Commissione europea. 

Velocità doppia

Stando ai due documenti, che contengono le stime dei rispettivi tecnici del Tesoro per il periodo 2023-2026, il debito pubblico della Grecia fra quattro anni sarà pari al 135,2% del Pil, contro il 140,4% di quello italiano. Per Atene si tratterebbe di un traguardo enorme, considerato che nel 2020, in piena pandemia, l'indebitamento superò il 200% del Pil (per la precisione, il 206,3%). L'Italia, invece, prevede per il 2026 un debito pubblico del 140,4%. contro l'attuale 144,2%. Un percorso di riduzione decisamente più lento.

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Come vai questa enorme differenza tra i due Paesi? Entrambi, possono giocare la carta dei rispettivi Pnrr per dare fiato alle loro economie. Ma gli ellenici sembrano aver trovato il modo di trasformare i fondi Ue in una maggiore spinta per la crescita. Sempre secondo le previsioni di Atene, il Pil greco dovrebbe crescere del 2,3% quest'anno, del 3% nel 2024 e nel 2025 e del 2,1% nel 2026. Il governo di Giorgia Meloni è meno ottimista: il Pil italiano dovrebbe raggiungere un +0,9% quest'anno, salire all'1,4% nel 2024, poi 1,3% nel 2025 e 1,1% nel 2026. In sostanza, la Grecia stima dei tassi di crescita doppi rispetto a quelli previsti dall'Italia. 

I frugali ellenici

Ma non c'è solo la migliore performance economica: per ridurre l'indebitamento, serve anche tagliare le spese, ricordano spesso i fautori del rigore europei. Un indicatore in tal senso è il cosiddetto avanzo primario, ossia la differenza tra le entrate e le uscite di uno Stato (al netto degli interessi pagati sul debito pubblico). La Grecia prevede quest'anno un avanzo primario pari all'1,1% del Pil. L'Italia, invece, stima per il 2023 un disavanzo, ossia le spese supereranno le entrate. I "profitti" di Atene dovrebbero crescere nei prossimi anni: l'avanzo previsto sarà del 2,1% nel 2024 e arrivare al 2,5% del Pil nel 2026. Roma stima di tornare in positivo il prossimo anno, ma appena dello 0,3% del Pil, ma promette che nel 2026 l'avanzo sarà del 2%.

Altra ragione del differente trend  tra i due Paesi, secondo gli analisti, riguarda la differente struttura del debito: la Grecia ha un fabbisogno di nuovi prestiti basso a differenza dell'Italia, mentre su quelli già sottoscritti con l'Ue non pagherà interessi fino al 2032. Anche per questo, Atene sta spingendo sul taglio delle spese per farsi trovare preparata quando dovrà cominciare a ripagare gli interessi congelati, aumentando la richiesta di prestiti sul mercato.

Il Patto di stabilità

Al netto di queste analisi, resta il dato di fatto che la Grecia, guidata da un governo di centrodestra, sta lanciando un segnale di rigorosità nel suo percorso di riduzione del debito. Anche la Spagna, altro Paese del Sud spesso nel mirino dei rigoristi, sembra voler dare di sé un'immagine di scolaro diligente sui conti pubblici: l'esecutivo di centrosinistra di Pedro Sanchez ha annunciato un piano che dovrebbe consentire al Paese iberico di raggiungere un rapporto tra deficit annuale e Pil al di sotto del 3% in anticipo rispetto a quanto preventivato in passato. Gli "esempi" di Madrid e Atene arrivano nel pieno di una difficile trattativa sulla riforma del Patto di stabilità: stando alla proposta della Commissione europea, Spagna e Grecia potrebbero già essere sulla buona strada per rispettare le nuove norme. L'Italia, invece, potrebbe trovarsi costretta a rivedere i suoi piani.

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