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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Rapporti transatlantici

I dati dei cittadini Ue in cambio del gas Usa: cosa c'è dietro l'accordo tra Biden e von der Leyen

Washington e Bruxelles hanno siglato una doppia intesa su energia e privacy. Nel nome dell'indipendenza dalla Russia. Oltre che di Google e soci

L'accento è stato posto da subito sul tema più caro in questo momento a famiglie e imprese: l'energia. Ma dietro l'accordo tra Usa e Ue raggiunto a Bruxelles nell'ambito della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina, non c'è solo l'aumento delle forniture di gas naturale liquefatto promesso da Washington per consentire all'Europa di ridurre la sua dipendenza dai gasdotti di Mosca. Come ha sottolineato con entusiasmo il capo della Casa Bianca, Joe Biden, c'è anche l'intesa sul trasferimento dei dati dei cittadini europei verso le aziende tecnologiche statunitensi. Un'intesa che potrebbe sbloccare un giro d'affari da 7mila miliardi di dollari secondo Biden (900 milioni di euro all'anno secondo l'Ue).

Il GDPR

Per capire di cosa di tratti, bisogna fare un passo indietro. Da anni, soprattutto sotto l'amministrazione di Donald Trump, Washington e Bruxelles sono ai ferri corti sul digitale: l'Ue ha messo in campo una serie di misure normative e azioni antitrust che di fatto hanno preso di mira lo strapotere dei Big Tech made in Usa (Google, Apple, Facebook e Amazon, i cosiddetti GAFA) sul mercato digitale europeo. Una delle armi di cui si è dotata Bruxelles è stata quella della tutela della privacy dei suoi cittadini, che tradotto vuol dire il regolamento Gdpr: le organizzazioni per la difesa dei dati personali e la stessa Commissione Ue hanno salutato il nuovo pacchetto di norme come una conquista dei diritti digitali unica al mondo. E in effetti, gli standard fissati da Bruxelles sono così elevati gli Usa, finora, non sono riusciti a trovare una quadra per rispettarli quando si tratta di "trasportare" i dati raccolti in Europa verso i propri lidi tecnologici.

Lo "scudo" Usa 

Non che i problemi di questo tipo non esistessero già da prima del Gdpr: già un primo accordo sul trasferimento dei dati tra Usa e Ue (il Safe Harbor) fu invalidato nel 2015 dalla Giustizia europea sotto la spinta della battaglia legale di un giovane attivista austriaco, tale Max Schrems. Washington e Bruxelles ci riprovarono qualche tempo, siglando un nuovo accordo, il Privacy Shield, ma anche questo venne demolito dai giudici Ue sempre sulla scorta dei ricorsi di Schrems. Era il luglio 2020, e da allora Stati Uniti e Commissione hanno intavolato diversi negoziati, senza però trovare una soluzione definitiva.

Le nuove leggi Ue

In tutto questo, non ha aiutato certo l'impegno del presidente francese Emmanuel Macron per la "sovranità digitale" dell'Europa, che mira a recuperare il terreno perduto dalle imprese tecnologiche francesi ed europee rispetto a quelle di Usa e Asia. A non far dormire sonni tranquilli ai giganti Usa si sono aggiunte nel frattempo due proposte di legge Ue, Dma e Dsa, che potrebbero comportare una doppia tenaglia: da un lato (il Dma) si introducono nuove norme Ue per i mercati digitali con ammende fino al 10% del loro fatturato mondiale totale e fino al 20% in caso di infrazioni ripetute; dall'altro (il Dsa), in nome della lotta alla disinformazione e dei diritti dei consumatori, si introdurrebbero regole più stringenti per servizi come Google News e le vendite online (Amazon, Facebook Marketplace, etc).

Gas in cambio di dati?

La guerra in Ucraina potrebbe però cambiare i rapporti transatlantici. Non è un caso che l'accordo sul trasferimento dei dati sia stato annunciato in contemporanea con l'intesa sulle forniture di gas naturale liquefatto: Biden ha promesso che entro il 2030 ci sarà un flusso annuo di gnl pari a 50 miliardi di metri cubi, ossia un terzo delle attuali forniture russe. E già entro il 2022 dagli Usa dovrebbero partire rifornimenti di gnl aggiuntivi nell'ordine di 15 miliardi di metri cubi. In parallelo, ma in senso opposto, i dati dei cittadini europei (dalle buste paga ai post sui social) potranno fluire senza intoppi verso gli Usa. 

"Sono orgoglioso di annunciare che abbiamo compiuto anche un altro importante passo avanti sul flusso di dati" e "abbiamo concordato una protezione senza precedenti per la privacy e la sicurezza dei dati per i nostri cittadini", ha detto Biden al fianco della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. "Questa nuova disposizione migliorerà il quadro del Privacy shield, promuovendo la crescita e l'innovazione in Europa e negli Stati Uniti aiutando le piccole e grandi aziende a competere" su scala globale. Non sono ancora noti i dettagli tecnici di questo accordo, ma le prime informazioni parlano di una serie di paletti, soprattutto sull'accesso ai dati da parte dell'intelligence Usa, e l'istituzione di un ente terzo per la risoluzione di eventuali controverse tra utenti e aziende. 

Tra gli attivisti europei della privacy, però, c'è il timore che l'accordo possa annacquare gli standard conquistati con il Gdpr. Anche per questo, l'Ue non vuole dare l'impressione di stare abbandonando la presa sulla privacy (e sui Big Tech statunitensi): è proprio di queste ore l'intesa raggiunta tra Parlamento europeo e Stati membri sul regolamento Dma. Si tratta di un passo importante, ma non definitivo, verso l'adozione della proposta di legge, attesa per il 2023. C'è ancora tempo per modificare il testo, se necessario. E sembra che il nuovo amore sbocciato tra le due sponde dell'Atlantico possa aprire scenari meno preoccupanti per le multinazionali Usa. Sempre che Washington rispetti i suoi impegni sull'energia. E che i vari Macron e Schrems non si mettano di mezzo. 

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