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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Patto di stabilità

Contare le emissioni di gas serra nel debito pubblico: la nuova idea Ue

La sola Germania ha causato il 23% dell’inquinamento europeo dal 1999 ad oggi. Per il commissario Ue Breton, ciò dovrebbe equivalere a un ‘passivo’ del 49% in rapporto al Pil tedesco

Tenere conto delle emissioni inquinanti e della spesa nella difesa militare nel calcolo del debito pubblico dei Paesi Ue. L’idea è stata avanzata da Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno e all’industria, nella settimana in cui i ministri delle Finanze europei riprenderanno a discutere delle nuove regole fiscali comuni. Sul tavolo c’è la riforma del Patto di stabilità che, a detta di Breton, dovrebbe considerare anche la CO2 emessa da ogni Paese e il budget investito nella difesa. 

In un intervento all'Università di Eindhoven, Breton ha affermato che "il vero quadro complessivo del debito" è diverso se si tiene conto anche dell'inquinamento e degli investimenti effettuati nei sistemi di difesa nazionali. Il Green deal europeo e, più di recente, la Bussola strategica Ue per la difesa comune hanno evidenziato quanto Bruxelles voglia puntare su un’Europa a zero emissioni e capace di difendersi da sola dalle minacce future. Tuttavia, molti osservatori hanno fatto notare come gli attuali vincoli Ue di bilancio, oggi sospesi per far fronte al rischio recessione, non incoraggino i Paesi membri a investire nella transizione ambientale e nella difesa comune. 

“La nozione di virtù è quindi molto soggettiva e in effetti non molto rappresentativa degli sforzi compiuti dagli Stati membri se si prende un ampio spettro di politiche”, ha affermato Breton. Per questo “nella modernizzazione del Patto di stabilità occorre un dibattito aperto, senza tabù, sul quadro completo e sullo stato comparativo del debito, dei nostri debiti”, ha aggiunto il commissario.

“È giunto il momento - ha spiegato - di includere la spesa per la difesa in questo quadro. Dalla creazione dell'Eurozona, i Paesi europei hanno accumulato un disavanzo di 1.300 miliardi di euro in spese per la difesa rispetto all'obiettivo del 2% del Pil”, ha ricordato Breton. “Se ogni Paese avesse raggiunto i propri obiettivi di investimento nel settore della difesa, i livelli di debito sarebbero aumentati di almeno una dozzina di punti percentuali del Pil”, ha detto il politico francese mettendo in evidenza l’attuale contraddizione tra gli obiettivi di difesa comune e le regole di bilancio.

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“Lo stesso vale per quello che chiamerei ‘debito di carbonio’, conseguenza delle scelte sovrane compiute dagli Stati membri nel loro mix energetico tra gas, carbone, energie rinnovabili o nucleare”, ha proseguito Breton. “Dal 1999, l'Europa ha emesso 90 miliardi di tonnellate di CO2, che corrispondono a un ‘conto’ di emissioni carboniche da 7.200 miliardi di euro al prezzo attuale per tonnellata di carbonio, con emissioni distribuite in modo non uniforme nel continente. La sola Germania ha emesso il 23% delle emissioni totali, equivalente a un debito di 49 punti percentuali del suo Pil”, ha precisato il commissario europeo. “Quando osserviamo il quadro reale del debito (finanziario, della difesa, del carbonio), il punto di partenza per ciascuno Stato membro nelle prossime discussioni di bilancio è del tutto diverso da quello che sembra”, ha concluso Breton.

La palla passa ora ai ministri delle Finanze dell’Ue che si incontreranno venerdì e sabato a Praga, dove discuteranno della riforma del Patto di stabilità in vista di una proposta della Commissione europea prevista per questo autunno per riformare i vincoli di bilancio europei.

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