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Martedì, 16 Aprile 2024
Turismo

Cedolare secca sugli affitti Airbnb e nuove regole sui dati al fisco: cosa cambia dal 2023

I giudici europei confermano che le piattaforme devono trattenere il 21% delle somme pagate per le brevi locazioni e versarle all'erario

È arrivata la conferma Ue dell'obbligo di Airbnb e delle altre aziende web rivali di trasmettere al fisco i dati e le imposte sugli affitti brevi prenotati dalla piattaforma. I giudici europei hanno infatti respinto il ricorso di Airbnb contro le norme italiane del 2017 che obbligano il gigante web a comunicare alle autorità fiscali i dati relativi ai contratti di locazione inferiori ai 30 giorni e a trattenere la cedolare secca (21%) da versare all'erario. La Corte di giustizia dell'Unione europea ha invece accolto le proteste dell'azienda per quanto riguarda il dovere di designare un rappresentante fiscale perché tale obbligo costituisce "una restrizione sproporzionata alla libera prestazione dei servizi" protetta dalle regole Ue.

La sentenza dei giudici di Lussemburgo è arrivata mentre Airbnb comincia a fare i conti con le nuove norme europee sull'obbligo di registrazione degli host e condivisione con le autorità locali dei dati sui pernottamenti. Tali adempimenti includono l'obbligo di trasmettere i codici fiscali dei locatori, ma anche i redditi dagli affitti e i dati catastali degli immobili interessati: tutte informazioni che andranno messe a disposizione dell'Agenzia delle entrate entro il 31 gennaio 2024. Per questo la piattaforma ha già contattato i suoi host per cominciare a raccoglierle a partire dal prossimo anno. Per chi non le comunica potrebbe scattare lo stop dell'account.

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Le novità riguardanti le informazioni arrivano in contemporanea con la conferma di gran parte della normativa italiana sui nuovi oneri fiscali delle piattaforme di affitto per brevi periodi. La legge contestata da Airbnb, che agisce da intermediaria tra i locatori che dispongono di alloggi e le persone in cerca di sistemazione, stabilisce che i redditi derivanti da contratti di locazione non superiori a 30 giorni siano soggetti a una ritenuta del 21% (la cosiddetta cedolare secca), qualora i proprietari interessati non preferiscano includere tali redditi nella propria dichiarazione Irpef, e che i dati relativi ai contratti di locazione debbano essere trasmessi all'amministrazione fiscale. Airbnb, così come altre piattaforme del settore, riscuote infatti dal cliente il pagamento per la fornitura dell’alloggio prima dell’inizio della locazione e trasferisce detto pagamento al locatore che mette in affitto l'immobile trattenendo una commissione: di qui la possibilità di effettuare la ritenuta e versarla all'Italia. La norma stabilisce anche che i soggetti non residenti privi di una stabile organizzazione in Italia abbiano l’obbligo di nominare, in qualità di responsabili d’imposta, un rappresentante fiscale. 

Nella sua sentenza, la Corte ha stabilito che i tre obblighi introdotti dall'Italia nel 2017 rientrano nel settore fiscale e sono, di conseguenza, esclusi dall'ambito di applicazione delle direttive fatte valere da Airbnb per contestare il diritto italiano. I giudici Ue hanno però bocciato l’obbligo di designare un rappresentante fiscale in Italia perché tale onere grava unicamente su taluni prestatori di servizi di intermediazione immobiliare privi di stabile organizzazione in Italia.

"Airbnb - è stato il commento della piattaforma - ha sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come DAC7". "L'azienda - si legge in una nota - non è dotata di un rappresentante fiscale in Italia che possa svolgere da sostituto d'imposta". Secondo il colosso web degli affitti brevi questo cambia le carte in tavola: "La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha chiarito che l'obbligo di designare un rappresentante fiscale in Italia è in contrasto con il diritto europeo. In attesa della decisione finale da parte del Consiglio di Stato, continueremo ad implementare la direttiva Ue in materia", ha concluso l'azienda che sembra determinata a proseguire la battaglia in tribunale.

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