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Martedì, 23 Aprile 2024
Nuovi timori / Germania

"Il caro energia colpirà anche nel 2023": il gigante della chimica Basf licenzia 2.600 persone

L'azienda tedesca prevede che gli effetti della guerra continueranno a danneggiare l'economia europea

Il peggio non è ancora passato. Ne sono convinti i vertici della Basf, il gigante della chimica tedesca con alle spalle oltre 150 anni di attività industriale. Le cause che hanno portato alla recessione in Germania nell'ultimo trimestre dello scorso anno - ovvero il caro energia, l'inflazione record e la carenza di materie prime - a detta del gruppo con sede a Ludwigshafen, continueranno a colpire l'economia tedesca anche nel 2023. Di qui la decisione di tagliare 2.600 posti di lavoro comunicata dall'azienda nella giornata di ieri. 

Le cause della crisi

L'annuncio arrivato a un anno esatto dall'inizio della guerra in Ucraina evidenzia il legame diretto al conflitto di diverse delle difficoltà che hanno fatto registrare al colosso tedesco perdite nette per 627 milioni di euro nel 2022. A pesare sui bilanci aziendali sono stati soprattutto i 3,2 miliardi di euro in più di costi energetici spalmati nell'anno precedente. Ma alcuni problemi, hanno ammesso i vertici Basf, avevano iniziato a colpire il comparto dell'industria chimica prima ancora che iniziasse l'invasione russa dell'Ucraina.

La previsione

"L'elevato livello di incertezza riscontrato nel corso del 2022 a causa della guerra in Ucraina, degli alti costi delle materie prime e dell'energia in Europa, dell'aumento dei prezzi e dei tassi di interesse, dell'inflazione e della diffusione della pandemia di coronavirus continuerà nel 2023. Tutti questi fattori avranno un impatto negativo sulla domanda globale", si legge nella nota della Basf.

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"La competitività dell'Europa risente sempre più dell'eccesso di regolamentazione, dei processi di autorizzazione lenti e burocratici e, in particolare, dei costi elevati per la maggior parte dei fattori di produzione", ha lamentato Martin Brudermuller, amministratore delegato dell'azienda tedesca.

I timori sullo stop al gas russo

L'anno scorso la Basf è stata costretta a fare a meno del gas russo, una fonte di approvvigionamento energetico di cui aveva beneficiato per decenni. Ad aprile 2022 lo stesso numero uno dell'azienda aveva ammesso di temere che la chiusura dei rubinetti del gas da parte di Mosca avrebbe potuto "distruggere la nostra intera economia"."È un dato di fatto che le forniture di gas russo sono state finora la base per la competitività della nostra industria", aveva sottolineato Martin Brudermuller in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

L'annuncio sul taglio del personale riguarderà principalmente gli stabilimenti in Germania del gruppo. Basf ha infine affermato che i piani porterebbero a una riduzione "significativa" della sua domanda di gas naturale, riducendo così le sue emissioni di 0,9 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, circa il 4% dell'inquinamento causato dall'azienda a livello globale.

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