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Sabato, 20 Aprile 2024
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Come l'Europa vuole cambiare i marchi Dop e Igp

Più attenzione alla sostenibilità e più poteri all'Ufficio europeo dei brevetti. Ma la riforma non convince Italia e Spagna

La Commissione europea ha adottato una proposta di revisione del sistema delle indicazioni geografiche (Dop e Igp) per i vini, le bevande alcoliche e i prodotti agricoli. L'obiettivo della riforma è di "aumentare la diffusione delle indicazione geografiche nell'Unione europea a beneficio dell'economia rurale, aumentandone la protezione, in particolare online". Una scelta che sta ricevendo alcuni apprezzamenti, ma anche severe critiche.

Il timore è che venga stravolto o annacquato un sistema che in questi anni ha determinato risultati importanti in termini di protezione dei prodotti tipici dell'Ue, che ad oggi conta 3 458 nomi: 1 624 vini, 1 576 prodotti alimentari e agroalimentari e 258 bevande alcoliche. Secondo calcoli recenti, il valore delle vendite di un prodotto con un nome protetto è in media il doppio di quello di prodotti simili privi di certificazione.Nel complesso, le vendite annuali dei prodotti protetti da indicazione geografica valgono 74,76 miliardi di euro all'anno, di cui oltre un quinto è connesso alle esportazioni al di fuori dell'Unione europea.

Le novità della proposta

Le indicazioni geografiche proteggono i nomi dei prodotti provenienti da regioni specifiche e che presentano caratteristiche o qualità specifiche o hanno una notorietà peculiare, per evitare che vengano danneggiati da riproduzione o frode. Certificano inoltre che questi alimenti e bevande sono stati prodotti rispettando standard elevati nella loro regione d'origine. Vediamo di seguito in modo schematico le misure proposte dalla Commissione:

- procedura di registrazione unica, abbreviata e semplificata, valida sia per i richiedenti dell'Ue che dei paesi terzi. Questa armonizzazione dovrebbe rendere più breve il lasso di tempo tra la presentazione della domanda e la registrazione;

- maggiore protezione online. Il nuovo quadro prevede una migliore protezione delle Ig su internet, in particolare per quanto riguarda le vendite tramite piattaforme online e la tutela contro la loro registrazione e il loro utilizzo in malafede nel sistema dei nomi di dominio;

- maggiore valorizzazione della sostenibilità. In linea con la strategia Farm to fork i produttori potranno valorizzare le loro iniziative in materia di sostenibilità sociale, ambientale o economica nel disciplinare di produzione, stabilendo i relativi requisiti. Questo dovrebbe contribuire a proteggere meglio le risorse naturali e le economie rurali, garantire le varietà vegetali e le razze animali locali, preservare il paesaggio della zona di produzione e al fine di migliorare il benessere degli animali. Nelle intenzioni della Commissione, questo aspetto potrebbe attrarre in modo particolare i consumatori che desiderano ridurre il loro impatto sull'ambiente;

- più poteri alle associazioni di produttori che ne fanno richiesta agli Stati membri. Una volta riconosciute, le associazioni avranno la facoltà di gestire, rafforzare e sviluppare le proprie Ig, in particolare grazie all'accesso alle autorità anti-contraffazione e doganali.

La proposta riprende inoltre il regime di qualità per le specialità tradizionali garantite e l'utilizzo del termine "prodotto di montagna" come indicazione di qualità facoltativa.

Una delle principali novità, che suscita le maggiori perplessità, in particolare in Italia, riguarda il ruolo dell'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo), che fornirà assistenza tecnica nel processo di esame per contribuire ad accelerare le procedure. La cooperazione tra l'esecutivo dell'Ue e l'Euipo dura da quattro anni, ma con la riforma i suoi poteri si ampliano. In questi anni l'Ufficio ha contribuito a valutare circa 1.300 domande di indicazioni geografiche. Ha creato inoltre GIview, una banca dati di ricerca per tutti i nomi protetti, collegata al registro delle indicazioni geografiche dell'Unione.

Le ragioni della riforma

Secondo la Commissione, il sistema delle indicazioni geografiche, pur avendo valorizzato efficacemente i prodotti Ue, aveva alcuni limiti. Molti consumatori in alcuni Stati membri non capivano bene di cosa si trattasse, oltre ad aver rilevato una scarsa applicazione delle norme. Il nuovo modello dovrebbe venire incontro anche alla necessità di integrare meglio aspetti quali la sostenibilità ambientale e il benessere degli animali, sempre più sentiti da una parte dei cittadini europei nelle loro scelte di acquisto.

“Una proposta di regolamento senz’altro condivisibile negli obiettivi, ma da approfondire sotto il profilo delle nuove procedure proposte”, è stato il commento di Confagricoltura. In particolare, sottolinea la confederazione delle grandi aziende agricole, andrebbe meglio precisato il ruolo che si intende affidare all'Euipo nella fase di esame delle candidature e va chiarito quali attività potranno svolgere i gruppi di produttori autorizzati, al fine di tutelare e sviluppare le Indicazioni geografiche.

Che il ruolo maggiore dell'Euipo sia l'aspetto più critico di questa riforma si era capito già a marzo, quando 13 governi europei, tra cui quelli di Italia e Spagna, avevano scritto una lettera a Bruxelles criticando la proposta di affidare anche a un'agenzia Ue (e non solo all'interlocuzione tra Stato membro e la direzione generale Agricoltura della Commissione europea, come avviene oggi) le valutazioni du Dop e Igp. 

Per il Movimento 5 stelle, la riforma è un “duro attacco contro le eccellenze italiane”. “La semplificazione di marchi e attestazioni produrrà un progressivo livellamento verso il basso della salubrità dei prodotti alimentari e aumenterà la confusione nei consumatori”, si legge in una nota diffusa dall'eurodeputato stellato Dino Giarrusso.

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