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Giovedì, 25 Aprile 2024
Maltrattamenti / Regno Unito

Chiusero figlio autistico in una soffitta "squallida e sporca" per mesi. In galera la coppia di mostri

È accaduto a Sheffield, in Inghilterra. Gli agenti ritrovarono il 22enne in una stanza sporca di feci e vomito in mezzo a mucchi di spazzatura

Avevano rinchiuso il loro figlio autistico in una soffitta "squallida e sporca" per sette mesi, perché erano infastiditi da lui. Il giovane Matthew Langley, 22 anni, pesava ormai solo 39 chili ed era ormai "a pochi giorni dalla morte" quando è stato trovato dagli agenti di polizia nel giugno 2020. Adesso la coppia dei suoi aguzzini, sua madre Lorna Hewitt, di 43 anni, e il suo patrigno e marito di lei, Craig Hewitt, di 42 anni, sono stati condannati a sei anni di prigione dopo essere stati giudicati colpevoli di sequestro di persona, per averlo tenuto prigioniero in quelle condizioni terribili nella loro casa di Sheffield, e anche per aver causato gravi danni fisici a una persona vulnerabile.

Come racconta la Bbc Langley aveva difficoltà di apprendimento e soffriva di sindrome dell'intestino irritabile, doppia incontinenza e artrite. Quando è stato ritrovato nella stanza in cui era rinchiuso, che i soccorritori hanno descritto come disseminata di mucchi di spazzatura e sporca di vomito e feci, era gravemente disidratato. Il giudice Michael Slater, nell'emettere la sentenza, ha sottolineato che il personale del pronto soccorso ha dovuto fare il passo "senza precedenti" di lavare il giovane al suo arrivo in ospedale.

I pubblici ministeri nella loro arringa avevano sottolineato come i complessi bisogni del 22enne erano visti come un "drenaggio di risorse" da parte della coppia che aveva cercato di "liberarsi di lui". I due genitori gli avevano anche impedito di frequentare il college e gli avevano annullato una serie di appuntamenti medici nei sette mesi in cui lo avevano tenuto rinchiuso. Il giudice ha descritto le azioni di Lorna Hewitt come "un grave abuso del rapporto di fiducia tra una madre a suo figlio".

Nel difendere la donna, il suo avvocato, ha spiegato che lei soffriva di un disturbo da stress post-traumatico in seguito a una brutta esperienza d'infanzia, che aveva avuto un impatto sulla sua vita da adulta. Nel condannate il patrigno del giovane il giudice ha voluto concedere che "non era un uomo deliberatamente crudele", ma che comunque era stato complice nell'interrompere le cure di cui Matthew Langley aveva bisogno, in un complotto ordito dalla coppia.

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