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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Caso Zaky, l'Egitto attacca Sassoli: "Inaccettabile ingerenza"

Il presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal, "respinge categoricamente le dichiarazioni del presidente del Parlamento europeo", che pochi giorni fa aveva chiesto pubblicamente il rilascio dello studente di Bologna, "incarcerato, picchiato e torturato" dalle autorità del Cairo

L'Egitto non cede alle pressioni dell'Italia dopo l'arresto, con tanto di denunce di tortura, di un giovane studente dell'Università di Bologna, Patrick George Zaky. E al contrario alza i toni, puntanto il dito contro il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, reo di aver lanciato pubblicamente un appello alle autorità egiziane affinché rilascino il ragazzo ed evitino un nuovo caso Regeni. 

Un appello che non è piaciuto al presidente della Camera dei deputati del Cairo, Ali Abdel Aal, che in una nota "respinge categoricamente le dichiarazioni" di Sassoli, "un'ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano". Nel corso della plenaria di Strasburgo, il presidente del Parlamento europeo era intervenuto in conferenza stampa chiedendo che Zaky, di nazionalità egiziana ma residente da tempo a Bologna, venisse "immediatamente rilasciato e restituito all'affetto dei suoi cari". 

Sassoli, sulla scorta delle informazioni ricevute da Amnesty International, aveva denunciato che il giovane era stato "picchiato e torturato" dopo il suo arresto, avvenuto per motivi non ancora noti. "Voglio ricordare alle autorità egiziane che l'Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili, come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni", ha avvertito il presidente dell'Eurocamera, che ha anche chiesto all'Alto rappresentante Ue Josep Borrell di sollevare il caso con gli altri Stati membri nella riunione del Consiglio esteri di lunedi' 17 febbraio a Bruxelles. 

Zaky, 27 anni, è un ricercatore egiziano per i diritti umani che sta seguendo a Bologna un master in studi di genere e delle donne, finanziato dal programma Erasmus Mundus dell’Unione europea. È stato arrestato il 7 febbraio al suo arrivo in Egitto, dove si era recatoo per una breve visita alla sua famiglia. Secondo il suo avvocato, “Zaky è stato portato nell’ufficio dell’agenzia di sicurezza nazionale all’interno dell’aeroporto, dove è stato bendato e trattenuto per 17 ore. È stato quindi trasferito nel sito della sicurezza nazionale della sua città di origine, Mansoura, a circa 120 chilometri dal Cairo, dove è stato picchiato, spogliato e sottoposto a scosse elettriche sulla schiena e sulla pancia. È stato anche abusato verbalmente e minacciato di stupro”.

Sempre secondo il suo avvocato, Zaky sarebbe accusato di “minacciare l’ordine sociale e la sicurezza e di incitare alla violenza e ad atti terroristici” attraverso una serie di post sui suoi account social. Il sospetto, pero', è che ad aggravare la posizione di Zaky sia il suo impegno per i diritti umani e in particolare per i diritti della comunità LGBTQI. Un giornalista televisivo egiziano, stando a quanto riporta Internazionale, avrebbe chiaramente accusato Zaky di essere omosessuale, cosa che rappresenta un crimine nel Paese, e di voler diffondere l'omosessualità in Egitto. Accuse simili a quelle circolate attraverso alcuni media locali per giustificare l'omicidio di Giulio Regeni. 

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