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Martedì, 23 Aprile 2024
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Vuole fare un figlio usando il seme del marito morto, la clinica: "Provi che anche lui lo voleva"

La vedova costretta ad intentare un’azione legale per ottenere l’inseminazione artificiale

Vorrebbe usare il seme congelato del marito defunto per avere un bambino con lui. E' la battaglia di una donna inglese che si sta scontrando però con la clinica, dve lo sperma è conservato, che non vuole accontentare la sua richiesta. Il motivo è che mancherebbero i documenti che confermino espressamente il consenso dell’uomo. Jade Payne ha 35 anni e viene da Brackley nel Northamptonshire. Suo marito Daniel è morto due anni fa, all’età di 35 anni, e a quanto sostiene la donna voleva che quest’ultima avesse un figlio tramite la fecondazione in vitro. Ma la clinica cui si erano rivolti, la Tfp Oxford Fertility, ora le chiede di provare il tutto documenti alla mano.

Come riportato dal Times i due sono stati insieme per dieci anni e progettavano di avere un erede, ma poi Daniel è mancato nel dicembre 2019. L'uomo aveva donato il suo seme nel 2010 e lo aveva fatto congelare dalla clinica, prima di sottoporsi ad una terapia per il cancro ai testicoli. Ma ora, la struttura non vuole saperne di rilasciarlo: anzi, dalla clinica hanno detto a Jade che prima che ciò accada dovrà portare la causa fino alla Corte suprema.

Il nocciolo del problema è la mancanza del suo nome su uno dei documenti relativi alla donazione iniziale del seme, nonostante la firma di Jade appaia poi in altri documenti più recenti. Jade ha definito “disgustoso” il fatto di dover provare alla Corte che il suo ex marito volesse avere un figlio con lei.

“È qualcosa che volevamo entrambi”, ha dichiarato, “lo stavamo pianificando insieme ma poi è morto prima che ne avessimo l’opportunità”. Stando alla ricostruzione della donna, la coppia stava per avviare la procedura per l’inseminazione artificiale ma ha poi interrotto il percorso quando ha scoperto che un altro tumore, stavolta al cervello, stava minacciando Daniel. Ora, la vedova deve raccogliere lettere da amici, famiglia e addirittura da chi si prendeva cura di suo marito in modo da provare le sue volontà.

A quanto pare, l’uomo era sicuro di aver incluso il nome di sua moglie nei documenti in questione, ma dopo la sua morte è emerso che non era così. I due avevano firmato le pratiche per avviare l’inseminazione al John Radcliffe Hospital ad Oxford nel 2019 e non avevano riscontrato problemi circa la firma mancante di Jade. “Avevamo scelto i nomi per il bambino, parlato di come volevamo la cameretta, quale passeggino comprare, sapevamo perfettamente cosa volevamo”, ha detto la vedova.

Ma nonostante questo, una volta morto Daniel si è sentita dire che non c’erano “prove evidenti” che sancissero che quello sperma fosse effettivamente destinato a lei. “Capisco”, ha aggiunto, i problemi legali dovuti al fatto “di non avere il mio nome sul documento originale…ma anche così, lui ed io abbiamo entrambi firmato i documenti da allora e uno penserebbe che il buon senso prevalesse”.

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