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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il provvedimento / Polonia

Varsavia fa pagare vitto e alloggio ai rifugiati ucraini

Il governo polacco non riesce a sostenere le spese per il sostegno ai profughi di guerra, la Commissione promette fondi extra mentre le Ong insorgono

La Polonia non riesce più a farsi carico dell'accoglienza dei profughi ucraini e per questo ha deciso che dovranno pagarsi almeno una parte delle spese di vitto e alloggio. I fondi inviati dall’Unione europea non bastano e così Varsavia ha stabilito che ogni rifugiato che soggiorni presso le strutture abitative comuni polacche per più di 120 giorni debba sostenere il 50% dei costi di vitto e alloggio a lui destinati, fino ad un massimo di 8,50 euro al giorno. Come riportato da Euractiv, le spese salgono fino ad un tetto di 12,73 euro per coloro che restano nei rifugi polacchi per un periodo superiore ai 180 giorni. Da questo provvedimento rimangono esclusi i gruppi vulnerabili, che comprendono bambini, pensionati, profughi privi di risorse finanziarie, genitori single o accompagnati da figli con età inferiore ai 12 anni, nonché le donne in stato di gravidanza.

La decisione nasce dall’impossibilità per il governo di Varsavia di mantenere gli oltre 80mila rifugiati ancora presenti entro i suoi confini. Dall’inizio del conflitto ad oggi il Paese ha accolto più di mezzo milione di ucraini in fuga, spendendo quasi 8.5 miliardi di euro solo nel corso del 2022, stando a quanto pubblicato nel rapporto Osce Migration Outlook per lo scorso anno. Questa cifra corrisponde ad un terzo dell’intera spesa sostenuta dai membri dell’Ue nel loro complesso per l’accoglienza dei profughi di Kiev, uno sforzo che la Polonia ha potuto sostenere anche grazie ai 123 milioni di euro provenienti dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (Amif), istituito dalla Commissione europea nel 2021, ed ai 200 milioni finanziati da "Stand up for Ukraine", l’evento globale sui social media che ad oggi ha raccolto più di 10 miliardi di dollari. Per quanto corposi, questi aiuti economici sono stati valutati di "scarso aiuto" dal ministro dell’Interno polacco, Mariusz Kamiński, se rapportati all’intero ammontare della spesa governativa, nonostante il ministro abbia chiarito come questo denaro dimostri la vicinanza delle istituzioni europee alla Polonia.

Oltre alla motivazione economica, il plenipotenziario del governo per i rifugiati di guerra, Paweł Szefernaker, ha aggiunto una ragione "sociale" alla mossa del governo di Varsavia, secondo cui l’aiuto ottimale per i rifugiati non dovrebbe superare i 12 mesi dato che, secondo gli esperti del settore, fornire un’assistenza eccessivamente prolungata nel tempo può distoglierli dalla ricerca attiva di un lavoro. la scelta polacca ha provocato una pioggia di critiche da parte di alcune Ong del settore, in particolare l’associazione Migration Consortium, che riunisce una serie di organizzazioni che lottano per i diritti dei migranti e rifugiati, si è scagliata contro il provvedimento di Varsavia definendolo "incompatibile con le leggi dell’Ue", nonché “disumano”, come ha dichiarato il professor Witold Klaus, cofondatore del consorzio, ai microfoni di Oko press.

Per autare ulteriormente la nazione, la Commissione europea sarebbe pronta a un nuovo finanziamento da 237 milioni di euro da indirizzare nelle casse del Paese per il sostegno ai rifugiati ucraini nell’ambito dell’Amif, oltre ad un ulteriore finanziamento superiore ai 160 milioni da destinare alla gestione delle frontiere. Bruxelles si è detta pronta a sostenere gli sforzi polacchi in questa fase, mentre Migratium Consortium ha sottolineato come le persone in precarie condizioni non dovrebbero essere costrette ad affrontare altri ostacoli.

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