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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Le mire europee di Varoufakis: in campo per sfidare Salvini, Macron e Merkel?

L'ex ministro delle Finanze greco potrebbe candidarsi alla presidenza della Commissione Ue. Poche chance di vittoria, ma l'obiettivo è frenare l'avanzata delle destre

Piace a sinistra e sta facendo proseliti tra i socialisti. Anche perché, in un'Europa sempre più orientata a destra, le sue battaglie contro Troika e Bce potrebbero attrarre consensi trasversali. E risollevare le sorti di un fronte progressista in crisi. Lui è Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle Finanze greco, diventato famoso per aver sfidato i falchi dell'austerity direttamente nelle chiuse stanze di Bruxelles. Prima di dimettersi in polemica con il premier Alexis Tsipras. Secondo diverse fonti, Varoufakis potrebbe sciogliere a breve la riserva e candidarsi alla presidenza della Commissione europea in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Ue del prossimo maggio.

Il movimento DiEM25

Del resto, le mire europee di Varoufakis sono note da tempo: nel 2016 ha fondato DiEM25, Democracy in Europe Movement 2025, che ha lo scopo di riunire le forze di sinistra per riformare l'Europa e creare una "democrazia piena e compiuta, dotata di un Parlamento sovrano che rispetti l'auto-determinazione nazionale e condivida il potere decisionale con i parlamenti nazionali, i consigli regionali, i consigli comunali”. Per i suoi detrattori, l'obiettivo di Varoufakis è di creare una forza populista di sinistra che si opponga al populismo di destra sfidandolo sullo stesso campo: la netta opposizione all'Ue dell'austerity, delle banche e delle multinazionali. 

Gli alleati

Il suo progetto finora ha avuto adesioni di primo piano come quelle di Noam Chomsky, del musicista Brian Eno, del regista Ken Loach, ma anche di attivisti come Julian Assange e l'ex leader di Potere operaio Toni Negri. Ma sul fronte delle alleanze politiche fa ancora fatica. In Italia, il suo alleato di ferro è il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. In Francia, dialoga con l'ex candidato presidenziale socialista francese Benoît Hamon, ma litiga con il leader della sinistra transalpina Melenchon, ben più pesante in termini elettorali di Hamon. 

Gli avversari

Se gli alleati di peso latitano, per ora, di sicuro Varoufakis puo' contare su una visibilità maggiore a livello europeo di quella dei candidati alla guida della Commissione finora scesi in campo: il popolare tedesco Manfred Weber e il socialista slovacco Maros Sefcovic

Il primo, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, ha dalla sua un partito che, a meno di improvvisi e improbabili cataclismi, vincerà nuovamente le elezioni Ue. Ma avrà bisogno di alleati, per governare Parlamento e Commissione: da qui l'ipotesi di un'inedita alleanza con Matteo Salvini e Marine Le Pen, che pero' rischierebbe di spaccare i popolari, perdendo l'ala moderata rappresentata da Angela Merkel. 

A fare da contrappeso a questa ipotesi, c'è il fronte liberale di Emmanuel Macron. E i pur sempre vivi, per quanto in crisi, socialisti. L'obiettivo dei socialisti è recuperare consensi tra i delusi, cercando, dopo anni di “grandi coalizioni” con popolari e liberali, nuove alleanze a sinistra. 

Il "caso" slovacco

I limiti dei socialisti europei, pero', sono tanti. Sefcovic, per esempio, è stato commissario europeo dal 2009 sia con Barroso che con Juncker. Chi gli rinfaccia di aver avvallato le politiche di austerity ha gioco facile. Ma non solo: Sefcovic fa parte di Smer, il partito che, tra non pochi scandali di corruzione, governa la Slovacchia, paese che fa parte del Gruppo di Visegrad. In altre parole, a Bruxelles, Smer siede allo stesso tavolo di Orban, mentre in patria promuove politiche e strette anti-migranti. 

Ecco perché, alla fine, la sinistra europea potrebbe avere bisogno di uno come Varoufakis. Sempre che superi le storiche divisioni al suo interno.  

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