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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso / Belgio

Nasce senza vagina, i medici la costringono a "normalizzarsi" ma resta disabile

Il caso di Coralie, giovane intersessuale che ha vinto la causa contro un ospedale belga, riapre il dibattito sulle operazioni di normalizzazione. Vietate solo in 3 Paesi Ue

In gergo, si chiama "procedura di normalizzazione" e consiste in un intervento chirurgico compiuto su bambini e adolescenti intersessuali, ossia nati con caratteristiche fisiche non corrispondenti alle categorie di maschio o di femmina, a seconda dei casi. Coralie Smeers è uno di questi casi: nata senza vagina e utero, è stata costretta per anni a sottoporsi a delicati e dolorosi interventi di vaginoplastica. Operazioni che non solo l'hanno resa disabile e provocato gravi danni psichici, ma che non erano necessari per la sua salute. Lo ha stabilito la Corte d'appello di Bruxelles, che ha condannato l'Huderf, prestigioso ospedale dei bambini della capitale belga.

Una sentenza storica, che riapre il dibattito, non solo in Belgio, sulle pratiche di normalizzazione delle persone intersessuali, come Coralie. Alcuni Paesi europei, come Malta, Portogallo e Grecia, hanno vietato queste pratiche. Nel 2019, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui "condanna fermamente i trattamenti e la chirurgia di normalizzazione sessuale". E anche le Nazioni Unite si sono schierate contro questo tipo di pratiche, considerate alla stregua di una vera e propria mutilazione genitale. Tra tali interventi, infatti, rientrano anche l'asportazione o la riduzione del clitoride, o l'asportazione di testicoli funzionali. Operazioni che, come nel caso di Coralie, non sono necessarie da un punto di vista medico. 

La giovane belga ha cominciato a essere sottoposta a quello che lei stessa ha definito un calvario quando aveva 16 anni. I fatti risalgono alla primavera del 2009: dopo diverse visite ginecologiche per amenorrea, l'ospedale le diagnostica la sindrome di Rokitansky, cioè un'assenza di vagina e utero. L'ospedale consiglia allora una vaginoplastica, un intervento chirurgico molto complesso, che i medici presentano ai genitori come unica alternativa alla paziente. L'operazione avviene a inizio 2010. Ne conseguono complicazioni che richiederanno nuove operazioni e cure, nonché una dilatazione vaginale quotidiana estremamente dolorosa, che Colarie definisce oggi un vero e proprio stupro: "Mi penetravano con un oggetto simile a un dildo ogni giorno, nonostante le mie lacrime, le mie grida, le mie richieste di smetterla - ha raccontato a Le Soir - Ho subito una ventina di queste sessioni prima che decidessero finalmente di interromperle. Ciò non ha impedito loro di tormentarmi in seguito chiedendomi se li stavo continuando da sola. La mia salute ha continuato a peggiorare fino a quando ho perso l'uso delle gambe".

La disabilità fisica si è aggiunta alla depressione di ci ha sofferto per buona parte dell'adolescenza. La svolta è arrivata quando Coralie ha scoperto il termine "intersessualità" sui social network e ha iniziato a capire cosa aveva vissuto. È poi entrata in contatto con Genres pluriels, un'associazione che si batte per i diritti delle persone intersessuali, scoprendo che quello che aveva subito non aveva nulla a cha fare con la sua salute. Così, ha deciso di fare causa all'ospedale. E allo stesso tempo, ha cominciato a realizzare un fumetto in cui ha raccontato la sua esperienza. Dopo anni di lotte, Coralie ha avuto ragione: la Corte d'appello di Bruxellesha condannato l'Huderf per non aver adeguatamente informato

L'ospedale non ha adeguatamente informato la ragazza, allora 16enne, e sua madre della variazione intersessuale, costringendo di fatto la giovane a un'operazione chirurgica ritenuta dai consulenti medici del tribunale non urgente e non necessaria, e senza offrire un adeguato supporto psicologico. L'ospedale non ha fornito a Coralie alcuna spiegazione dell'intersessualità, e non ha nemmeno accennato al paziente i possibili rischi e le possibili complicazioni di questi interventi. Il fatto che sia minorenne non è stato preso in considerazione nel trattamento deciso. "All'epoca non sapevo nulla di sessualità, non sapevo nemmeno quale fosse il mio orientamento sessuale e non avevo mai avuto una relazione sentimentale, ma mi hanno fatto credere che la sessualità di una donna si riassuma nel poter essere penetrato da un pene", dice oggi Coralie. "I bambini non dovrebbero essere sottoposti a tali mutilazioni e atti di tortura.  Ancora oggi mi chiedo perché nessuno mi abbia protetto", conclude.

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