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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il vaccino di Oxford, da orgoglio italiano a beffa per l'Europa (col nuovo sorpasso di Londra)

Era stato presentato come il grande successo anche della nostra scienza, ma una serie di errori nella sperimentazione, che poi si sono rivelati provvidenziali, hanno causato un rallentamento nell'approvazione in Ue

Ancora una volta il Regno Unito di Boris Johnson ha bruciato tutti sul tempo e ha approvato in tempi record anche il secondo vaccino per il coronavirus, quello di AstraZeneca sviluppato insieme al Jenner Institute dell’università di Oxford. Per l'Unione europea, e in particolare l'Italia, questa approvazione ha il sapore della beffa.

Il contributo italiano al vaccino

A contribuire allo sviluppo delle dosi c'è stata anche l'italiana Advent del gruppo Irbm, azienda specializzata nel trattamento degli adenovirus depotenziati da usare come vettori per introdurre nell’organismo proteine virali capaci di stimolare la reazione immunitari. Tutte le speranze erano riposte su questo vaccino che è molto più economico e soprattutto facile da conservare e trasportare di quello della Pfizer che deve essere tenuto a una temperatura di meno 70 gradi, e costa circa 20 euro a iniezione. Quello di AstraZeneca costa poco meno di 3 euro (e sarà distribuito a prezzo di costo) e può essere conservato alla normale temperatura del frigorifero.

Johnson esulta

La sua approvazione per il Regno Unito è stata “una notizia fantastica e un trionfo per la scienza britannica”, ha esultato Johnson, promettendo che ora "ci muoveremo per vaccinare quante più persone il più rapidamente possibile". Londra ha ordinato 100 milioni di dosi, sufficienti per vaccinare 50 milioni di persone. Nel Paese più di 600mila persone sono già state vaccinate con le dosi Pfizer, da quando la novantenne Margaret Keenan l'otto dicembre scorso è diventata la prima persona al mondo a ricevere l'iniezione al di fuori della sperimentazione clinica. La donna a 21 giorni di distanza, ha ricevuto anche la seconda dose.

RItadi nell'approvazione

Invece l'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha fatto sapere che molto probabilmente non sarà in grado di approvare il farmaco a gennaio. Il vice direttore esecutivo di Ema, Noel Wathion ha spiegato che l'agenzia europea del farmaco non ha ancora ricevuto la domanda di approvazione ma ha ricevuto solo alcune informazioni sul vaccino. Una doccia fredda per l'Italia e per l'Europa, che ha chiesto ad AstraZeneca più del 20% delle dosi acquistate o opzionate, 400 milioni su 1.950 milioni. Ma perché questo ritardo? Il problema è nato da un errore nelle sperimentazioni, che si è rivelato fortunatissimo, ma che comunque ha allungato i tempi. A metà novembre l'azienda aveva annunciato che l'efficacia del preparato con due dosi, secondo la sperimentazione, era appena del 70%, mentre si raggiungeva il 90% dell'immunizzazione con la somministrazione di una prima mezza dose seguita da una dose intera. Questa differente somministrazione era avvenuta per un errore nell'interpretazione dei documenti della sperimentazione che aveva portato a uno sbaglio di dosaggio.

Nuove sperimentazioni

Nonostante la buona notizia AstraZeneca ha dovuto ricominciare la sperimentazione ritardando i tempi. Ora l'azienda ha fatto sapere che entro una settimana metterà insieme il dossier da sottoporre all'Ema con i dati delle sperimentazioni di fase 3, svolti in tre Paesi (Gran Bretagna, Brasile e Sudafrica) su 24mila volontari. Si tratta di quelli nel frattempo pubblicati su Lancet l'8 dicembre, che mostrano il caso di “errore fortunato” con il regime di mezza dose più una dose, a 28 giorni di distanza, che ha un’efficacia del 90%. Delle nuove sperimentazioni sono previste negli Stati Uniti e in Italia: da noi saranno arruolati tremila volontari in 13 centri. Ma la data di inizio non è stata fissata, né è stato deciso con quale dosaggio proseguiranno le prove.

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