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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'Ue: "Chieste informazioni a Mosca sul loro vaccino, ma non ci hanno risposto"

Secondo alcuni verbali della Commissione Bruxelles avrebbe chiesto i dati sullo Sputnik V per sottoporli all'esame dell'Agenzia del farmaco, ma inutilmente: "Chi userà procedure nazionali se ne assumerà la responsabilità"

L'Unione Europea ha chiesto informazioni anche alla Russia riguardo al vaccino contro la Covid-19 conosciuto come Sputnik V, ma da Mosca non avrebbe ricevuto alcuna risposta. A rivelarlo è la Commissione Europea, nel verbale della riunione del collegio dei commissari dell'11 novembre scorso, consultato dall'Adnkronos, riunione in cui si è discusso del rafforzamento dei poteri dell'Ecdc, lo European Centre for Disease Prevention and Control, che sono attualmente molto limitati. "Le richieste di informazioni alle autorità russe riguardanti il loro vaccino sono rimaste senza risposta, anche se la comunicazione di quei dati è essenziale per l'utilizzo di un vaccino simile nell'Ue", ha spiegato ai colleghi del collegio la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, durante la riunione a Bruxelles secondo la sintesi fornita dal verbale.

Autorizzazioni nazionali

In assenza di dati per l'Agenzia europea dei farmaci, l'Ema, è impossibile autorizzare un vaccino sul suolo europeo, a meno che non si proceda con le autorizzazioni emergenza a livello nazionale, possibile in una pandemia come quella del coronavirus, cosa che è stata fatta dal Regno Unito di Boris Johnson per partire subito con la somministrazione di quello Pfizer ma anche dall'Ungheria di Viktor Orban che sta sperimentando proprio quello russo. "L'autorizzazione per la commercializzazione dei vaccini deve necessariamente coinvolgere l'Ema e se gli Stati membri usano le procedure nazionali di autorizzazione, se ne devono assumere la piena responsabilità", ha proseguito la commissaria. Kyriakides ha anche sottolineato che occorre la "massima vigilanza" sulla "rapida autorizzazione alla commercializzazione dei vaccini". L'Ema "è pienamente coinvolta nelle procedure che assicurano la trasparenza del processo autorizzativo e la piena disclosure dei dati raccolti per ogni prodotto. È essenziale che gli sviluppi vengano monitorati con attenzione, in particolare dal gruppo dei commissari competenti”, ha continuato ancora la commissaria.

Le vaccinazioni in Russia

Nonostante i dubbi a livello internazionale sull'efficacia del vaccino prodotto nella Russia di Vladimir Putin, con accuse di mancanza di trasparenza e di aver velocizzato i tempi in cerca di prestigio, il Paese è stato il primo a partire con le vaccinazioni, anche alcuni giorni prima del Regno Unito che sembrava sarebbe stato il più veloce. Dal 5 dicembre, lo Sputnik V - sviluppato dal centro Centro nazionale Gamaleya con il supporto del Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif) – è stato distribuito, su base volontaria e gratuitamente, in 70 cliniche a Mosca e dintorni a medici, infermieri, assistenti sociali e insegnanti, ritenuti dalle autorità categorie "ad alto rischio" di esposizione alla malattia. Il governo russo, che non è ricorso allo strumento del lockdown nazionale nonostante il Paese sia tra i più colpiti al mondo, punta tutto sull'immunizzante per fronteggiare la seconda ondata della pandemia.

Arma geopolitica

Per Mosca, i vaccini - sono due i candidati russi, entrambi sviluppati con fondi pubblici, e entrambi nella terza e ultima fase dei trial clinici - sono anche una nuova arma d'influenza geopolitica. Secondo quanto reso noto da Kirill Dmitriev, a capo di Rdif, "più di 40 Paesi, che rappresentano oltre il 50% della popolazione mondiale, hanno mostrato interesse per Sputnik V". Rdfi ha ricevuto ordini per oltre 1,2 miliardi di dosi e ha contratti di produzione con India, Cina, Brasile, Corea del Sud e Argentina. "Speriamo di avere presto un accordo anche con la Germania e siamo pronti a trasmettere la nostra tecnologia anche all'Italia", ha dichiarato Dmitriev in una recente intervista alla Rai. Sviluppato sulla base del vettore dell'adenovirus umano, Sputnik V è stato dichiarato efficace al 95%. La somministrazione prevede due dosi, a distanza di 21 giorni l'uno dall'altro. Le autorità sanitarie hanno deciso, in questa fase, di fissare un tetto di massimo 60 anni di età per la vaccinazione e di escludere le donne incinte, i pazienti con patologie pregresse e chi ha avuto malattie respiratorie nelle ultime due settimane. Dmitriev ha spiegato che a marzo, la Russia sarà in grado di produrre oltre 30 milioni di dosi al mese.

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