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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Vaccini in ritardo in Europa, ma Bruxelles si difende: "La nostra strategia condivisa dai governi Ue"

La Commissione europea replica alle lamentele dei Paesi sull'avvio della campagna di immunizzazione al Covid-19. Mentre il Regno Unito sta utilizzando già un secondo farmaco, quello di Oxford-AstraZeneca. Finora, lo Stato membro più rapido è stata la Danimarca. Francia e Olanda al palo

I più rapidi nella somministrazione del vaccino in Europa non sono i tedeschi, a dispetto delle polemiche sollevate nei giorni scorsi in Italia circa i presunti favoritismi di Big Pharma e/o dell'Ue alla Germania. Stando ai calcoli effettuati da Euronews, ad avere il tasso di immunizzazione al Covid-19 più alto è per il momento la Danimarca. Un tasso sei volte superiore a quello italiano. Ma al di là delle graduatorie, resta il fatto che finora la campagna di vaccinazione europea, anziché unire i 27 Paesi membri e favorire lo spirito pro-Ue come nei desiderata di Bruxelles, sta alimentando critiche e tensioni. Tanto che persino esponenti del governo Merkel o uno Stato europeista come la Finlandia hanno espresso lamentele nei confronti della Commissione europea. Che a sua volta ha replicato ricordando che la sua strategia "era condivisa dagli Stati membri". Ma andiamo per ordine. 

Le accuse all'Ue

"La Commissione europea ha probabilmente pianificato in modo troppo burocratico: sono stati ordinati pochi vaccini e il dibattito sui prezzi è andato avanti per troppo tempo", ha attaccato Markus Soder, governatore della Baviera e leader della Csu locale, il partito che insieme alla Cdu di Angela Merkel guida il governo di coalizione con i socialdemocratici. Kirsi Varhila, dirigente del ministero finlandese per gli Affari sociali e la salute, si è incece lamentata del fatto che il suo Paese abbia ricevuto finora solo 40mila dosi, mentre se ne aspettava almeno 300mila entro dicembre. "Ciò che era stato promesso all'Ue non è arrivato, e invece i vaccini sono andati altrove", ha detto Varhila, citata da Yle e ripresa da Politico. "Si parlava di centinaia di migliaia di dosi, invece siamo a decine di migliaia. Molto meno del previsto. Sembra che gli Stati Uniti siano un acquirente più veloce dell'Europa", ha aggiunto. 

I Paesi più rapidi

Le 300mila dosi che Helsinki attendeva, in effetti, non le ha viste neppure il Paese più popoloso dell'Ue, ossia la Germania, che secondo i dati raccolti da Euronews al primo gennaio aveva somministrato poco più di 188mila dosi, con un tasso dello 0,23 ogni 100mila persone. Il dato più alto lo ha la Danimarca, con un tasso dello 0,78. L'Italia si trova a metà classifica, con lo 0,13, dato simile a quello della Polonia. A ogni modo, i dati mostrano che nessun Paese dell'Ue sta operando in modo rapido. Un vero e proprio smacco d'immagine, tanto più visto quello che sta accadendo nel vicino Regno Unito. Uno smacco che pesa molto Francia, tra i grandi Paesi quello più in ritardo nella vaccinazione insieme all'Olanda. Il presidente Emmanuel Macron si è lamentato, in privato, del ritmo della proprio burocrazia, definito - secondo Le Journal du Dimanche - "da passeggiata in famiglia, non all'altezza né del momento, né dei francesi". "Mi batto al mattino, a mezzogiorno, la sera e la notte", ha insistito il capo dell'Eliseo in alcuni colloquio telefonici. "Bisogna cambiare subito e con forza. E cambierà subito e con forza", ha assicurato. Non va meglio altrove nell'Unione. Ad esempio nei Paesi Bassi la campagna vaccinale dovrebbe iniziare solo l'8 gennaio.

Le ragioni dei ritardi

Ma perché la campagna sta procedendo così a rilento? Secodno l'amministratore delegato della BioNTech, Ugur Sahin, la ragione va cercata nella decisione dell'Ue di diversificare gli ordini tra vari produttori nell'aspettativa che più vaccini sarebbero stati rapidamente approvati. "Si presumeva che molte altre aziende sarebbero state pronte con i vaccini. 'Abbiamo tutto sotto controllo', è stata l'impressione che ho avuto. Sono rimasto sbalordito", ha confessato Sahin. Gli Stati Uniti hanno piazzato il loro ordine iniziale di vaccini prima dell'Ue, riservando 100 milioni di dosi a luglio. Tuttavia, l'Ue ha ottenuto 200 milioni di dosi a novembre. E a dicembre, entrambi hanno ordinato 100 milioni di dosi extra, portando il totale degli Stati Uniti a 200 milioni e dell'Ue a 300 milioni. Sulla tempistica, gli Stati Uniti dovrebbero ottenere il tutto entro luglio, mentre l'Ue entro settembre. In parallelo, gli altri vaccini sono ancora in attesa: quello di Moderna dovrebbe essere approvato dall'Ema in settimana, mentre quello di AstraZeneca (da oggi in somministrazione nel Regno Unito) potrebbe ottenere l'ok dell'agenzia Ue a fine gennaio o addirittura a febbraio. 

La difesa di Bruxelles

La commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides, continua chiaramente a sviare queste accuse, puntando il dito, semmai, contro le aziende che avrebbero preso più ordini di quanti effettivamente sarebbero in grado di produrne. Un riferimento che pare diretto proprio a BioNTech. Fatto sta che a confermare le accuse di Sahin è stato indirettamente un portavoce della Commissione Ue, che in conferenza stampa ha spiegato: "La filosofia di base della nostra strategia è stata quella di un portafoglio diversificato di vaccini, che arriva a due miliardi di dosi, per ottenere quelli sicuri ed efficaci. Non potevamo investire in una società sola ed è stato un approccio sostenuto a più livelli dagli Stati membri", ha spiegato. Detto questo, Bruxelles ha fatto sapere nelle scorse ore di essere pronta ad aiutare le aziende a incrementare la capacità produttiva. 

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