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Venerdì, 19 Aprile 2024
La proposta

"Tutti i Paesi Ue riconoscano i figli di coppie gay": arriva il Certificato europeo di genitorialità

La Commissione europea vuole favorire il riconoscimento tra Stati membri e allarga i diritti per le famiglie arcobaleno: "Competenza su famiglia resta nazionale"

Stop alle discriminazioni nei confronti dei figli di coppie dello stesso sesso all'interno dell'Unione europea: tutti gli Stati membri dovranno riconoscere la genitorialità acquisita in un altro Paese Ue da due persone omosessuali, e garantire all'intero nucleo famigliare gli stessi diritti concessi alle altre famiglie. È quanto prevede la proposta di regolamento presentata oggi dalla Commissione Ue per armonizzare le norme di diritto internazionale privato in materia di filiazione.

"La proposta è incentrata sull'interesse superiore e sui diritti del bambino", spiega Bruxelles, evidenziando che "la genitorialità stabilita in uno Stato membro dovrebbe essere riconosciuta in tutti gli altri Stati membri, senza alcuna procedura speciale", incluso il riconoscimento per i "genitori dello stesso sesso". Attualmente, il diritto europeo, in base a una serie di pronunciamenti della Corte di giustizia Ue, prevede che "la filiazione accertata in uno Stato membro sia riconosciuta in tutti gli altri Stati membri per alcuni scopi: accesso al territorio, diritto di soggiorno, non discriminazione rispetto ai cittadini nazionali". Tuttavia, questo riconoscimento non copre altri diritti a cui hanno accesso i figli di coppie "tradizionali": da qui la proposta di Bruxelles che "consente ai figli di beneficiare in situazioni transfrontaliere dei diritti derivanti dalla filiazione ai sensi del diritto nazionale, in materie quali la successione, i diritti alimentari o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore (per motivi di scolarizzazione o di salute)".

L'iniziativa di Bruxelles mira anche a superare gli ostacoli giuridici che i genitori gay si trovano ad affrontare già oggi in diversi Paesi Ue nonostante le sentenze della Corte di giustizia europea: "Per ottenere il riconoscimento della filiazione le famiglie devono talvolta avviare procedimenti amministrativi o anche giudiziari, che sono lunghi e costosi e possono avere risultati incerti - spiega la Commissione - La proposta mira pertanto a tutelare i diritti fondamentali dei figli, a garantire la certezza del diritto per le famiglie e a ridurre i costi e gli oneri processuali che gravano sulle famiglie e sui sistemi amministrativi e giudiziari degli Stati membri".

Questo, specifica Bruxelles, non vuol dire che gli Stati membri non avranno più competenza sul diritto di famiglia: tale prerogativa resta in mano al singolo Paese, ma l'Ue, con la proposta di oggi, fa valere la sua competenza sulle questioni transfrontaliere riguardanti genitori e figli. In altre parole, la Commissione non propone che tutti gli Stati introducano nel loro ordinamento il risconoscimento delle coppie gay e dei loro figli, ma si limita a ricordare che se tale riconoscimento viene accertato in un Paese membro, questo deve avvenire anche nel resto dell'Ue. Ecco perché la Commissione propone di istituire il Certificato europeo di genitorialità: questo documento potrà essere richiesto dai figli (o dai loro rappresentanti legali) allo Stato membro "che ha accertato la filiazione" e potrà essere utilizzato "come prova della filiazione in tutti gli altri Stati membri". 

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