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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'Ue e il Regno Unito trovano uno storico accordo alla vigilia di Natale: è Brexitmas

Evitato l'incubo del No Deal con trattative fittissime negli ultimi giorni. Johnson esulta ma promette: "Resteremo amici e alleati". von der Leyen si chiede: "Cos'è la sovranità nel 21esimo secolo? Per me è rafforzarsi a vicenda e aiutarsi nei momenti difficili"

In questo terribile 2020 un motivo di soddisfazione è arrivato quasi alla fine dell'anno. Il giorno della vigilia di Natale l'Unione europea e il Regno Unito hanno trovato un accordo sulla Brexit ed evitato così l'incubo del No Deal, un'eventualità che con la crisi causata dalla pandemia sarebbe stata disastrosa per entrambe le economie, ma soprattutto quella britannica. Per farlo negli ultimi giorni ci sono stati negoziati no stop sulle questioni più spinose.

Due stili diversi

Nel comunicare il raggiungimento dell'intesa si sono viste le differenze delle prospettive con cui le due parti hanno affrontato il divorzio. L'Unione europea ha sottolineato il dispiacere di aver perso un membro così importante, il Regno Unito ha esultato per aver conquistato di nuovo la tanto agognata sovranità. A dare l'annuncio a Bruxelles la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, con a fianco l'instancabile negoziatore, Michel Barnier, che insieme alla sua controparte David Frost, ma più di lui, è il vero responsabile del risultato avendo condotto fin dall'inizio i negoziati, sia quelli per il divorzio che quelli per il nuovo accordo. Nello stile e nel linguaggio von der Leyen ha impersonificato al meglio lo spirito europeo, passando tra l'altro con grande disinvoltura dall'inglese, al francese e al tedesco, le tre lingue di lavoro dell'Unione europea. La tedesca ha tenuto un discorso piuttosto sommesso ma non ha mancato di mandare delle stoccate a Londra. “La gran parte del dibattito è stato sulla sovranità, ma che significa sovranità nel 21esimo secolo? Per me significa avere la possibilità di lavorare, studiare e fare impresa in 27 Paesi, rafforzarci a vicenda e parlare con una sola voce in mondo pieno di grandi potenze. E poi, in tempi di crisi, aiutarsi l'uno l'altro a rialzarsi invece di tentare di rimettersi in piedi da soli”, ha affermato, parlando in inglese per essere sicura che il messaggio arrivasse dritto sull'isola, e ricordando che l'Unione è “una delle grandi potenze mondiali”.

La soddisfazione di Johnson

Boris Johnson ha annunciato l'accordo con una foto sui social in cui esultava come se Harry Kane avesse appena segnato un gol al novantesimo e permesso all'Inghilterra di vincere il mondiale. Ovviamente non ha risparmiato la solita retorica su quanto “enormemente”, e “straordinariamente” ora il Regno Unito potrà “prosperare” in quanto ha ormai finalmente 'took back control', ha ripreso il controllo del proprio destino e sia avvia verso un futuro luminoso come non mai. Ma allo stesso tempi si è rivolto all'Europa con toni molto concilianti e non si è abbandonato alla propaganda euroscettica. “I negoziati sono stati a volte feroci su alcuni temi ma questo è un buon accordo per tutti”, ha detto il premier sostenendo che l'intesa porterà “nuova stabilità in una relazione a volte difficili”, ma nonostante il divorzio “saremo vostri amici alleati, sostenitori e non dimentichiamo il vostro mercato numero uno e rimarremo culturalmente, emotivamente, storicamente, strategicamente e geologicamente uniti all'Europa”.

Londra cede sulla pesca

Al di là della propaganda però Londra in questo accordo che dovrebbe essere di circa 2mila pagine, che saranno presto rese pubbliche, ha dovuto cedere più di quanto volesse per evitare l'uscita senza accordo, una tragedia delle cui conseguenze ha avuto un assaggio in questi giorni di confini chiusi a causa della scoperta del nuovo ceppo di coronavirus, con migliaia di camion bloccati alla frontiera e io commercio rallentato pesantemente. Soprattutto sulla pesca, che fin dall'inizi è stata una delle questioni più spinose, ha dovuto fare alcuni passi indietro. Inizialmente voleva indietro l'80 per cento delle quote concesse agli europei, torna a casa con un misero 25 per cento, anche se dopo un periodo di transizione di cinque anni si dovrebbero aprire nuovi negoziati per rimodulare le cose. Al di là delle apparenze per la Gran Bretagna non è un dramma in quanto il settore alla fine dà lavoro soltanto a circa 24mila persone nel Regno Unito, con un contributo lordo al Prodotto interno lordo di un misero 0,12 per cento.

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