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Sabato, 20 Aprile 2024
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Due Paesi Ue su tre (compresa l’Italia) violano le norme sugli open data della pubblica amministrazione

Bruxelles ha aperto una proceduta d’infrazione contro i 19 Stati che non hanno ancora applicato la direttiva sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico

Poca trasparenza sui dati in possesso della pubblica amministrazione in violazione delle norme europee vigenti. Questa è la contestazione mossa dalla Commissione europea nei confronti di 19 Paesi, tra i quali c’è anche l’Italia, nei cui confronti l’esecutivo europeo ha avviato oggi una procedura d’infrazione.

Le autorità dei Paesi - ha spiegato la Commissione - non hanno fornito la documentazione completa sul modo in cui le norme Ue sugli open data e sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico vengono recepite nelle loro legislazioni nazionali.

La direttiva 1024 del 2019 sugli open data “mira a sbloccare i vantaggi dei dati e contribuirà a rendere disponibile una maggiore quantità di risorse di dati prodotti dagli enti pubblici”, precisa Bruxelles in una nota. Le regole sono state adottate per stimolare lo sviluppo di soluzioni innovative come le app per la mobilità. La Commissione europea si aspetta inoltre che la legislazione, oggi non applicata da due Paesi Ue su tre, aumenti la trasparenza grazie all'accesso ai dati di ricerca finanziati con fondi pubblici e che sostenga lo sviluppo di nuove tecnologie, compresa l'intelligenza artificiale.

La costituzione in mora per la mancata applicazione delle norme europee, oltre all’Italia, ha colpito: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Spagna, Estonia, Croazia, Irlanda, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.

Gli Stati membri dovevano recepire tale direttiva nel diritto nazionale e notificare le misure di recepimento alla Commissione entro il 17 luglio 2021. I Paesi colpiti dall’avvio della procedura d’infrazione dispongono ora di due mesi per rispondere alle lettere e adottare le misure necessarie. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere pareri motivati e procedere verso possibili sanzioni.

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