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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mediterraneo

Perché l'Ue critica l'Italia sui movimenti secondari di migranti

Bruxelles simpatizza solo a parole con Meloni, ma nei fatti evita la stretta sulle ong e asseconda le richieste del Nord Europa sulle persone sbarcate nel Sud e 'dimenticate' dai governi mediterranei

Il naufragio di Cutro non sembra aver fatto cambiare l'atteggiamento sui migranti della Commissione europea nei confronti del governo italiano. Giorgia Meloni non finisce di incassare dichiarazioni di vicinanza da Bruxelles, ma i provvedimenti Ue continuano ad assecondare le preoccupazioni dei Paesi del Nord Europa sui cosiddetti movimenti secondari. Si tratta degli arrivi di migranti senza permesso di soggiorno da altri Paesi Ue, Italia in primis, che avrebbero il dovere di registrarli e trattare le loro eventuali domande d'asilo. 

Il copione si è ripetuto ieri nella presentazione del nuovo piano della Commissione sul controllo delle frontiere e il riconoscimento reciproco tra i Paesi Ue degli ordini di rimpatrio. Interrogata sul naufragio di domenica, costato la vita a oltre 30 persone, e su quello di Cutro, il cui tragico bilancio è salito oltre le 80 vittime, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha difeso Meloni. "Dobbiamo ricordare che le autorità italiane lo stesso weekend hanno salvato 1.300 persone. Stanno facendo un grande lavoro, questo va riconosciuto". E ancora: "Finché ci saranno partenze su barche in condizioni precarie e qualche volta in pessime condizioni meteo ci saranno sempre perdite di vite. Quello che dobbiamo fare è evitare che i trafficanti possano portare queste persone a bordo delle barche e investire invece sulle rotte legali". Insomma, nessuna parola di rammarico per il mancato coordinamento dei soccorsi tra Paesi Ue in occasione delle ultime tragedie in mare. 

Tuttavia, andando a leggere il testo presentato, non mancano i rimproveri sui movimenti secondari e sul mancato rispetto delle regole da parte dei Paesi che ricevono migranti dagli Stati extra-Ue ma che li 'lasciano passare'. "Gli Stati membri - si legge - devono garantire una capacità sufficiente per raccogliere dati sul rischio di fuga e sviluppare un'analisi del rischio per applicare la detenzione e le alternative alla detenzione per ridurre i movimenti secondari, nonché sviluppare la capacità tecnica" per trattenere i migranti nel primo Paese di arrivo. Tra le priorità politiche del piano presentato ieri viene citata anche la necessità di garantire "un contrasto efficace dei movimenti secondari non autorizzati, della migrazione irregolare e della criminalità transfrontaliera connessa alle frontiere esterne". Anche il provvedimento sul riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio precedentemente emesse in un altro Stato membro si ritiene che possa "scoraggiare i movimenti secondari non autorizzati all'interno dell'Unione". 

Il piano di Bruxelles per aumentare i rimpatri dei migranti

Mentre le priorità del Paesi del Nord Europa colpiti dal movimenti secondari sono evidenziate in diversi punti del piano, il tema più caro al governo Meloni - quello del codice di condotta europeo sulle operazioni di salvataggio delle ong - è completamente assente dal piano Ue. Il testo fa solo un generico riferimento alla necessità di rafforzare "la cooperazione tra le autorità di ricerca e soccorso degli Stati membri e con altre autorità eventualmente coinvolte in attività di ricerca e soccorso, anche promuovendo il dialogo con tutti i soggetti interessati sul campo". La Commissione, si legge nella nota di presentazione del piano, definisce "prioritario assicurare il coordinamento tra gli Stati di bandiera e gli Stati costieri, e sviluppare le migliori pratiche di condivisione tempestiva e completa delle informazioni". Tuttavia, come spiegato negli ultimi giorni dalla stessa Commissione, queste attività di coordinamento non prevedono alcun lavoro operativo su quale Paese, o quale imbarcazione di ong, debba andare a soccorrere un'eventuale imbarcazione in balia delle onde. Su queste situazioni si continuerà dunque a improvvisare, nonostante il rischio evidente che pone tale 'gestione' per le vite dei naufraghi.

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