rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Industria bellica

L'Ue 'compra' armi: via ai primi progetti del Fondo europeo di difesa. Oltre la metà parla italiano

Stanziati 1,2 miliardi per 61 acquisti congiunti di caccia, navi, carri armati, ma anche tecnologie informatiche. Tra le aziende italiane, Leonardo fa la parte del leone

Il Fondo europeo per la difesa lancia i suoi primi finanziamenti per promovere l'acquisto congiunto di armi e altre tecnologie di difesa tra i Paesi membri dell'Ue. Bruxelles ha infatti annunciato il via libera a 1,2 miliardi che andranno a sostegno di 61 consorzi europei che realizzeranno "progetti collaborativi di ricerca e sviluppo nel settore della difesa". Tra questi, lo sviluppo di caccia, carri armati e navi di prossima generazione, nonché tecnologie critiche di difesa quali il cloud per scopi militari, l'intelligenza artificiale, i semiconduttori e contromisure spaziali, informatiche o mediche. Dei progetti selezionati, ben 36 prevedono la presenza di almeno un'azienda italiana, la seconda pattuglia (per ammontare totale di fondi) dopo la Francia. L'Italia, inoltre, guiderà 5 consorzi.

Guardando alle aziende belliche del Belpaese, Leonardo spicca per la presenza su più progetti e per la guida di ARTURO (acronimo per  "Advanced Radar Technology in eUROPe"), progetto da 22 milioni di euro per "l'uso estensivo delle tecnologie radar emergenti in Europa", scrive in una nota l'azienda. Leonardo è all'interno anche di tre importanti consorzi per la costruzione di caccia e elicotteri, che insieme riceveranno quasi 200 milioni di euro. Altre imprese tricolore presenti in questi consorzi sono MBDA Italia, Elettronica, AvioAero, Politecnico di Milano e CIRA. C'è poi il progetto per la costruzione di moderne navi da guerra, l'European patrol corvette (60 milioni di euro di dotazione), che è guidato da Naviris, società controllata da Fincantieri in joint venture con il francese Naval Group.

fondi difesa 2

L'Italia è presente anche nel settore delle tencnologie militari dell'informazione: nel progetto EuroHAPS figurano ben sette aziende tricolore tra cui Argotec. In totale, le imprese tricolore riceveranno poco più di 152 milioni. Prima è la Francia, con quasi 180 milioni. Al terzo posto la Spagna, con circa 148 milioni, seguita dalla Germania (poco sopra i 100 milioni) e la Grecia (65). In totale, le aziende finanziate sono state quasi 700, in rappresentanza di 26 Paesi Ue e della Norvegia. La Commissione sottolinea che il 43% delle imprese selezionate sono Pmi, a dimostrazione che "il programma del Fondo europeo per la difesa coinvolge l'intera catena del valore industriale dell'Ue", dice la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager.  Per Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, "grazie al Fondo europeo per la difesa, la cooperazione europea nel settore della difesa diventa sempre più la norma. Spendere insieme significa spendere meglio, a beneficio di tutti gli Stati membri e delle imprese europee, grandi o piccole che siano".

Al di là delle dichiarazioni di rito, il Fondo europeo per la difesa (Fde) non è una novità assoluta: già in passato l'Ue ha cercato di coordinare gli investimenti militari dei suoi Stati membri per superare una delle debolezze maggiori del Vecchio Continente, la frammentazione dei suoi eserciti e dei relativi arsenali. Secondo i calcoli della stessa Commissione, finora la spesa complessiva dei Paesi Ue per la difesa è stata di circa 200 miliardi di euro all'anno, e solo l'11% è andato all'acquisto congiunto di armamenti, contro il 35% del target fissato da Bruxelles. Il Fde non aumenterà di molto questa percentuale (la sua dotazione complessiva è di 8 miliardi da qui al 2027), ma potrebbe essere il punto di partenza per invertire il trend. 

fondi difesa

Uno dei limiti dell'acquisto congiunto di armi è il vuoto normativo: la Commissione, infatti, non può "finanziare elementi che toccano le operazioni di difesa", secondo quanto ha spiegato un alto funzionario dell'esecutivo Ue a Politico. Per aggirare questo ostacolo legale, Bruxelles sta quindi finanziando "l'ecosistema manifatturiero più ampio", ossia tutta quella parte di produzione che non necessariamente è legata alle operazioni di difesa, come la ricerca e lo sviluppo. Per esempio, il progetto guidato da Fincantieri, l'European patrol corvette (uno dei più grossi approvati), non porterà direttamente alla costruzione di navi, ma servirà a finanziare gli studi per una nuova e innovativa "classe di corvette". Per il design ci vorranno due anni. Poi, se si passerà alla costruzione, si vedrà se e in che quantità arriveranno degli ordini di acquisto dai governi europei. La speranza di Bruxelles è che almeno i Paesi membri del consorzio di sviluppo del modello (Italia, Francia, Spagna, Norvegia, Danimarca e Grecia) siano interessati.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'Ue 'compra' armi: via ai primi progetti del Fondo europeo di difesa. Oltre la metà parla italiano

Today è in caricamento