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Venerdì, 29 Marzo 2024
Bruxelles

Francia e Germania non seguono gli Usa: "No al boicottaggio delle Olimpiadi in Cina"

Per Parigi si tratta di una misura "insignificante e simbolica". L'Ue teme eventuali ripercussioni commerciali

Francia e Germania non seguono gli Stati Uniti e si oppongono al boicottaggio diplomatico delle prossime Olimpiadi invernali di Pechino, in Cina, che si terranno a febbraio. Prima il presidente francese Emmanuel Macron, poi la neo ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock hanno espresso pubblicamente la loro contrarietà all'uso dei Giochi a fini politici. Di diverso avviso, invece, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito, che invece non invieranno i loro rappresentanti diplomatici alle Olimpiadi (ma solo gli atleti e gli staff sportivi).

Per Baerbock, i Giochi sono "una celebrazione dello sport, gli atleti si preparano a partecipare per anni, a volte per metà della loro vita" e pertanto non dovrebbero essere usati in questo modo, ha dichiarato all'emittente Zdf poco prima di partecipare al suo primo Consiglio Ue Esteri. "Abbiamo messo in chiaro in diverse occasioni come vediamo la situazione dei diritti umani in Cina in questo momento, anche a fronte degli incidenti del recente passato", ha dichiarato, aggiungendo che - "su queste basi" - si discuterà a Bruxelles di come procedere "assieme ai partner europei". 

Già la scorsa settimana, Macron aveva definito "insignificante e simbolica" la mossa degli Usa, che per molti è stata studiata dal presidente Jeo Biden per colpire non solo e non tanto la Cina, quanto per fare pressioni sull'Unione europea, che teme le conseguenze economiche di uno strappo con Pechino. Se Berlino e Parigi hanno chiarito le loro posizioni, non è detto però che tutti gli altri Paesi Ue li seguano. I governi più filo-americani, soprattutto a Est, potrebbero cedere alle pressioni della Casa Bianca. Lo ha già fatto la Lituania, che si trova a fare i conti con le ritorsioni della Cina dopo l'apertura a Vilnius di una sede diplomatica di Taiwan. 

A Bruxelles, per il momento, la scelta lituana sembra restare isolata. La minaccia di Pechino, che ha già dichiarato pubblicamente che i Paesi che aderiranno al boicottaggio "pagheranno il prezzo per i loro atti sbagliati", è seria e l'Ue ha molto da perdere da eventuali misure punitive, in particolare su commercio. Anche per questo, la Commissione europea sta prendendo tempo sull'introduzione del divieto di import dei beni prodotti nello Xinjiang in Cina, dove, secondo diverse inchieste e testimonianze, la minoranza musulmana degli Uiguri subisce la repressione delle autorità cinesi e migliaia di loro sono costretti al lavoro forzato nelle fabbriche che esportano diversi prodotti, dai tessili alla salsa di pomodoro, in Europa. 

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