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Giovedì, 25 Aprile 2024
il sondaggio / Ucraina

Gli ucraini preferiscono l’Ue alla Nato (per ora)

Il Paese si sta avvicinando all’Occidente, ma i binari d’ingresso in Europa e nell’Alleanza atlantica hanno diverse chance di successo

L’Ucraina, per collocazione geografica e storia, è una terra di mezzo. Protesa sul Mar Nero, è incastonata tra l’Europa e la Russia. Dall’indipendenza, ottenuta nel 1991, Kiev ha tentato di affrancarsi progressivamente dalla secolare influenza russa (e sovietica) e di avvicinarsi contestualmente all’Occidente. Le violente proteste dell’Euromaidan (a cavallo tra 2013 e 2014) si sono scatenate proprio per la brusca interruzione dell’accordo di associazione con l’Ue, che gli ucraini vedevano come una chance per un futuro migliore. Oggi, quell’accordo è in piedi e la popolazione vede con favore l’ingresso del Paese sia nell’Unione che nella Nato.

Secondo un’indagine recentemente diffusa dal sito Ukraine world, il 62% degli ucraini supportava l’adesione all’Ue nel novembre 2021, mentre la prospettiva dell’ingresso nell’Alleanza atlantica era vista con favore dal 54% degli intervistati. Questo però è il dato aggregato, cioè la media delle risposte nell’intero campione nazionale. Distinguendo le preferenze a seconda delle regioni e delle fasce anagrafiche, si scopre tuttavia un quadro più articolato.

Che le regioni (oblast in ucraino) orientali e meridionali siano storicamente più vicine alla Russia e più distanti dall’Occidente non è una novità. Se prendiamo il dato relativo all’adesione alla Nato, l’appoggio del 54% a livello nazionale scende al 38,2% per il sud dell’Ucraina e al 33,2% nell’est del Paese. Nelle regioni centro-occidentali, il supporto all’ingresso nell’Alleanza dei giovani tra i 18 e i 29 anni è molto forte: 72% in favore e 12% contro. Un rapporto molto meno sbilanciato, invece, nelle regioni più filo-russe: il 49% dei giovani a favore dell’adesione alla Nato si scontra con un 30% che non la vede di buon occhio.

Ukraine world sostiene che “questo dato particolare mostra che le generazioni più giovani, che hanno trascorso tutta la loro vita nell’Ucraina indipendente e le cui abitudini di consumo di informazioni le rendono meno vulnerabili alla propaganda russa, hanno una visione molto più sobria delle cose”, e che man mano che le nuove generazioni soppianteranno le anziane emargineranno la “mentalità sovietica”.

Tuttavia, se è pur vero che in termini assoluti il sostegno all’ingresso nell’Ue è maggiore di quello all’ingresso nella Nato, c’è da notare la diversa velocità nella progressione. Se infatti il primo è cresciuto di 13 punti percentuali dal 2013 pre-Maidan al 2021 (+25%), il secondo è quasi quadruplicato dal 2012 (14%) all’anno scorso (54%), con l’aumento più vistoso nei primi 2 anni (il dato è più che raddoppiato al 37% nel 2014).

La lettura proposta dal sito, così come da diversi analisti, è che questo trend possa continuare, soprattutto in luce delle attuali tensioni con la Russia. Secondo questa tesi, l pressione esercitata da Mosca avrebbe sortito il risultato di “compattare” tanto gli ucraini (che hanno ritrovato un senso di appartenenza nazionale, anzi nazionalista) quanto la stessa Nato (che sta facendo fronte comune di fronte alla minaccia dell’invasione russa).

In realtà, questo stato di cose va avanti da 8 anni: dalla “svolta” del 2014, quando la Russia annetté unilateralmente la Crimea e scoppiò la guerra nel Donbass. “Il fatto che entrambe le amministrazioni post-2014, altrimenti note per la loro feroce rivalità politica, siano state ugualmente impegnate nel perseguimento delle ambizioni della Nato, testimonia che il movimento dell’Ucraina verso (l’Alleanza) riguarda la sicurezza, piuttosto che la politica”, considera Ukraine world.

Per Kiev, comunque, i binari dell’adesione all’Ue e alla Nato potrebbero rimanere separati, almeno per qualche tempo. Anzitutto perché, su un piano logico, uno non comporta necessariamente l’altro: l’Ucraina potrebbe avviare le riforme economiche e istituzionali richieste per diventare il ventottesimo membro dell’Unione (su tutte la lotta alla corruzione) senza per questo dover entrare anche nell’Alleanza atlantica. Da un lato l’economia (e la liberaldemocrazia), dall’altro la sicurezza, per semplificare all’estremo.

Sul piano della realtà, poi, Kiev rischia la proverbiale doccia fredda: le sue aspirazioni a entrare nella Nato sono stroncate dalle regole stesse dell’Alleanza, che non ammette al suo interno membri con dispute territoriali in corso (come quelle nel Donbass e in Crimea). E il cancelliere tedesco Olaf Scholz, probabilmente in un gesto distensivo per placare il presidente russo Vladimir Putin (che sta chiedendo da mesi garanzie scritte che la Nato non si espanda in Ucraina), ha recentemente dichiarato che l’ingresso di Kiev nell’Alleanza “non è in agenda”.

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