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Sabato, 1 Aprile 2023
Il caso / Ucraina

Troppi volontari, ma poche armi: l’Ucraina ferma gli arruolamenti

Il numero di militari è raddoppiato in appena un mese. Kiev denuncia la mancanza di risorse per addestrare e armare le nuove reclute

Sono centinaia di migliaia i volontari che in queste ultime settimane hanno voluto raggiungere l’esercito ucraino e combattere al fianco dei militari. Tanti hanno scelto di difendere il proprio Paese, e le richieste di arruolamento sono state talmente elevate che le forze armate di Kiev non sono più in grado di addestrare e armare le nuove reclute. Il motivo? Mancherebbero le armi. 

L'esercito ucraino evita di fornire cifre specifiche sul numero totale di soldati attivi, ma le stime degli esperti consultati da El Pais indicano che ci sono attualmente circa 500mila le persone ad aver raggiunto l’esercito (il doppio rispetto a prima dell'inizio del conflitto). Le autorità stanno ora scegliendo di distribuire i volontari in aree diverse da quelle strettamente militari.

A un mese dallo scoppio del conflitto, secondo El Pais, Kiev inizia ad accusare la mancanza di munizioni e armi per le forze di difesa nazionali. Il presidente ucraino Volodymir Zelensky la scorsa settimana ha chiesto ai leader della Nato riuniti a Bruxelles carri armati, l'1 per cento degli aerei dell'Alleanza atlantica, sistemi di tiro missilistici, armi antinave e difese aeree per resistere all’offensiva russa.

All'inizio del conflitto, le forze armate ucraine avevano ufficialmente 250mila professionisti attivi, dei quali 190mila erano militari. Sulla carta, l'Ucraina aveva anche quasi 200mila riservisti e volontari nelle Forze di difesa territoriale, una divisione militarizzata responsabile della protezione e del controllo locale. A questo si devono aggiungere i 130mila poliziotti e battaglioni di origine paramilitare che erano sotto l'ombrello della Guardia Nazionale e ora, con la legge marziale, sotto gli ordini del ministero della Difesa.

Mikhail Samus, direttore del think tank ucraino sulla difesa New Geopolitics, sottolinea che il contingente mobilitato oggi dall'Ucraina è molto più grande di un mese fa: 300mila veterani della guerra provocata dalla Russia nel 2014 nella regione del Donbass (est del Paese) sono stati immediatamente incorporati in unità al fronte. A questo vanno aggiunti altri 100mila volontari, secondo la stampa ucraina, che sono stati accettati nelle Forze di difesa territoriale nelle prime due settimane dell'invasione. Queste unità sono essenziali nei posti di blocco e nell'accesso alle città, nella ricerca dei sabotatori russi, ma anche nello scontro armato, come spiega Samus: "Le Forze di difesa territoriale sono state fondamentali nel primo attacco contro Kiev, quando gli agenti speciali russi hanno cercato di infiltrarsi nella capitale e prendere posizioni strategiche, perché sono agili nella mobilitazione e conoscono meglio la città".

Secondo quanto riportato da Andrei Demchenko, portavoce della Guardia di frontiera dello Stato, in una conferenza stampa dallo scoppio del conflitto sono tornati nel Paese circa 400mila persone, di cui la maggior parte sono uomini che, dopo essere arrivati nella loro provincia di origine, si sono arruolati volontariamente. Ma fonti vicine al ministero della Difesa hanno definito quella di Demchenko "un'esagerazione a fini propagandistici".  Sostenendo che in realtà solo una minoranza di coloro che tornano in Ucraina si offrono volontari per entrare nei ranghi, e che molti tornano principalmente per stare con le loro famiglie.

Samus spiega al giornale spagnolo che in ogni caso la maggioranza degli uomini è disposta a combattere. La sua valutazione si basa sui sondaggi pre-invasione, che hanno stimato che il 65 per cento degli adulti avrebbe preso le armi in caso di un attacco russo. "Ora ce ne sono certamente di più", dice, illustrando che anche se solo il 10 per cento degli uomini tra i 18 e i 60 anni si fosse offerto volontario, si tratterebbe comunque di un milione di potenziali combattenti. Gli adulti in questa fascia d'età non possono lasciare il Paese a causa della possibilità di essere mobilitati dall'esercito o richiesti per altri compiti essenziali.

Andrei Shevchenko è un ufficiale militare in pensione e diplomatico del Ministero degli Esteri ucraino, conferma che il reclutamento è rallentato, e persino fermato a Kiev, perché c'erano già abbastanza reclute nelle prime fasi del conflitto. "Ciò di cui abbiamo bisogno ora è un periodo di formazione per le future staffette di unità al fronte", spiega. "Quello che non faremo è, come fanno i russi, mandare in guerra gente non addestrata come carne da cannone", assicura.

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