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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi Russia-Ucraina / Ucraina

L'Ucraina chiede aiuto alla "vera amica" Germania: ci mandi armi per difenderci da Putin

Berlino temporeggia: gli alleati della coalizione al governo hanno opinioni contrastanti sulla linea da tenere con la Russia

In Ucraina il timore di un’imminente invasione russa è più alto che mai. Tanto che Kiev ha chiesto pubblicamente a Berlino un sostegno militare. Ma, nonostante i partner di governo di Olaf Scholz siano fautori di una linea più dura con Mosca rispetto a quella del cancelliere socialdemocratico, l'esecutivo tedesco prende tempo, in quanto resta centrale la questione del gas russo. 

Come riporta il Telegraph, il governo ucraino si è rivolto alla Germania chiedendo che il Paese dimostri di essere “un vero amico”. L’ambasciatore ucraino a Berlino, Andrij Melnyk, ha dichiarato che “il popolo ucraino è profondamente deluso”. “Il momento della verità è arrivato per mostrare chi sono i nostri veri amici”, ha aggiunto.

Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, si è recata Kiev, dopodiché volerà a Mosca dove avrà un colloquio con il suo omologo russo. Al termine dell’incontro nella capitale Ucraina, Baerbock ha ribadito che qualunque aggressione “avrà un alto prezzo per la Russia, economicamente, strategicamente e politicamente”. Ma, sulla questione dell’esportazione di armi verso l’Ucraina, non ha lasciato intravedere spiragli: “La diplomazia è l’unica via praticabile per disinnescare la situazione attuale”, dal momento che “un’ulteriore escalation militare non porterebbe più sicurezza per l’Europa”.

Il governo tedesco ha per ora escluso la fornitura di armi all’Ucraina, nonostante l’ammassamento di truppe sul confine da parte della Russia, che sta preoccupando sempre di più i vertici di Kiev e che non pare fermarsi. Giusto la scorsa settimana, diversi siti governativi ucraini sono stati presi di mira in un cyberattacco che in molti ritengono sia stato lanciato proprio da Mosca.

Una strategia che Kiev ritiene troppo morbida. Melnyk l’ha addirittura definita “molto frustrante e amare”, sottolineando come l’Europa stia correndo il rischio di “una guerra enorme, la peggiore dal 1945”. E ha ricordato che il suo Paese ha “un sacro diritto di autodifesa”. Mentre l’ambasciatore rilasciava i suoi commenti alla stampa tedesca, giungeva da Kiev la notizia che 275 veicoli militari russi sarebbero arrivati nel Donbas, regione dell’Ucraina orientale controllata dalle forze separatiste appoggiate dal Cremlino.

Ha fatto eco al suo ambasciatore il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba: “Per noi ora è importante che né Berlino né Parigi prendano alcuna decisione sull’Ucraina senza (consultare) l’Ucraina, e che non giochino con la Russia alle nostre spalle”, ha dichiarato alla conferenza stampa congiunta al termine dei colloqui. Kuleba ha inoltre ribadito che “nessun interesse commerciale e nessun desiderio di mostrare comprensione per Putin valgono la pena di permettere una guerra sanguinosa in Europa”.

Il riferimento, ben poco velato, è al controverso gasdotto Nord Stream 2 (osteggiato dall’Ucraina e dagli Stati Uniti, oltre che da numerosi altri Paesi europei), che collega direttamente la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. Sono in molti a sostenere che il ruolo centrale assegnato da Berlino al gas naturale nella transizione ecologica esponga eccessivamente Berlino ai ricatti di Mosca, additata dai più come la responsabile dell’aumento verticale dei prezzi dell’energia, impiegati come arma politica.

Ma nella coalizione di governo tedesca, che tiene insieme i socialdemocratici, i verdi e i liberali, pare non la pensino tutti come il cancelliere Scholz. Questi sembrerebbe propendere per un “reset” delle relazioni con la Russia, resuscitando il cosiddetto “formato Normandia” (costituito da Germania, Francia, Russia e Ucraina) che ha portato alla conclusione degli accordi di Minsk a seguito dell’annessione unilaterale della Crimea da parte di Mosca. Questi accordi prevedono, tra l’altro, la concessione di un regime di semi-autonomia delle regioni dell’est ucraino, abitata in larga parte da popolazioni filo-russe.

Al contrario, tanto i verdi (di cui fa parte Baerbock) quanto i liberali sono apparentemente favorevoli all’adozione di una linea più dura contro Vladimir Putin. Nelle parole di Marie-Agnes Strack-Zimmermann, deputata liberal-democratica che presiede la commissione Difesa, il presidente russo “sta testando quanto lontano può andare, sta facendo strada e imponendo la narrativa che dobbiamo concedere”. Quanto alla possibilità di risolvere diplomaticamente la faccenda, secondo lei il leader del Cremlino “capisce solo le dichiarazioni cristalline, comprese le potenziali conseguenze”. Per il momento, comunque, pare che sul tavolo a Berlino ci sia solo la fornitura di equipaggiamenti protettivi (come elmetti o giubbotti antiproiettile), ma non di armamenti offensivi.

Ma il cancelliere Scholz potrebbe doversi preoccupare anche dell’opinione pubblica tedesca, almeno nel caso in cui una parte importante del Paese dovesse condividere le accuse lanciategli recentemente dal Bild, il quotidiano più venduto in Germania e in Europa. “Se Olaf Scholz continua così, le sue politiche porteranno ad una seria disputa con il presidente americano Joe Biden”, si è letto sulle colonne del giornale. “Va detto chiaramente: chiunque ora escluda la cancellazione del Nord Stream 2 in caso di possibili sanzioni sta dichiarando la fine dell’Ucraina e sta aprendo la strada all’invasione di Putin”.

Il tutto avviene mentre la Bielorussia (sempre più allineata a Mosca) annuncia esercitazioni militari congiunte con la Russia per il prossimo febbraio, lungo i confini occidentali e meridionali, rispettivamente con la Polonia e l’Ucraina.

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