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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Nomine Ue, ancora stallo a Bruxelles. E l'Italia prova a fare l'ago della bilancia

Per la presidenza della Commissione in corsa l'olandese Timmermans, ma il premier Conte non ha dato ancora il suo consenso e tenta di inserire nella partita anche il braccio di ferro sulla manovra. Orban: "Eleggerlo sarebbe errore storico, è l'uomo di Soros". Il vertice rinviato a domani

Dopo essere rimasta fuori dai tavoli negoziali tra i partiti europei e in quelli più ristretti tra i capi di Stato e di governo, compreso l'ultimo G20 di Osaka, l'Italia prova adesso a fare da ago della bilancia nel lungo vertice straordinario convocato per decidere chi dovrà ricoprire le cariche chiave dell'Ue per i prossimi 5 anni. A Bruxelles, infatti, dopo una notte di discussioni senza esito, le caselle delle presidenze di Commissione, Consiglio e Parlamento, oltre a quella dell'Alto rappresentante per la politica estera e della Banca centrale europea, sono ancora vuote. E lo resteranno almeno fino a domani, quando i leader torneranno a riunirsi per trovare una quadra.

Il fulcro delle trattative, almeno da quanto emerge, è la proposta dell'olandese Frans Timmermans quale successore di Jean-Claude Juncker. Un socialista che pero' non convince un blocco variegato di Paesi, da quelli di Visegrad (l'ungherese Viktor Orban in testa), passando per Romania, Irlanda e, per l'appunto, l'Italia. 

Il premier Giuseppe Conte starebbe cercando di far valere le richieste italiane contando sul fatto che, per eleggere il presidente della Commissione, serve una maggioranza qualificata rafforzata, ossia l'ok di almeno 21 Paesi membri in rappresentanza del 65% della popolazione europea. L'Italia, da sola, copre circa il 10% dei cittadini Ue, ma al momento il criterio più difficile da raggiungere è quello del numero di Stati: sarebbero 11, infatti, i contrari a Timmermans. 

I nomi in corsa

Il nome dell'attuale vicepresidente della Commissione sarebbe stato concordato al G20 Osaka da 4 Paesi: Germania, Francia, Spagna e Olanda, i cui premier rappresentano le tre forze politiche che hanno ottenuto più voti alle ultime elezioni (Angela Merkel per i popolari, Pedro Sanchez per i socialisti, Emmanuel Macron e Mark Rutte per i liberali). Il cosiddetto "patto di Osaka" prevederebbe per i popolari del Ppe (che hanno comunque vinto le elezioni europee) la rinuncia alla poltrona della Commissione in cambio di quella del Parlamento (che andrebbe al tedesco Manfred Weber come consolazione dopo essere stato estromesso dalla corsa al dopo Juncker) e dell'Alto rappresentante, mentre il Consiglio andrebbe a un liberale. Per queste ultime due cariche si fanno i nomi della bulgara Kristalina Georgeva, del belga Charles Michel e della danese Marghrete Vestager

La partita dell'Italia

Gli italiani sono fuori dai "top job" europei, come vengono chiamati in gergo. Ma questo si sapeva: dopo anni di 'dominio' tricolore con Mario Draghi, Antonio Tajani e Federica Mogherini a occupare 3 delle 5 cariche più prestigiose (6 se si considera anche Eurogruppo), il nostro Paese avrebbe pagato dazio, a prescindere dal governo in carica. Ecco perché la partita di Conte si sta spontando più su questioni di politica economica: il sostegno italiano al futuro presidente della Commissione, in altre parole, sembra legato alla richiesta di maggiore flessibilità sui conti e a quella di un portafoglio economico all'interno del nuovo esecutivo Ue. 

Sulla prima richiesta, dopo giorni in cui si parlava di una possibile intesa tra Bruxelles e Roma per scongiurare la procedura d'infrazione, è arrivata proprio in queste ora la dichiarazione del commissario Ue al Bilancio, il tedesco Guenther Oettinger: "Se il governo italiano non attuerà significative misure di austerità, la Commissione europea potrebbe avviare la procedura di infrazione in questa settimana". Le parole di Oettinger sanno di avvertimento a Conte: se l'Italia si schiererà contro le posizioni della Germania sulle nomine Ue, potrebbe pagare caro. 

Dopo aver sostenuto, invano, il connazionale Weber, la cancelliera Merkel ha deciso di sostenere, almeno sulla carta, l'olandese Timmermans: uomo di esperienza, poliglotta, socialista ma non radicale, Timmermans salverebbe anche il metodo dello Spitzenkanditat. Ma la mossa non è piaciuta a un pezzo del proprio partito, non solo al solito 'ribelle' Orban, che lo ha descritto come l'uomo che George Soros vuole alla presidenza della Commissione per "dirigere le politiche pro-immigrazione e le politiche finanziarie e economiche secondo i suoi interessi". Ci sono anche i popolari bulgari, croati e irlandesi a mettersi di traverso.

L'ampio numero di Stati contrari a Timmermans, come dicevamo, non aiuta il gioco dell'Italia. Tanto che Conte, nonostante le pressioni di Matteo Salvini, non ha mai chiuso del tutto la porta all'olandese. Del resto, del fronte dei contrari, alcuni potrebbero cambiare idea in queste ore. Lasciando l'Italia nel 'gruppetto dei perdenti' insieme ai Paesi di Visegrad. Un rischio che il governo gialloverde, già fuori dalle stanze dei bottoni dei principali partiti politici europei, non puo' permettersi.   

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