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Sabato, 20 Aprile 2024
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La terza dose del vaccino funziona? Ecco cosa sta succedendo in Israele

Pubblicato un primo studio sugli effetti del "booster" deciso dal governo di Tel Aviv. Mentre nell'Ue solo 10 Paesi hanno avviato i richiami

Nell'Unione europea, solo 10 Paesi su 27 hanno avviato la terza dose del vaccino contro il Covid-19. Stati che sono comunque avanti con la prima campagna di immunizzazione, come Olanda e Austria, sembrano ancora indecisi sul da farsi. E anche laddove si è deciso di procedere con la terza iniezione, fatta eccezione per Ungheria e Malta, la percentuale di ri-vaccinati resta ancora bassa (in Italia, stando ai dati dell'Ecdc, è dello 0,5%). Ecco perché nel blocco si guarda con attenzione a quanto sta avvenendo in Israele, il primo Paese del mondo ad avviare una campagna per la terza dose su larga scala. 

I risultati che arrivano dalle parti di Tel Aviv sembrano confermare la tesi dei sostenitori di quello che in inglese viene chiamato "booster". Dopo aver cominciato con gli anziani a fine luglio, per poi procedere al resto della popolazione, Israele ha già vaccinato con la terza dose il 40% della popolazione adulta, ossia 3,7 milioni di persone, scrive L'Express. I più anziani sono per il momento i più protetti, con quasi il 70% degli ultrasessantenni vaccinati per la terza volta. La metà degli israeliani over 40 ha ricevuto un "boost" di immunizzazione sei mesi dopo l'ultima dose.  

Ma al di là delle percentuali, i richiami vaccinali si stanno rivelando utili? Un primo studio sembra dare una risposta positiva. "Dopo dodici giorni o oltre dalla dose di richiamo, abbiamo riscontrato che il rischio relativo di infezione è diminuito di 11,4 volte, mentre il rischio relativo di malattia grave è calato di 10 volte", osservano i suoi autori. "Questo studio dimostra l'efficacia di una terza dose del vaccino sia nel ridurre la trasmissione, sia nel prevenire le malattie gravi, e indica che i richiami hanno un grande potenziale nel ridurre la ricomparsa della variante Delta", concludono. 

"L'efficacia sul resto della popolazione è per il momento più difficile da dimostrare", scrive L'Express. "Senza un'indagine approfondita, dobbiamo quindi dare uno sguardo più da vicino alle curve dei nuovi casi gravi, che hanno impantanato gli ospedali, così come i decessi - argomenta il quotidiano francese - Nonostante un picco senza precedenti in Israele registrato il ​​14 settembre con oltre 11.000 casi giornalieri, i ricoveri e i decessi in realtà sono rimasti molto moderati tra i vaccinati con due dosi, e ancora di più tra quelli con tre dosi". 

Secondo i dati del ministero della Salute israeliano, il tasso di incidenza per i casi gravi è attualmente di 126 tra i non vaccinati, rispetto ai 20 per i duplicati e solo 2 per quelli a cui è stata somministrata una terza dose. Il divario è lo stesso per i decessi, con i nuovi casi di morte per lo più concentrati tra i non vaccinati. Il tasso di incidenza nei vaccinati con la terza dose non ha mai superato 0,5. 

"Nelle ultime settimane ci sono stati 70 decessi: di queste, 52 persone non erano mai state vaccinate, 16 che avevano ricevuto due dosi e solo due avevano ricevuto la terza dose. Il richiamo protegge 30 volte di più rispetto ai non vaccinati e 7 volte di più delle due dosi", osserva Cyrille Cohen, immunologo presso l'Università Bar-Ilan di Tel Aviv.

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