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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il dramma / Belgio

Folle o terrorista? Chi è l'uomo che ha ucciso un poliziotto a Bruxelles

Avrebbe gridato "Allahu Akbar" al momento dell'attacco ma in mattinata era andato dalla polizia chiedendo supporto psicologico. Ma forse era solo un trucco per avere poi una riduzione della pena

Un agente di polizia è morto e un altro è rimasto ferito in seguito a un accoltellamento avvenuto giovedì a Bruxelles. Secondo le prime ricostruzioni, l'aggressore avrebbe gridato "Allahu akbar", frase araba che significa "Dio è grande", al momento dell'attacco. Nei suoi confronti stata aperta un'indagine "per omicidio e tentato omicidio in un contesto terroristico", condotta sotto la responsabilità della Procura federale. Subito dopo l'accoltellamento è stato neutralizzato e colpito da alcuni colpi d'arma da fuoco sparati da un'altra pattuglia giunta in soccorso. 

L'autore del gesto è stato identificato in Yassine M., 32enne belga incarcerato per reati comuni tra il 2013 e il 2019, presente come "estremista potenzialmente violento" nella banca dati della polizia. Ieri mattina sarebbe entrato nella stazione di polizia di Evere, nella zona nord della città, pronunciando frasi incoerenti e parlando di odio verso la polizia e chiedendo supporto psicologico. Il magistrato, interpellato dagli agenti, aveva stabilito che non poteva rientrare nella procedura Nixon (l'equivalente belga del Tso) e che un esame psicologico in ospedale sarebbe stato sufficiente. Dopo averlo scortato in una clinica universitaria, la pattuglia della polizia è rimasta sul posto finché la persona non è stata presa in carico dal personale infermieristico. In seguito, la polizia ha contattato nuovamente l'ospedale per verificare se la persona fosse stata tenuta sotto osservazione. Si è scoperto che aveva lasciato l'ospedale. Il pubblico ministero dovrà ora far luce sulle circostanze che hanno portato al rilascio dell'aggressore.

Secondo alcuni esperti il recarsi presso la questura e richiedere aiuto psicologico potrebbe essere stata una strategia adottata da M. per ricevere l'infermità mentale durante il processo. La tecnica, già utilizzata nel corso degli anni da vari attentatori europei, prende il nome di Taqiya: l'arte della dissimulazione. Consiste nel nascondere il proprio vero pensiero per "raggiungere la vittoria". Se in precedenza è stata utilizzata da alcuni jihadisti per evitare di essere tacciati di radicalizzazione, come nel caso dell'attentatore di Nizza che beveva alcolici, mangiava carne di maiale, aveva una vita sessuale sfrenata, assumeva droghe, anche se stava preparando l'attentato da un anno. Nel caso della tragedia avvenuta a Bruxelles, il killer potrebbe aver simulato un episodio "psicotico" per poter ottenere, in futuro, sconti sulla pena. L'appellarsi ai problemi psichiatrici è stata la strategia scelta dagli avvocati degli attentatori che, nel 2016, nella capitale belga, uccisero 35 persone.

Il primo ministro Alexander De Croo ha reso omaggio su Twitter all'agente di polizia ucciso e a un'intera professione "che rischia la vita ogni giorno per garantire la sicurezza dei nostri cittadini". La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha espresso la sua disapprovazione per l'attacco agli agenti di polizia. "La polizia belga ha lavorato così a stretto contatto con il Parlamento europeo nel corso degli anni che questo è un fatto personale per noi", ha dichiarato dopo aver espresso le sue condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi del poliziotto deceduto.

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