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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Oltre 200 teologi europei contro la Chiesa: "Amore tra Lgbt vale come quello tra uomo e donna"

Un gruppo di studiosi provenienti da Germania, Austria, Svizzera e Olanda attacca il responsum pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede: "Gesto paternalistico di superiorità" che "discrimina le persone omosessuali e il loro stile di vita"

Il responsum pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in cui nega la possibilità di benedizione da parte della Chiesa delle unioni dello stesso sesso, è "caratterizzato da un gesto paternalistico di superiorità e discrimina le persone omosessuali e il loro stile di vita". E' quanto affermano circa 230 professori di teologia cattolica provenienti da Germania, Austria, Svizzera e Olanda, che in un documento prendono "le distanze" dal pronunciamento del Vaticano.

L'amore Lgbt davanti a Dio 

"Prendiamo decisamente le distanze da questa posizione. Al contrario, assumiamo che - si legge - la vita e l'amore delle coppie dello stesso sesso valgono davanti a Dio non meno della vita e dell'amore di tutte le altre coppie. In molte comunità, sacerdoti, diaconi e altri operatori e operatrici pastorali riconoscono le persone omosessuali, anche celebrando riti di benedizione per coppie dello stesso sesso e riflettendo sulle forme liturgiche appropriate di tali celebrazioni. Le riconosciamo espressamente come pratiche da valorizzare".

Vaticano "manca di profondità teologica"

Nella nota esplicativa al responsum pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede si spiega che le benedizioni appartengono al genere dei sacramentali. Inoltre "poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale". Per i professori di teologia, la Nota esplicativa e il Commento pubblicati con il Responsum "mancano di profondità teologica, comprensione ermeneutica e di rigore argomentativo. Se rilevanti conoscenze scientifiche vengono ignorate e non recepite, come accade nel documento, il Magistero mina la propria autorità", concludono. 

Il caso del vescovo di Anversa

Nei giorni scorsi aveva fatto discutere il caso del vescovo di Anversa, Johan Bonny, che si era scusato pubblicamente per la posizione sull’omosessualità presa dal Vaticano. In un editoriale pubblicato sul quotidiano fiammingo De Standaard, il vescovo aveva anche confidato ai lettori di essere arrabbiato e di vergognarsi perché la Chiesa continua a etichettare l'omosessualità come un comportamento incompatibile con la religione cattolica. Rivolgendosi alle coppie gay cattoliche, ma anche ai loro parenti e amici, Bonny scrive: “Il loro dolore a causa della Chiesa è il mio dolore”. A indignare particolarmente il religioso belga di 65 anni è l'uso della parola ‘peccato’. “Nella teoria morale cattolica classica - ha ricordato Bonny - questo è un termine che è sempre stato trattato con forti sfumature”, ma “il modo in cui viene usato ora è molto al di sotto di questi standard”. “Il peccato - prosegue l’editoriale - si verifica solo quando le persone agiscono consapevolmente in modo malvagio”. Questa “non è né l'intenzione né il risultato dell’omosessualità” e dunque l’uso definire come peccato l’unione tra due persone dello stesso sesso “è indegno”.

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