rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Il risultato / Svezia

La Svezia vira a destra grazie all'uomo di Meloni: chi è Akesson

Il centrodestra, verso la maggioranza, dovrebbe nominare premier il moderato Kristersson. Ma il vero vincitore è l'alleato della leader di FdI

La Svezia vira verso destra, anche se di poco: alle elezioni per il rinnovo del Parlamento che si sono tenute domenica 11 settembre, nonostante i socialdemocratici attualmente al governo abbiano aumentato i loro voti e rimangano di gran lunga il primo partito del Paese, la coalizione di centrosinistra si è fermata al 48,8% delle preferenze, mentre quella di centrodestra è attestata al 49,7. Lo spoglio è ancora in corso, e forse bisognerà attendere giovedì per i risultati finali. Secondo gli esperti, però, quello che potrebbe cambiare è il numero di seggi di differenza (3 o 1 sui 349 del Parlamento), ma non il risultato finale, ossia che il centrodestra ha i numeri per nominare il nuovo primo ministro. 

Stando agli accordi pre-elettorali, all'attuale premier Magdalena Andersson (il cui partito ha superato il 30% delle preferenze) dovrebbe subentrare Ulf Kristersson, leader dei moderati (attestai sul 19%) e delle coalizione che unisce liberali, cristiano democratici e ultradestra. Proprio quest'utimi, i Democratici svedesi (i Ds, che hanno ottenuto uno storico 20,6%), sono la vera novità di queste elezioni e rappresentano la prima forza della coalizione. Ma Jimmie Akesson, il giovane leader del partito e membro dei Conservatori europei, il partito Ue guidato da Giorgia Meloni, sa bene che non è questo il momento per forzare la mano e potrebbe accontentarsi di poltrone di peso nel governo. Del resto, dopo anni di cordone sanitario, per i Ds sarebbe la prima volta all'interno di un esecutivo a Stoccolma. E ricoprire ministeri chiavi, consentirebbe al partito di affermarsi anche agli occhi degli svedesi più moderati.

La corsa di Akesson

Il progetto di Akesson ha molto a che vedere con la sua leader europea Meloni, tanto che gli analisti politici a Bruxelles vedono nell'affermazione dei Ds in Svezia una sorta di preambolo di quello che potrebbe accadere a breve in Italia. Come Meloni, Akesson ha preso le redini di un partito che affonda le sue radici nell'estrema destra. Ma col tempo, ha ripulito i Ds degli esponenti più vicini a queste radici, cercando di portare il partito verso posizioni più moderate. Un lavoro iniziato fin dall'epoca del suo impegno nelle giovanili del partito, fondato nel 1988 da frange provenienti dai movimenti neonazisti e suprematisti. Non a caso, fino al 2006, il logo del partito è stato una torcia simile a quella del British national front, movimento fascista britannico.

Il cambio di immagine è avvenuto in contemporanea con l'ascesa di Akesson, che nel 2005 è diventato il leader dei Ds sconfiggendo la vecchia guardia e intraprendendo un'operazione di riforma del partito che lo ha avvicinato a posizioni più moderate. Nel 2010, per esempio, Akesson ha istituito una Carta contro il razzismo e l'estremismo, ma soprattutto ha progressivamente epurato gli esponenti più legati alla vecchia guardia. Certo, questo non ha estirpato del tutto i legami con l'estrema destra: proprio in queste ore è rimbalzato sui media locali il messaggio via Whatsapp inviato da un funzionario dei Democratici svedesi a dei membri dell'ufficio parlamentare del partito, un messaggio in cui si invitavano i colleghi a un party per festeggiare l'anniversario dell'invasione nazista in Polonia.

Identikit del partito

Il messaggio è stato duramente criticato dai leader del partito, tanto più visto che in Europa, oltre a Fratelli d'Italia, i Socialisti democratici sono stretti alleati del PiS, la formazione di destra che guida il governo polacco e che di fatto tiene le redini dei Conservatori europei. Quello che accomuna questi partiti è senza dubbio la politica sull'immigrazione e l'euroscetticismo. Come Meloni, Akesson non ha mai rinnegato le battaglie a tutela dell'identità svedese e contro il multiculturalismo. Anzi, sono queste le sue principali armi di consenso. I Democratici svedesi chiedono il divieto del velo islamico e una riforma delle politiche di accoglienza che porti a una stretta sui richiedenti asilo e ai rimpatri dei migranti che commettono crimini. Pur difendendo la sanità pubblica così come è oggi (a differenza dei liberali), propongono di riservare le prestazioni sanitarie gratuite o calmierate ai soli svedesi.

In politica estera, poi, anche per liberarsi definitivamente dalle accuse di antisemitismo e, di recente, di vicinanza alla Russia di Vladimir Putin, i Democratici svedesi hanno lanciato proposte pro-atlantiche, un aumento delle spese militari, sostenuto l'ingresso nella Nato e promesso di spostare l'ambasciata svedese in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme qualora dovessero salire al governo di Stoccolma. Altro punto di stretta condivisione con Meloni e polacchi del PiS è l'euroscetticismo, anche questo ammorbidito di recente, ma Akesson ha chiarito di restare fortemente contrario a una maggiore integrazione Ue della Svezia.

Se c'è un punto su cui i Democratici svedesi hanno preso le distanze dai sodali Partito conservatore europeo è quello delle questioni Lbgt+: dopo anni di accuse (e non a torto) di omofobia, la leadership di Akesson ha impresso una svolta sul tema dei diritti delle minoranze sessuali, sostenendo i matrimoni Lgbt+ e gli interventi per chi intende cambiare sesso. In questo, il giovane leader ha avvicinato il suo partito più che agli attuali pezzi grossi dei conservatori europei (PiS in primis, ma anche FdI) ai Tories britannici, che del resto del partito conservatore Ue sono stati fondatori e guida fino alla Brexit.

L'impatto sull'Europa

Difficile immaginare che i Democratici svedesi possano seguire le orme di Boris Johnson qualora dovessero davvero conquistare il potere a Stoccolma. Ma tra il PiS in Polonia, Meloni in Italia e il centrodestra in Svezia, il fronte euroscettico potrebbe avere in autunno la forza per mettere a rischio l'attuale blocco di potere a Bruxelles. E cambiare non di poco il corso delle strategie politiche fin qui seguite dall'Ue. L'occasione per Akesson è ghiotta: la Svezia assumerà la presidenza del Consiglio Ue, e quindi la guida delle operazioni legislative del blocco, a partire dal gennaio 2023. Il moderato Kristersson (che nell'Ue è un membro del Ppe della presidente della Commissione Ursula von der Leyen) ha assicurato che Stoccolma resterà europeista. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Svezia vira a destra grazie all'uomo di Meloni: chi è Akesson

Today è in caricamento