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Mercoledì, 27 Marzo 2024
Lo scandalo / Danimarca

Visoni uccisi per fermare il Covid: la premier danese si dimette due anni dopo

Nel 2020 Frederiksen ordinò l’abbattimento di 17 milioni di esemplari. Una commissione d’inchiesta ha rivelato che non aveva poteri per farlo

Una strage di visoni ha provocato la caduta del governo danese. L'origine è lo scandalo noto come Minkgate: nel novembre 2020, la prima ministra Mette Frederiksen ordinò l'abbattimento di tutti i visoni del Paese, 17 milioni in totale, in seguito alla scoperta di una mutazione del coronavirus che colpiva questi animali e che si temeva potesse minacciare l'efficacia del vaccino, di cui non era ancora iniziata la somministrazione.

La decisione fu fortemente criticata dall'opposizione di destra e dal settore economico, considerando che la Danimarca era il principale produttore mondiale di pellicce di visone e che il settore dava lavoro a più di 6mila persone. Pochi giorni dopo l'annuncio, il ministro dell'Agricoltura, Mogens Jensen, rassegnò le dimissioni dopo che diversi media riferirono che il governo non aveva alcun potere legale per ordinare questo abbattimento di massa, ma che la legge attuale consentiva di effettuarlo solo negli allevamenti in cui erano stati rilevati i contagi e in quelli dell'area circostante.

La prima crisi si concluse con le dimissioni di Jensen, ma il colpo finale è arrivato lo scorso giugno, quando una commissione d'inchiesta sul Minkgate ha concluso che le spiegazioni del primo ministro per giustificare l'abbattimento di massa erano "estremamente fuorvianti". Dopo le rivelazioni la sinistra radicale ha iniziato a chiedere le elezioni minacciando di far cadere il governo con una mozione di censura se queste non fossero state indette. "Oggi ho informato la Regina che l'1 novembre si terranno le elezioni parlamentari", ha dichiarato la leader socialdemocratica alla stampa.

E così la Danimarca andrà alle urne sette mesi prima del previsto. Dopo aver vinto le elezioni di giugno 2019 con il 25,9% dei voti, il Partito socialdemocratico danese ha raggiunto un accordo di investitura con altri quattro partiti di sinistra e centro-sinistra, che non fanno parte del governo ma sono necessari per sostenerlo in un Parlamento estremamente frammentato, con dieci partiti rappresentati. 

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