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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lo scontro / Georgia

Stop alla "legge di Putin": in Georgia il governo si piega alle proteste

Dopo due giorni di mobilitazione a Tsibilisi, il fronte europeista ottiene il ritiro del controverso ddl sugli agenti stranieri

Dopo due giorni di proteste, il governo georgiano ha deciso di ritirare il controverso disegno di legge sugli "agenti stranieri", definito dall'opposizione come un tentativo di mettere il bavaglio a media e società civile per avvicinare il Paese alla Russia. 

Il disegno di legge prevedeva l'obbligo per le organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall'estero di registrarsi come "agenti stranieri" o di incorrere in multe. Una legge simile è in vigore dal 2012 proprio in Russia e in altri ex Stati sovietici rimasti all'interno della sfera di influenza di Mosca. Facendo leva su questo tipo di norme, Vladimir Putin ha potuto attuare una stretta sull'opposizione e sulle organizzazioni filoccidentali. Per questo, il largo fronte europeista in Georgia ha visto nella legge il tentativo del partito al potere, Sogno georgiano, di frenare sull'avvicinamento all'Ue e di mantenere ancora solidi i rapporti con Mosca.

Il panorma politico in Georgia è fortemente polarizzato. Da un lato c'è Sogno georgiano, partito al potere che è stato fondato dell'ex primo ministro e multimiliardario Bidzina Ivanishvili. Secondo Politico, Ivanishvili detiene da solo il 20% dell'interno Pil del Paese e "ha guadagnato miliardi in Russia prima di diventare primo ministro georgiano". Sulla carta, Sogno georgiano, formazione di centrosinistra, non si oppone a un'eventuale adesione di Tsibilisi all'Ue e alla Nato, ma vuole mantenere un equilibrio tra Occidente e Russia. Da qui, il disegno di legge sugli "agenti stranieri", sponsorizzato dal governo come uno strumento per difendere la Chiesa ortodossa georgiana, vicina a quella di Mosca, da eventuali tentativi di destabilizzazione dall'esterno. 

Dall'altro lato del panorama politico c'è il Movimento nazionale unito, di centrodestra e europeista, fondato da Mikheil Saakashvili, che per diversi anni ha ricoperto la carica di presidente del Paese. Durante i suoi mandati, secondo gli osservatori occidentali e le istituzioni economiche internazionali, Saakashvili ha avviato la Georgia su un percorso di riforme che ha modernizzato il Paese e lo ha avvicinato all'Europa e alla Nato. Dopo l'ultimo mandato da presidente, Saakashvili ha cercato di esportare il suo modello anche in Ucraina, sostenendo il fronte pro-Ue, e legandosi al futuro leader di Kiev, Volodymyr Zelensky. Ritornato in Georgia, però, Saakashvili è stato arrestato per diverse accuse, tra cui truffa e corruzione. Dopo che di recente le sue codizioni di salute si sono aggravate, il Parlamento Ue ha espresso ufficialmente preoccupazione, invitando le autorità georgiane a liberare Saakashvili. 

In sua assenza, a tenere alta la bandiera europeista è stata l'attuale presidente Salomé Zourabichvili: nata da genitori georgiani a Parigi, Zourabichvili è stata ex ambasciatrice francese peoprio a Tsibilisi, prima di ottenere la cittadinanza del Paese dei genitori e venire eletta prima ministro degli Esteri e poi presidente. È stata proprio Zourabichvili, indipendente ma un tempo sostenuta da Sogno georgiano, a dare sponda alle proteste di piazza contro la legge sugli agenti stranieri, dichiarando che avrebbe posto il veto se il testo fosse arrivato sulla sua scrivania.

Dopo l'invasione russa in Ucraina, la Georgia ha ottenuto da Bruxelles una sorta di via libera preventivo all'ottenimento dello status di candidato all'adesione all'Ue. Secondo recenti sondaggi, l'80% della popolazione è a favore dell'ingresso nel blocco europeo. Ma a differenza di Ucraina e Moldova, a cui l'Ue ha già formalmente riconosciuto lo status di candidato, Tsibilisi deve prima concretizzare una serie di riforme, tra cui quella per ridurre il potere degli oligarchi sullo Stato. Una legge che viene vista da alcuni come un tentativo di ridimensionare il peso di Ivanishvili negli affari interni. 

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