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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Regno Unito

La deportazione di migranti dal Regno Unito in Ruanda bloccata all'ultimo minuto dalla Corte europea

Colpo al piano di Londra contro l'immigrazione illegale: l'aereo era pronto a decollare, ma la Cedu ha accolto il ricorso degli avvocati per i diritti umani

La nuova ricetta della lotta all'immigrazione illegale per ora è un fallimento: la Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha infatti bloccato a un'ora e mezza dal decollo il primo aereo che dal Regno Unito doveva portare in Ruanda 7 richiedenti asilo. Il volo fa parte dell'accordo che il governo di Boris Johnson ha sottoscritto con il Paese africano per la deportazione di migranti in cambio di fondi. Secondo il Guardian, Londra avrebbe già versato circa 140 milioni di euro nella casse di Kigali. Ma per il momento, il piano è fermo.

La Cedu ha esaminato il caso di un richiedente asilo iracheno di 54 anni, uno dei sempre più numerosi migranti che utilizzano i barconi per attraversare la Manica. L'uomo aveva chiesto protezione sostenendo di essere in pericolo di vita in Iraq, e un rapporto di un medico del centro di detenzione britannico ha confermato che il migrante è stato molto probabilmente vittima di torture. Nonostante questo, cinque giorni dopo la presentazione della richiesta d'asilo, il ministero dell'Interno gli ha notificato l'espulsione verso il Ruanda.

L'iracheno, insieme ad almeno altri 6 migranti, si trovava già sull'aereo per Kigali quando, a 90 minuti dalla partenza, la Corte europea ha bloccato il volo. I giudici di Strasburgo hanno accolto il ricorso presentato dall'avvocato dell'uomo sostenendo che i richiedenti asilo trasferiti dal Regno Unito al Ruanda non avranno accesso a procedure eque ed efficienti per la determinazione del loro status. Cosa che ha permesso anche agli avvocati degli altri 6 migranti di ottenere la sospensione della deportazione. Adesso la Cedu avrà tre settimane di tempo per emettere una sentenza definitiva sul caso.

La vicenda rappresenta "un colpo significativo e imbarazzante per Boris Johnson e il suo segretario all'Interno, Priti Patel, che avevano promesso di iniziare a inviare già a maggio migliaia di richiedenti asilo a 4.000 miglia di distanza", scrive il Guardian. Una serie di problemi burocratici, hanno costretto Londra a rinviare il primo volo al 14 giugno: il numero di "passeggeri" previsti era 130 all'inizio, poi sceso a una trentina, e infine a 7. Un pugno di persone a fronte di una spesa di 570mila euro per sostenere le spese di trasporto dei migranti. Un investimento a cui si devono aggiungere le spese legali che adesso Londra sta sostenendo per rispondere alla Cedu. Oltre ai 140 milioni di euro già versati al Ruanda e che dovranno essere recuperati nel caso in cui la Corte di Strasburgo bloccasse definitivamente il piano.

L'accento sulla questione economica posta dai media britannici è legata al fatto che Johnson e Patel hanno pubblicizzato l'accordo con il Ruanda sottolineando i vantaggi per le casse pubbliche: l'immigrazione, secondo il premier e la ministra, costa già ai contribuenti britannici 1,7 miliardi di euro ogni anno, con quasi 6 milioni di euro al giorno per accogliere i richiedenti asilo negli hotel. Ma la decisione della Corte di Strasburgo solleva la questione del rispetto dei diritti umani. 

Johnson ha replicato a muso duro, come da par suo, arrivandio persino a ipotizzare un'uscita del Regno Unito dalla Cedu, un po' come fatto dalla Russia dopo l'invasione in Ucraina. Il che non sarebbe un bel parallelo per il premier europeo che ha più di tutti forzato la mano contro Mosca a sostegno di Kiev.  "Non saremo dissuasi dal fare la cosa giusta e dal realizzare i nostri piani per controllare i confini della nostra nazione", ha detto la ministra Patel. Mentre una portavoce del governo ruandese ha assicurato che Kigali "resta pienamente impegnata a far funzionare questa partnership" ed è "pronta ad accogliere i migranti quando arriveranno e a offrire loro sicurezza e opportunità nel nostro Paese”. 

Intanto, non si fermano gli sbarchi di migranti nel Regno Unito: tra il 13 e 14 giugno sono arrivate altre 338 persone attraverso la Manica. Dall'inizio dell'anno, sono oltre 10mila i migranti che hanno intrapreso questa rotta, sempre più trafficata. 

Il caso britannico viene visto con attenzione anche dall'Unione europea, alle presa con la riforma delle sue politiche sull'immigrazione. La Danimarca ha sottoscritto un accordo simile con lo stesso Ruanda e il Kosovo, ponendosi come modello per il resto dell'Ue. Un modello che potrebbe venire messo in discussione dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

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