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Giovedì, 18 Aprile 2024
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"La Cina sterilizza gli uiguri", Ue chiede a Pechino di far luce sulle accuse

Un ricercatore tedesco avrebbe trovato le prove di questa pratica condotta per fermare l'avanzata delle minoranze etniche, in particolare di quella musulmana. Usa all'attacco, mentre Bruxelles è più cauta: "Stop se confermato, consentire indagine internazionale"

Non solo i campi di rieducazione, già denunciati in passato da diverse fonti: contro la minoranza etnica degli uiguri, e non solo, nella regione occidentale dello Xinjiang, la Cina starebbe portando avanti sterilizzazioni e aborti forzati per frenarne la crescita. La denuncia arriva dallo studio di un ricercatore tedesco, tale Adrian Zenz, che si basa su una serie di dati pubblicati su internet delle stesse autorità cinesi. Pechino ha smentito con forza le accuse, cavalcate anche dagli Stati Uniti. Mentre l'Unione europea si è mostrata più cauta e ha chiesto al governo cinese di permettere "agli osservatori indipendenti di fare delle ispezioni" nella regione interessata "e condurle in modo trasparente e obiettivo". Quale che sia la reale sussistenza delle accuse, il caso ha riportato all'attenzione la questione dei diritti umani in Cina. 

Già lo scorso novembre, un'inchiesta del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi aveva rivelato l'esistenza di centri di 'rieducazione' in Cina dove sarebbero stati imprigionati almeno 1 milione di cittadini della minoranza uigura. Pechino considera gli uiguri un rischio per la sicurezza nazionale (gli uiguri sono turcofoni e in molti chiedono autonomia se non vera e propria indipendenza) e già da tempo diverse testimonianze avevano rivelato l'esistenza di tensioni tra i cinesi musulmani e il governo centrale. Tensioni che, secondo le accuse, sarebbero sfociate in vera e propria repressione. Lo scorso dicembre, il Parlamento europeo ha assegnato il Premio Sacharov per la libertà di espressione a Ilham Tohti, economista e attivista per i diritti degli uiguri, da 6 anni in carcere. 

Adesso, il nuovo caso: la presunta campagna di sterilizzazione volta a frenare la crescita degli uiguri. Secondo lo studio di Zenz, le donne uigure e di altre minoranze della regione dello Xinjiang che hanno raggiunto il limite massimo consentito di due figli, erano state "dotate di contraccettivi intrauterini". Lo studio riferisce anche che alcune donne hanno dichiarato di essere state costrette a ricevere interventi chirurgici di sterilizzazione. Tra coloro che sono state portate nei campi di rieducazione, alcune avrebbero denunciato di aver ricevuto iniezioni che hanno interrotto le mestruazioni o causato sanguinamenti insoliti coerenti con gli effetti dei farmaci anticoncezionali. I documenti governativi studiati da Zenz avrebbero anche dimostrato che le donne in alcune comunità di minoranze rurali della regione hanno ricevuto frequenti esami ginecologici obbligatori e test di gravidanza bimestrali da parte di funzionari sanitari locali.

Il ministero degli Esteri cinese ha affermato che le accuse sono "prive di fondamento" e mostrano "ulteriori motivi". Ma gli Stati Uniti, in pieno braccio di ferro con Pechino, non credo alle smentite e hanno esortato la Cina a "far cessare immediatamente" le sterilizzazioni forzate "nel quadro della loro campagna di repressione" della minoranza uigura. Più cauta l'Ue: il tema della pratiche di sterilizzazione e aborto forzati contro gli Uiguri ed altre minoranze nella regione dello Xinjiang, "sono stati più volte sollevati con le autorità cinesi ad alto livello e in forum internazionali. Qualora la pratica della sterilizzazione forzata fosse confermata, in quanto costituisce una grave violazione diritti umani, allora dovrà essere fermata immediatamente e i responsabili dovranno essere portati davanti alla giustizia", ha detto una portavoce della Commissione Ue.

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