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Giovedì, 18 Aprile 2024
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In Danimarca il pass Covid funziona già da un mese, e il Paese sta tornando alla normalità

Il certificato che apre le porte dei luoghi pubblici si chiama coronapas. Ha già permesso la riapertura di esercizi commerciali, musei e persino studi di tatuatori, ma ci sono necessari molti centri per i test

Meno di un mese fa, il 6 aprile, la Danimarca ha adottato il ‘coronapas’, un certificato che permette di provare l’avvenuta vaccinazione completa o la negatività a un test condotto nelle ultime 72 ore. Un sistema che, unito ai progressi sulla campagna di vaccinazione e sul controllo della situazione epidemiologica, ha già permesso una serie di riaperture che dimostrano la validità dell’esperimento. Dall'inizio della pandemia nella nazione di quasi sei milioni di abitanti i casi sono stati 254mila e i decessi 2.491 decessi. Il 21 aprile hanno riaperto bar, ristoranti, musei, stadi e persino gli studi dei tatuatori. Ma i clienti ammessi all’interno dei locali sono solo quelli in possesso della certificazione vaccinale o di negatività. Da oggi sono state allentate poi gran parte delle misure introdotte per contenere la diffusione del Covid-19 e grande attenzione è rivolta alla riapertura delle scuole, in particolare le elementari che riprenderanno completamente le loro attività. A riaprire saranno anche i teatri, i cinema, le sale da concerto, le palestre e gli impianti sportivi al chiuso, con limiti che riguardano ancora il numero dei partecipanti.

Come funziona il pass

Il pass funziona tramite un'app per smartphone chiamata MinSundhed (MyHealth), collegata a un sistema nazionale. Tutti i residenti hanno un numero ID, chiamato Cpr, e una tessera sanitaria gialla con un codice a barre contenente i dettagli dell'ID. Quando si viene vaccinati, o si fa un test o viene certificata l'avvenuta guarigione negli ultimi 180 giorni, i dati finiscono nel sistema. Entrando in un locale il codice viene scansionato e il risultato diventa visibile dando il via libera all'ingresso. Per ora sono disponibili anche dei certificati cartacei, ma presto tutto sarà digitalizzato. Il certificato non serve per entrare in negozi e supermercati ma è necessario per andare allo stadio, in cinema, teatri, palestre, ma anche dal parrucchiere o dal tatuatore.

Un milione di test in una settimana

Un sistema, quello danese, replicabile solo nei Paesi dotati di una capillare rete di test-center. Nella sola settimana scorsa, rivela il Guardian, nel Paese scandinavo sono stati condotti oltre un milione di tamponi. Circa un adulto su quattro ha avuto la possibilità di fare un test e chi per lavoro entra in contatto con i clienti ha potuto verificare la propria negatività anche più volte nella stessa settimana. All'interno di uno dei centri allestito in una sala da concerti ad esempio sono state installate circa 60 per i tamponi. Nel giro di dieci minuti una persona può fare il test e uscire e il risultato gli arriva sul telefono in non più di mezz'ora. .

I commercianti esultano

Nell'affollato Spisebar 20 nel quartiere alla moda di Nørrebro di Copenaghen, la proprietaria Tanya-Maria Solskov ha detto al giornale britannico che il ritorno dei suoi clienti è stato "sorprendente". L'unico svantaggio al momento è che i diversi formati utilizzati dai diversi fornitori di test rendono il controllo dei documenti dispendioso in termini di tempo. "Ci richiede quasi di avere una persona in più che lavora qui", ha detto. "Penso che dovrebbero sostenerci con un po' di soldi in più, perché normalmente non è nostra responsabilità, e stiamo già lottando dopo che ci hanno chiusi per quattro mesi e mezzo", ha aggiunto.

Diverse strategie, medesimo risultato

Un successo che ricorda quanto avvenuto in Israele con la riapertura dei locali e dei luoghi pubblici. Con la differenza che il Paese mediorientale ha puntato molto sui vaccini, mentre il Governo di Copenaghen ha messo su un’invidiabile rete di centri capaci di testare ogni giorno la negatività di migliaia di persone. 

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