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Sabato, 2 Dicembre 2023
La riforma / Spagna

In Spagna galiziano, basco e catalano lingue ufficiali del Parlamento. Insorge la destra

Era una delle richieste poste dai separatisti per appoggiare un nuovo governo del socialista Sanchez. "Progrediamo verso la pluralità linguistica", ma Popolari e Vox lasciano l'Aula in segno di protesta

I deputati spagnoli potranno da oggi parlare in Aula anche in catalano, basco o galiziano e non solo in castigliano, l'idioma di Miguel de Cervantes. Le tre lingue regionali sono diventate idiomi 'co-ufficiali' di lavoro al Parlamento di Madrid. La modifica nelle intenzioni dichiarate intende aiutare la Camera a "progredire sulla strada della pluralità linguistica". In realtà la riforma è stata richiesta del partito separatista catalano Junts di Carles Puigdemont, del cui sostegno il primo ministro ad interim, Pedro Sánchez, ha bisogno per riuscire a formare un nuovo governo dopo che le elezioni generali di luglio non hanno dato una chiara maggioranza.

Gli indipendentisti catalani tengono in ostaggio il governo spagnolo

La mossa è stata fortemente criticata dal partito popolare (Pp) e da quello di estrema destra Vox, gli alleati di Giorgia Meloni in Europa, e i cui deputati hanno manifestato il loro disappunto lasciando l'aula in segno di protesta e gettando i propri auricolari per le traduzioni in tempo reale sulla sedia di Sánchez, che era assente per partecipare alle riunioni delle Nazioni Unite a New York. Da ora in poi tutti i discorsi saranno tradotti in tempo reale da degli interpreti, come avviene ad esempio al Parlamento europeo, in modo tale che tutti possano parlare nella lingua che preferiscono e ascoltare i discorsi in quella che capiscono. La riforma, approvata in base a una procedura d'urgenza, ha avuto il via libera con 176 voti a favore, 169 contrari e 2 astensioni, grazie al sostegno di socialisti (Psoe), sinistra radicale di Sumar, i Repubblicani catalani (Erc), Junts (il partito di Puigdemont) e di altre formazioni politiche più piccole, gli stessi partiti che potrebbero dare il sostegno a un futuro, nuovo governo a trazione socialista.

Il galiziano è stata la prima lingua co-ufficiale ad essere parlata questa mattina, quando il deputato socialista José Ramón Besteiro, originario della città nord-occidentale di Lugo, ha detto ai colleghi legislatori che era un "doppio onore" debuttare il nuovo sistema e celebrare le "ricchezze culturali e linguistiche" della Spagna. Marta Lois, portavoce della coalizione di sinistra Sumar, ha ribadito che "la possibilità di parlare in una lingua non nega le altre". "Questa è una giornata storica perché finalmente i diritti dei catalani saranno rispettati", ha affermato in catalano Miriam Nogueras, deputato indipendentista di Junts (Insieme per la Catalogna) alla Camera dei Deputati. Secondo i dati ufficiali in Spagna 9,1 milioni di persone parlano catalano, mentre 2,6 milioni e 1,1 milioni parlano rispettivamente galiziano e basco. Le tre lingue regionali acquisiscono lo status di lingue co-ufficiali in Spagna, fermo restando che il castigliano (spagnolo) è l'unica lingua ufficiale in tutto il Paese e, per ora, anche in tutta l'Unione europea.

I separatisti catalani, guidati dall'ex presidente regionale autoesiliato in Belgio Puigdemont, vorrebbero che il catalano diventasse anche una lingua ufficiale dell'Unione europea. Sánchez ha approfittato della presidenza spagnola dell'Ue che è in corso in questo semestre, per spingere affinché i tre idiomi siano accettati come lingue ufficiali nel blocco, ma l'accoglienza della richiesta è stata a dir poco tiepida. L'Ue ha 27 Paesi membri e 24 lingue ufficiali, in quanto alcuni Paesi condividono la stessa lingua, ad esempio il tedesco che parlato in Germania e Austria o il francese in Francia e Belgio.

Il Lussemburgo, piccolo Paese di meno di un milione di abitanti, non ha voluto far inserire il lussemburghese tra le lingue ufficiali, anche se era suo diritto, e i suoi deputati hanno il francese come lingua di lavoro, gli irlandesi hanno invece fatto inserire il gaelico, anche se di fatto nessuno lo parla in Aula. Nel blocco ci sono circa 60 lingue minoritarie e regionali e molti a Bruxelles temono che un via libera alla richiesta di Madrid potrebbe incoraggiare altri a fare richieste simili.

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