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Venerdì, 29 Marzo 2024
Libertà di stampa / Australia

Perché i sostenitori di Julian Assange sperano ancora di evitare l'estradizione

Governo e opposizione in Australia sostengono la sua causa, provando a far pressione su Biden affinché rinunci

Non mollano i sostenitori di Julian Assange. Men che meno adesso che il fondatore di Wikileaks sembra destinato ad essere estradato negli Stati Uniti. Si sentono anzi all'"apice del successo" della loro battaglia e insistono per la sua liberazione, dopo aver incamerato il sostegno diplomatico dell'Australia e il successo della manifestazione organizzata a Sidney in suo nome. Assange è detenuto in Gran Bretagna nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, dove è stato rinchiuso dopo la scelta dei giudici britannici di autorizzare formalmente la sua estradizione negli Usa. Il fondatore di Wikileaks sta ancora combattendo contro quello che sembra essere il suo destino, essendo in corso una causa di appello contro questa decisione.

Negli Stati Uniti l'uomo è ricercato con un'accusa penale che includerebbe fino a 18 capi di imputazione per aver diffuso, tramite la piattaforma che aveva fondato, centinaia di documenti militari statunitensi riservati e dispacci diplomatici relativi alle guerre in Afghanistan e Iraq, in cui si denunciavano uccisioni di civili. Reputato un criminale da Washington, Assange incarna secondo molti altri un eroe per la liberà di stampa. Difendere i suoi diritti, dicono i sostenitori, significa tutelare il diritto dei cittadini di essere informati in modo corretto e approfondito. Per questo motivo non cessano le manifestazioni in suo favore. L'ultima è stata organizzata a Hyde Park a Sydney per una marcia attraverso la città che ha visto la partecipazione di centinaia di persone.

Originariamente la protesta doveva coincidere con una visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha però annullato il viaggio a causa della crisi del tetto del debito del suo Paese. In questa occasione la moglie del detenuto, Stella Assange, si è recata in Australia dalla Gran Bretagna, dove i due si sono conosciuti quando lei era il suo avvocato. "Quello che sento intensamente è uno sforzo concertato per riportare Julian a casa dai politici australiani, ovviamente dal governo e anche dalla popolazione australiana", ha detto la donna all'agenzia di stampa Reuters dopo gli incontri con i politici a Canberra. La spinta per il rilascio di Assange è sulla "cuspide del successo", ha dichiarato a Reuters suo padre, John Shipton, durante la marcia.

A sostenere la campagna per il rilascio di Assange si sono schierati sia il primo ministro Anthony Albanese che il leader dell'opposizione Peter Dutton. Entrambi questo mese hanno affermato che la sua detenzione è durata troppo a lungo. Lo scorso novembre Albanese, che era un sostenitore del rilascio già mentre era all'opposizione, ha sollevato il caso con Biden durante una visita negli Stati Uniti. Ad aprile l'Alto commissario australiano per la Gran Bretagna Stephen Smith ha visitato l'attivista in prigione.

Nel 2010 il sito WikiLeaks divenne famoso dopo aver rilasciato migliaia di file segreti classificati e dispacci diplomatici da cui emergevano azioni riprovevoli da parte degli Stati Uniti sia in Afghanistan che in Iraq, dove erano presenti le forze militari a stelle e strisce. I documenti vennero ripresi e diffusi dai principali giornali di tutto il mondo, certificando la più grande violazione della sicurezza nella storia militare degli Stati Uniti, che da quel momento lo ha inserito in cima alla lista nera dei suoi nemici. Le imputazioni a carico di Assange vengono perciò lette da molti come un mero "processo politico" nei suoi confronti.

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