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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"L'Ue sta preparando uno strumento di sorveglianza di massa dei migranti"

Trentuno Ong, tra cui Amnesty International, chiedono ai deputati di opporsi alla riforma del database delle impronte digitali che permetterà anche di registrare immagini facciali e altri dati

Con la scusa di voler apportare delle modifiche al database in cui sono conservate le impronte digitali dei migranti che entrano in Europa, Bruxelles vuole creare “un potente strumento di sorveglianza di massa”. È l'accusa che arriva da 31 Ong, tra cui Amnesty International e la Rete europea contro il razzismo, che hanno scritto una lettera aperta ai deputati del Parlamento europeo esortandoli a ripensare ai piani per la revisione del database Eurodac, che conserva le impronte digitali dei richiedenti asilo.

Fortezza Europa

"I diritti digitali dei richiedenti asilo e dei migranti vengono sacrificati per rafforzare la fortezza Europa", ha attaccato Chloé Berthélémy, consigliere politico presso il gruppo europeo per i diritti digitali, che ha promosso la lettera. “Il pacchetto sulla migrazione sta trasformando la banca dati Eurodac in un potente strumento di sorveglianza di massa per respingere, rintracciare ed espellere le persone in cerca di protezione internazionale. Il Parlamento europeo deve invertire questa politica di violazione dei diritti”, ha aggiunto Berthélémy.

La riforma

Come ricorda il Guardian la banca dati delle impronte digitali Eurodac è stata creata nel 2000 nel tentativo di dissuadere i migranti dal presentare più richieste di asilo in diversi Stati membri dell'Ue. Secondo l'attuale legislazione comunitaria, il regolamento di Dublino, i rifugiati sono tenuti a presentare una domanda di asilo nel primo paese dell'Ue in cui arrivano, un sistema che viene criticato dall'Italia e dai Paesi del Sud che sostengono che in questo modo devono necessariamente farsi carico dei flussi che arrivano dall'Africa attraverso il Mediterraneo. Nel 2018 Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo politico per espandere Eurodac e consentire anche la registrazione di immagini facciali, dettagli del passaporto o della carta d'identità, e la possibilità di rilevare le impronte digitali e fotografare i bambini migranti a partire da sei anni, rispetto all'attuale limite minimo di età di 14 anni. La riforma è stata però al momento congelata, in attesa che si riesca a modificare, come richiesto da più nazioni, l'itero regolamento di Dublino.

"Intervento sproporzionato"

Per le Ong il nuovo database riformato sarebbe “sproporzionato e invasivo della privacy”, sottolineando che “le persone in movimento meritano lo stesso livello di protezione di chiunque altro” e che l'Ue “non dovrebbe approfittare della loro situazione vulnerabile per sottoporle a sorveglianza di massa e trattamenti non dignitosi”. Gli attivisti hanno anche criticato la richiesta di rilevare le impronte digitali e fotografare i bambini migranti. "Prendere e conservare i dati biometrici dei bambini per scopi non legati alla protezione è una violazione gravemente invasiva e ingiustificata dei loro diritti", e “lede anche i principi di proporzionalità e necessità”, afferma la lettera. Sebbene il progetto di accordo stabilisca che la forza non dovrebbe mai essere usata sui minori per scattare foto o prendere impronte digitali, consente "un grado proporzionato di coercizione" come ultima risorsa, se tale approccio è consentito anche dalla legislazione nazionale di uno Stato membro. “Ciò costituirebbe una grave violazione dei diritti fondamentali alla dignità, all'integrità, alla libertà e alla sicurezza”, afferma la lettera ricordando che 23 organizzazioni della società civile e le Nazioni Unite hanno sostenuto nel 2018 che “tutti i bambini, indipendentemente dalla loro età, dovrebbero essere esentati da ogni forma di coercizione nel regolamento Eurodac, nel pieno rispetto della Convenzione Onu sui diritti dei fanciulli”.

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