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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Il populismo di sinistra e anti-migranti che soffia in Europa

Dai socialdemocratici danesi, che rimproverano al governo di destra di essere troppo "morbido" con gli stranieri, al collettivo tedesco Aufstehen, che vuole chiudere le porte ai non-rifugiati.

In Danimarca, hanno alzato le barricate in difesa della lingua nazionale, contro l'invasione dell'arabo e del turco. In Germania, un pezzo storico della Linke ha fondato un nuovo partito che chiede di chiudere le porte ai migranti economici. Cosa che del resto sta già facendo il Pd slovacco da quando è al governo di Bratislava. In Europa, il vento populista e anti-migranti non è solo di destra. Anzi. Crescono in giro per il Vecchio Continente, e in alcuni casi vi sono sempre stati, movimenti e partiti che si richiamano alla tradizione comunista e di sinistra, ma che nei confronti dell'immigrazione hanno posizioni distanti da quelle comunemente attribuite a questo lato della politica Ue.   

Il caso danese

“La sinistra danese ha virato a destra sull’immigrazione,” titolava qualche giorno fa Politico. E in effetti, è questa l'impressione che hanno dato i socialdemocratici nello spiegare le motivazioni della loro opposizione alla riforma delle politiche di integrazione presentata dal Governo di centrodestra. I socialdemocratici rimproverano all’esecutivo di Copenhagen di essere stato troppo “morbido” nel difendere i valori e l'identità nazionali: la proposta prevede un minimo di 25 ore di scuola settimanali obbligatorie per tutti i bambini dei migranti per imparare la lingua nazionale e i valori della società danese, e sanzioni che arrivano alla prigione e alla deportazione per i genitori stranieri che riportano i figli nel paese d’origine per lunghi periodi.

“Abbiamo provato a negoziare queste misure - ha commentato il responsabile socialdemocratico per l’immigrazione Mattias Tesfaye - per renderle più draconiane”. “È un problema dei socialdemocratici se ci sono aree del Paese dove la lingua più parlata sta diventando l’arabo o il turco, perché mina il terreno comune su cui si basa lo stato sociale”, ha sottolineato l’esponente della sinistra danese.

“Alzarsi in piedi” contro i migranti economici

Il vento del populismo di sinistra soffia anche in Germania, dove troviamo il neonato movimento tedesco Aufstehen (letteralmente “Alzarsi in piedi”), fondato da Sahra Wagenknecht, esponente storica della formazione di sinistra radicale Die Linke. Appellandosi ai lavoratori danneggiati dalla globalizzazione e dalle condizioni salariali precarie imposte dalla gig economy, la Wagenknecht, che è figlia di un rifugiato iraniano, sostiene che la Germania debba aprire le porte solo a chi chiede asilo in fuga dalle guerre.

I migranti economici, a detta della leader di Aufstehen, sarebbero uno strumento in mano alle grandi aziende per tenere bassi i salari dei lavoratori. Wagenknecht ha criticato aspramente la decisione della cancelliera Merkel di accogliere un milione di profughi nel 2015, sostenendo una linea dura sull’immigrazione in difesa del ceto operaio tedesco. Il sovranismo sembra aver fatto breccia nel cuore di una parte della sinistra europea, che attende, assieme alle altre forze politiche, una ridefinizione delle alleanze europee considerando la crisi del bipolarismo popolari/socialisti e la crescita di forze che mettono insieme istanze non più inconciliabili.​

La sinistra "amica" di Orbán e Salvini 

In Slovacchia, lo Smer, Direzione-Socialdemocrazia, partito di centrosinistra da cui proviene il neo-candidato alla presidenza della Commissione europea Maros Sefcovic (che potrebbe essere sostenuto anche dal Pd in Italia), guida addirittura un governo coi nazionalisti di destra. Lo scorso giugno il primo ministro slovacco ha riaffermato la linea anti-accoglienza del suo esecutivo, complimentandosi con il ministro degli Interni italiano Matteo Salvini per la gestione della vicenda Aquarius. Del resto, cosa aspettarsi da un governo che, a Bruxelles, siede nel gruppo di Visegrad con Viktor Orbán e che si sta opponendo in tutti i modi alla ripartizione dei migranti tra i vari paesi Ue.

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