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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Si rifiutano di accogliere migranti, l'Ue “denuncia” Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca

La Commissione ha annunciato di aver deferito alla Corte di giustiza i tre paesi per non aver adempiuto ai propri obblighi legali in relazione al piano di ricollocamenti di richiedenti asilo

La Commissione europea ha deciso di deferire la Repubblica Ceca, l'Ungheria e la Polonia alla Corte di giustizia dell'Ue per non aver adempiuto ai propri obblighi legali in relazione al Piano di ricollocamenti di richiedenti asilo. Il deferimento apre la porta a possibili sanzioni economiche nei confronti di questi Stati.

Si tratta del piano lanciato più di un anno fa dagli Stati membri, nel corso di un vertice al Consiglio Ue, per ripartire il carico di rifugiati (a oggi circa 160mila) sbarcati soprattutto in Italia e Grecia. Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, dopo aver sottoscritto gli accordi, hanno poi cambiato idea, appellandosi alla Corte di giustizia Ue. Il ricorso è stato respinto il 6 settembre scorso e oggi, anche a seguito di questa sentenza, l'Esecutivo comunitario ha deciso di deferire i tre paesi dell'Est Europa. 

Per Bruxelles, i governi di Praga, Budapest e Varsavia "continuano a violare i propri obblighi giuridici" e hanno fornito "risposte insoddisfacenti", senza indicare che rispetteranno le decisioni del Consiglio sui ricollocamenti. Le decisioni del Consiglio richiedono che gli Stati membri mettano a disposizione dei posti per i ricollocamenti ogni tre mesi, per assicurare una procedura rapida e ordinata. Mentre tutti gli altri paesi lo hanno fatto, l'Ungheria non ha fatto assolutamente nulla da quando il piano di ricollocamenti è iniziato, la Polonia non ha ricollocato nessuno e non offre posti dal dicembre 2015, mentre la Repubblica Ceca non ha ricollocato nessuno dall'agosto 2016 e non ha fatto alcuna nuova promessa di posti quest'anno. 

Nei giorni scorsi, la Commissione Ue ha avanzato la proposta di creare un meccanismo di ricollocamento dei migranti permanente e non transitorio come quello in vigore attualmente. Il Parlamento europeo ha chiesto che, al fiando di questo schema, gli Stati membri rivedano il Regolamento di Dublino eliminando il principio del paese di primo ingresso, in base al quale l'onere burocratico dei richiedenti asilo ricade in toto sui paesi dove arriva la maggior parte dei flussi di migranti. 

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