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Giovedì, 28 Marzo 2024
Edimburgo ci riprova

La Scozia torna a sognare l’indipendenza: “Nuovo referendum entro il 2023”

La premier Sturgeon vuole una nuova consultazione popolare nella speranza di ribaltare l’esito del 2014, quando gli scozzesi preferirono restare nel Regno Unito

Il governo scozzese chiederà un nuovo referendum sull’indipendenza dal resto del Regno Unito da fissare entro la fine del 2023. Lo ha annunciato la prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, uscita trionfante dalle elezioni dello scorso anno che hanno premiato il suo Partito nazionale scozzese, la formazione storica degli indipendentisti. Un risultato che, a detta di Sturgeon, ha assegnato “un indiscutibile mandato democratico” per un nuovo referendum sull’indipendenza, dopo che nel 2014 il 55% degli scozzesi aveva scelto di restare nel Regno Unito. 

“Dopo tutto quello che è successo - Brexit, Covid e Boris Johnson - è tempo di definire una visione diversa e migliore”, ha detto in una conferenza stampa a Edimburgo la premier scozzese. I toni di Sturgeon, tra le più accanite oppositrici del governo conservatore di Johnson, si sono fatti più duri negli ultimi mesi approfittando del calo di popolarità del premier britannico.

Sturgeon ha dunque presentato un manifesto intitolato “Indipendenza nel mondo moderno: più ricca, più felice, più giusta: perché no, Scozia?”. Nel documento si evidenzia che la parte settentrionale della Gran Bretagna ha dimensioni simili a molti altri Paesi Ue che stanno superando il Regno Unito sia in termini di ricchezza pro capite che dal punto di vista del benessere sociale.

Il combinato disposto tra le difficoltà del governo di Londra sul processo di sganciamento dall’Unione europea - che oggi ha attivato tre procedure d’infrazione contro il Regno Unito per la mancata applicazione degli accordi sull’Irlanda del Nord - e la crisi del Partito conservatore, che meno di dieci giorni fa si è spaccato sulla fiducia a Johnson, devono avere fatto gola ai sostenitori della causa indipendentista scozzese, determinati a ribaltare il risultato di otto anni fa.

“Tuttavia, dobbiamo farlo in modo legale”, ha precisato Sturgeon riferendosi alle modalità di convocazione della consultazione popolare. In altre parole, niente referendum fai-da-te, come quello tenutosi in Catalogna nel 2017 e che ha portato all’arresto dei leader del movimento indipendentista di Barcellona. Il governo scozzese, che gode già di ampi spazi di autonomia da Westminster, dovrà quindi ottenere il permesso di Londra prima di poter organizzare la nuova consultazione. Escludendo in partenza il sì di Johnson a tale ipotesi, l’altra strada per Sturgeon resta la collaborazione con le forze di opposizione e sperare che il peso elettorale del Partito nazionale scozzese diventi determinante per la composizione di future maggioranze alternative a quella conservatrice che oggi governa l’ex Paese Ue. Solo così Edimburgo può sperare di ottenere una nuova consultazione e ravvivare il sogno della piccola patria indipendente da Londra ma agganciata all’Europa. 

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