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Venerdì, 29 Marzo 2024
Edimburgo / Regno Unito

La Scozia perdonerà le sue streghe: riabilitate oltre 3.800 persone (anche uomini)

La campagna degli attivisti di Witches of Scotland ha incassato l’appoggio del governo

Gli attivisti di Witches of Scotland (“streghe della Scozia”) sono a un passo dall’ottenere la vittoria per cui hanno lottato negli ultimi due anni. La campagna promossa dall’associazione di attivisti ha infatti raggiunto il parlamento nazionale scozzese e, come riporta il Guardian, ha ottenuto l’appoggio del governo guidato dalla premier Nicola Sturgeon.

La richiesta è quella di “riabilitare” i nomi delle persone, principalmente donne, accusate di stregoneria nei secoli XVI-XVIII. Dal 1563, anno in cui fu introdotto il Witchcraft Act (“atto sulla stregoneria”) e il 1736, quando fu abrogato, si sono susseguite cinque “grandi cacce” alle streghe scozzesi, con tanto di processi tenuti a livello nazionale. Quelle che sono rimaste nel gergo colloquiale come cacce alle streghe sono state ondate d’isterismo collettivo, o “panico satanico”, che a diverse riprese hanno infiammato l’Europa cristiana dal Medioevo fino all’età dei Lumi.

Le accuse variavano, ma avevano sempre a che fare con la sfera del sovrannaturale. Dal mutamento di forma da umani ad animali, alla danza con il diavolo, alla maledizione delle navi del re, migliaia di donne sono state bollate come streghe e in quanto tali perseguitate, torturate, processate e giustiziate. Le prime inquisizioni furono avviate da Giacomo VI di Scozia, che riteneva che le streghe evocassero tempeste per affondare le sue navi.

La stregoneria, a quei tempi, era considerata un reato capitale. I condannati venivano solitamente strangolati a morte, quindi bruciati sul rogo così che non rimanesse alcun cadavere da seppellire. Molte confessioni venivano estorte sotto tortura con i metodi più disparati, dalla privazione del sonno all’estrazione delle unghie, passando per l’incisione della pelle con aghi e pugnali per vedere se l’accusato sanguinava (si riteneva infatti che le streghe non sanguinassero).

In Scozia, “pro capite, durante il periodo tra il XVI e il XVIII secolo, abbiamo giustiziato cinque volte più persone che altrove in Europa, la maggior parte delle quali erano donne” ha dichiarato Claire Mitchell QC, leader della campagna Witches of Scotland. L’obiettivo della rete di attivisti è quella di ottenere perdoni, scuse pubbliche e un monumento nazionale per ricordare le vittime innocenti di quella follia antiscientifica.

I perdoni che il parlamento di Edimburgo si appresta ad approvare sono 3.837, tutte persone processate come streghe (l’84% erano donne), due terzi dei quali sono state giustiziate e bruciate. “Per metterlo in prospettiva – ha aggiunto Mitchell – a Salem furono accusate 300 persone e 19 furono giustiziate. In Scozia eravamo assolutamente eccellenti nel trovare donne da bruciare. Quelle giustiziate non erano colpevoli, quindi dovrebbero essere assolte”. Salem era una colonia inglese nel Massachusetts, dove tra il 1692 e il 1693 è scoppiata una psicosi collettiva che ha portato alla morte per esecuzione di una ventina di persone, prevalentemente donne. Le vittime sono state proclamate innocenti dal parlamento nazionale nel 2001.

Il sito Witches of Scotland nota che i segni associati alla stregoneria – manici di scopa, calderoni, gatti neri e cappelli neri a punta – erano anche associati alle “alewives” (letteralmente spose della birra), donne che producevano birra a bassa gradazione per ovviare alla scarsa qualità dell’acqua. La scopa fuori dalle case segnalava che la birra era in vendita, il calderone era utilizzato per prepararla, il gatto serviva a tenere lontani i topi e il cappello, infine, le aiutava a distinguersi dagli altri venditori al mercato. Una volta che divenne un’industria redditizia, le donne furono estromesse dalla produzione della birra.

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