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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Schengen scricchiola, Francia e Germania prolungano ancora i controlli alle frontiere

Anche altri 4 Paesi hanno richiesto a Bruxelles di poter sospendere il libero movimento per paura di terrorismo o migrazioni irregolari, ma la Commissione assicura che per ora è tutto all'interno delle regole

Il sistema Schengen, per la libertà di movimento tra gli Stati membri dell'Ue, continua a scricchiolare. Sei Paesi tra cui Francia, Germania e Danimarca hanno chiesto a Bruxelles di poter continuare con i controlli alle frontiere in chiave anti terrorismo, la prima e per fermare i flussi di migranti irregolari gli altri due per far fronte ai flussi irregolari di migranti. Il prolungamento dei controlli alle frontiere interne di Schengen è "inevitabili" a causa della "situazione di sicurezza nell'area europea" e la "mancanza di protezione alla nostra frontiera esterna", ha detto il ministro tedesco dell'Interno, Thomas De Maiziere, prima di una riunione con i suoi omologhi dell'Ue a Lussemburgo al Consiglio Ue. "Abbiamo deciso di estendere i controlli di frontiera per 6 mesi dal 11 novembre", ha dichiarato De Maiziere spiegando che "questa decisione è stata presa con i nostri vicini austriaci e danese”, e che “anche la Svezia e la Norvegia partecipano". Secondo De Maiziere, i controlli "continuano a essere una misura provvisoria", ma “al momento non possiamo evitarli”.

La Danimarca

Dal canto suo la Danimarca giustifica la prevista estensione dei suoi controlli alle frontiere con la Germania con la paura della presenza di richiedenti asilo radicalizzati. "Il gran numero di migranti irregolari e richiedenti asilo rifiutati è una vera minaccia per la sicurezza", si legge in una lettera del governo danese all'Unione europea riportata dalla stampa tedesca. La Danimarca ha introdotto per la prima volta controlli alle frontiere con la Germania e con altri Paesi dell'area Schengen dallo scorso anno. Il Paese scandinavo aveva reiterato i controlli l'11 maggio scorso per sei mesi ed ora ha deciso di prolungarli per altri sei.

La Francia

"II nostro Paese è stato bersaglio di un nuovo attacco con la morte di due giovani donne a Marsiglia. La Francia è sotto shock", ha spiegato il ministro dell'Interno francese, Gerard Collomb, che si è detto soddisfatto della proposta della Commissione di modificare il codice frontiere Schengen per permettere di estendere i controlli per ragioni di sicurezza per uno o due anni, anche se, ha annunciato che Parigi ha alcune obiezioni "sui dettagli".

L'assenza di Minniti

Al Consiglio Affari interni era però assente il ministro italiano Marco Minniti. “Alla riunione si è discusso di migranti e di Schengen, forse a Minniti questi argomenti non interessano?”, ha attaccato l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao sottolineando che “la riforma di Schengen è fondamentale per l’Italia”, e ricordando che “il Parlamento europeo ne ha iniziato la discussione e, per ora, le notizie sono negative” con la proposta di riforma presentata della Commissione che “allunga i tempi per reintrodurre i controlli alle frontiere” e in questo modo “l'Europa sta mettendo un tappo sull'Italia e, senza la revisione del Regolamento di Dublino, il nostro Paese e in particolare la Sicilia saranno lasciati soli a gestire le centinaia di migliaia di domande di protezione internazionale che arrivano ogni anno”.

La posizione della Commissione

La decisione di Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia di prolungare i controlli alle frontiere interne "è all'interno di ciò che è già previsto" dalle regole di Schengen, ha assicurato il commissario europeo agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, in Lussemburgo per il Consiglio Ue. "Ieri abbiamo ricevuto notifiche da sei Stati membri", ha spiegato Avramopoulos e "da quel che ho capito queste notifiche sono state effettuate sotto la pressione di una scadenza. Valuteremo il contenuto e ne discuteremo con tutti gli Stati membri". Tuttavia "questo prolungamento è all'interno di ciò che è già previsto" dalle regole, ha aggiunto Avramopoulos, sottolineando di comprendere le preoccupazioni "sulla sicurezza" dei Paesi che hanno deciso di mantenere i controlli.  

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