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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'analisi / Ucraina

I cinque scenari con cui potrebbe concludersi la guerra in Ucraina

Dopo quattro mesi il conflitto non sembra avvicinarsi alla sua conclusione, le forze di Mosca stanno vincendo ma Kiev è determinata a non arrendersi, ecco come si potrebbe uscire da questa situazione

Con la guerra in Ucraina che continua a trascinarsi in maniera sembra interminabile, la domanda che tutti si pongono è: come si potrebbe arrivare a una fine del conflitto? Dal 24 febbraio, quando Vladimir Putin diede il via a quella che definì una “operazione speciale” allo scopo di proteggere i cittadini russofoni e di “denazificare” il Paese sono trascorsi ormai 140 giorni, e non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. I Paesi occidentali continuano a fornire armi alle truppe di Volodymir Zelensky, ma Kiev, nonostante i proclami roboanti, non riesce a respingere l'invasore anche se allo stesso tempo non sembra disposta ad arrendersi.

Secondo l'Atlantic Council, think tank di Whashington (e molto vicino al governo statunitense) sono essenzialmente quattro i possibili scenari che potrebbero portare a una conclusione della guerra. Il primo, che il think tank chiama “Miracolo a Dnipro”, è sicuramente il meno probabile. Rafforzata dalle sanzioni occidentali contro la Russia e dalla fornitura di equipaggiamenti militari sempre più letali, l'Ucraina resiste all'offensiva a est e grazie a un morale delle truppe più alto e una leadership e una tattica superiori, lancia potenti controffensive ed espelle le truppe di Mosca dal Donbass e dalle città occupate delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e dall'Ucraina meridionale. A quel punto i due Paesi raggiungono un accordo con Kiev che accetta di rimanere fuori dalla Nato, mentre la Russia accetta di rispettare i confini precedenti al 2014 e mantiene solo la Crimea. Questo scenario, a inizio marzo visto come un miracolo dagli esperti dell'Atlantic Council, adesso viene considerato non impossibile, anche se pur sempre il meno probabile tra quelli delineati.

Il secondo scenario viene definito “Pantano”. In questo scenario Mosca riesce a trincerarsi lungo le nuove linee del fronte, a mantenere un ponte terrestre verso la Crimea a sud e a proteggere le regioni separatiste di Donetsk e Luhansk a est. Sebbene le forze ucraine abbiano messo in sicurezza la loro capitale e protetto la sovranità del Paese, non sono in grado di espellere le forze russe nelle loro posizioni precedenti al 24 febbraio, ma neanche vogliono arrendersi e la guerra si stabilizza in un conflitto per lo più congelato, che si protrae nel tempo in maniera indefinita, con attacchi dell'artiglieria pesante da una parte e dall'altra per colpire il nemico nel cuore dei suoi territori. Per Putin questo avrebbe un costo altissimo perché le sanzioni non verrebbero eliminate, così come le pressioni diplomatiche, e l'Europa continuerebbe a ridurre la sua dipendenza dall'energia russa, creando un danno all'economia della Federazione.

Il terzo scenario viene chiamato “La nuova Cortina di Ferro”, e prevede che la Russia mantenga i territori occupati e le due parti cessino le ostilità, pur non dichiarando la guerra ufficialmente finita. Si creerebbe così un nuovo confine per Mosca e i suoi alleati (o Paesi satelliti) come la Bielorussia, dietro il quale Putin ammasserebbe truppe a scopo di deterrenza, e lo stesso inizierebbe a fare la Nato dall'altra parte. Sarebbe un vero e proprio ritorno alla Guerra Fredda. L'ultimo scenario, che pure viene definito ormai sempre meno probabile, è l'entrata in guerra della Nato, e quindi di conseguenza l'esplosione di un conflitto mondiale, cosa che per il think tank diviene meno probabile con il passare del tempo.

Un quinto scenario viene invece delineato dallo storico tedesco Michael Wolffsohn, in un intervento sulla Die Welt. Di fatto sarebbe una variante del “Pantano” e comporterebbe un cambiamento di strategia da parte di Kiev, che passerebbe sempre più da una guerra tradizionale a una guerra di guerriglia, sull'esempio di quella portata avanti dalla Cina di Mao Tse-tung nella Seconda guerra mondiale contro il Giappone, dal Vietnam di Ho Chi Minh contro gli Usa negli anni Settanta o dai talebani in Afghanistan prima contro l'Unione Sovietica dal 1979 al 1989 e poi contro l'Occidente dal 2001 al 2021. Il conflitto si trasformerebbe in una guerra di logoramento nella quale però le vittime civili diventerebbero sempre di più, sia perché i russi sarebbero costretti a confrontarsi con combattenti non in divisa, finendo per colpire inevitabilmente sempre più spesso la popolazione, sia perché i guerriglieri potrebbero iniziare a fare attentati e incursioni nel territorio russo.

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