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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il finanziamento ai partiti italiani preoccupa Bruxelles: "Scappatoie significative, va cambiato"

Nel suo rapporto sullo stato di diritto, la Commissione Ue chiede al governo di affrontare il problema. Raccomandazioni anche su giustizia e media

"Le regole di finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali mostrano alcune scappatoie significative, mentre sono state avviate diverse indagini su casi e sono state raggiunte le condanne di primo grado". La Commissione europea accende i fari sui fondi pubblici per la politica in Italia. Lo fa nel suo ultimo rapporto sullo stato di diritto nell'Ue, che contiene sei raccomandazioni per il governo su giustizia e tutela delle libertà fondamentali.

Tra queste, quella sui finanziamenti ai partiti: "La pratica di convogliare donazioni a partiti politici attraverso fondazioni e associazioni politiche rappresenta un serio ostacolo alla responsabilità pubblica, poiché le transazioni sono difficili da tracciare e non esiste un registro comune e unico", scrive Bruxelles. La raccomandazione all'Italia è pertando di "affrontare efficacemente la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento di partiti e campagne".

Altra raccomandazione è di affrontare con più forza i conflitti di interessi e la trasparenza sulle attività di lobby. A tal proposito, la Commissione segnala che "sono ancora pendenti diverse proposte legislative volte a rafforzare la prevenzione della corruzione, comprese la protezione degli informatori, i conflitti di interesse e il lobbismo". Sulla corruzione, Bruxelles sottolinea che "la riforma della giustizia penale" affronta "gli eccessivi ritardi nei procedimenti giudiziari" in materia, ma avverte che "sarà necessario un attento monitoraggio per garantire che i casi di corruzione non siano automaticamente chiuso a livello di appello". Inoltre, "esistono ancora sfide per gli investigatori sulla corruzione per quanto riguarda il livello di interconnessione dei registri che includono dati finanziari rilevanti, il che richiede una maggiore digitalizzazione e strumenti di intelligenza artificiale". 

A tal proposito, la "digitalizzazione del sistema giudiziario", scrive sempre la Commissione, "sta facendo ulteriori progressi nei tribunali civili, mentre permangono problemi nei tribunali penali e nelle procure. Sono in corso di attuazione misure specifiche volte a supportare i giudici. Queste misure, insieme alla prossima legislazione di attuazione, intendono affrontare le gravi sfide legate all'efficienza del sistema giudiziario, compresi gli arretrati e la durata dei procedimenti".

Il 16 giugno 2022, "il Parlamento italiano ha approvato una nuova legge di riforma del sistema giudiziario, che contiene anche disposizioni in merito all'istituzione e al funzionamento del Consiglio superiore della magistratura - continua Bruxelles - La normativa di attuazione, da adottare entro un anno, offrirà l'opportunità di adottare disposizioni più dettagliate che tengano conto delle norme europee sull'indipendenza della magistratura, compresi i poteri organizzativi dei presidenti dei tribunali e il coinvolgimento degli avvocati nella valutazione professionale dei magistrati".

Tra le raccomandazione Ue ci sono anche quelle che riguardano i media: "Persistono preoccupazioni in merito alle precarie condizioni di lavoro di molti giornalisti nel Paese, alla protezione delle fonti giornalistiche e alla questione del segreto professionale. Mentre le pene detentive per diffamazione sono state in gran parte abolite a seguito di una storica sentenza della Corte costituzionale nel 2021", la crescente prevalenza di casi di querele temerarie e la combinazione di diffamazione penale e civile "sollevano preoccupazioni". Nonostante un centro di coordinamento ben funzionante e dotato di risorse dedicato al monitoraggio della questione, "i casi di aggressioni fisiche e intimidazioni contro giornalisti e organi di stampa continuano ad aumentare anno dopo anno".

Infine, la Commissione segnala che in Italia "resta da istituire un'istituzione nazionale per i diritti umani". Lo "spazio civico rimane ristretto, in particolare per le organizzazioni che si occupano di migranti, e il processo di registrazione per le organizzazioni non governative rimane complesso".

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