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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L’Ue vuole fissare la scadenza del Green pass per evitare il caos e incentivare la terza dose

I governi vanno in ordine sparso sulla validità del certificato per incoraggiare i cittadini a fare il richiamo. Nel mentre l’Ema ammette che il ‘booster’ sarà necessario: “Prima o poi, andrà fatto”

La Commissione europea vuole “un approccio coordinato” tra i Paesi Ue sulla scadenza del Green pass per i vaccinati. Il certificato digitale rilasciato dopo l’iniezione, secondo le regole Ue, non è soggetto ad alcun limite temporale. Ma le date di scadenza al Green pass già imposte da alcuni Paesi, come la Francia, e all’esame di altri governi, a partire da quello italiano, hanno convinto Bruxelles a reagire per evitare che in assenza di una regola Ue si vada verso la balcanizzazione del certificato vaccinale. 

L’urgenza di mettere una data limite all’efficacia del Green pass è imposta dalla necessità di fare la terza dose. “I dati che stanno emergendo - ha detto ieri Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) - confermano che le dosi di richiamo, prima o poi, andranno somministrate alla maggioranza della popolazione per ripristinare la protezione alla quale abbiamo assistito subito dopo la prima vaccinazione”. La dichiarazione dell’autorevole esperto non va confusa per un’ammissione di inefficacia dei vaccini. Anzi, è esattamente il contrario. 

“La protezione” dal Covid offerta dal vaccino, ha spiegato Cavaleri, “non si azzera da un momento all’altro, c’è un continuum nel calo di protezione, ma questa rimane rilevante nel tempo”. “La protezione da forme gravi della patologia si mantiene per un periodo di tempo più lungo e in generale è ancora notevole nella maggioranza della popolazione”, ha aggiunto il rappresentante dell’Ema. “Le dosi di richiamo dovrebbero ripristinare la protezione iniziale dopo la vaccinazione primaria, inclusa quella dalle infezioni (con o senza sintomi, ndr) in modo da ridurre la diffusione del virus”.

Gli argomenti scientifici a favore della terza dose hanno già convinto la Francia a fissare la data di scadenza al 15 dicembre per il Green pass dei cittadini over 65. Un incentivo per recarsi al più presto a fare il richiamo necessario a mettere in sicurezza la fascia più vulnerabile della popolazione prima delle feste natalizie. La Lituania ha invece optato per una data di scadenza dopo sette mesi dalla seconda dose (o dal vaccino monodose Johnson & Johnson) lasciando però due alternative per ottenere un’estensione del pass necessario per muoversi in molti luoghi e viaggiare. I lituani potranno infatti scegliere se fare la terza dose (o la seconda con Johnson & Johnson) oppure sottoporsi a un test sugli anticorpi. L’eventuale presenza accertata di un numero di anticorpi sufficiente a evitare l’infezione permette l’estensione di sessanta giorni del Green pass. In Italia non si è ancora deciso, ma secondo le indiscrezioni il governo starebbe pensando di limitare il certificato digitale a una durata dai sei ai nove mesi dall’ultima iniezione. 

Le fughe in avanti degli Stati membri sulla scadenza del Green pass e sulla terza dose mettono in agitazione i funzionari di Bruxelles, consapevoli dei potenziali danni delle regole diverse da Paese a Paese. “Riteniamo con fermezza che sia importante avere un approccio coordinato su questo tema” perciò “la Commissione sta considerando tutte le opzioni a disposizione per garantire il coordinamento”, ha rivelato ieri pomeriggio Ana Gallego Torres, direttrice generale della Dg Giustizia e consumatori della Commissione europea, durante un’audizione al Parlamento europeo. “Di certo - ha aggiunto l’alta funzionaria Ue - non vogliamo vedere un’ampia gamma di approcci divergenti, che potrebbero minacciare il sistema del certificato Covid digitale Ue”, meglio noto in Italia come Green pass, “sul quale abbiamo investito molto tempo e soldi”. 

Le ipotesi sul campo sono varie. Il giornale online Euractiv, citando fonti anonime dell’Ue, ha riportato che la Commissione sarebbe pronta a inserire una data di scadenza di un anno dalla seconda dose. La direttrice Gallego, interrogata da un europarlamentare in merito all’indiscrezione, ha preferito non commentare. La funzionaria ha però precisato che di certo “la validità del certificato vaccinale è un tema collegato alla somministrazione delle dosi di richiamo”. Un campagna per incoraggiare la somministrazione del ‘booster’ (richiamo in inglese) del vaccino pare sempre più urgente agli occhi dei funzionari Ue, soprattutto alla luce dell’ultima mappa del rischio epidemiologico presentata ieri pomeriggio dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nella quale la Sardegna risulta l’ultima regione d’Europa rimasta in zona verde. 

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Gallego ci ha tenuto infine a ricordare la distinzione tra “l’uso del certificato nel contesto della libertà di movimento”, ovvero per i viaggi da uno Stato membro all’altro, “e l’uso domestico”, come le restrizioni all’ingresso di bar e ristoranti al chiuso. “Le decisioni sull’uso domestico del certificato - ha detto l’alta funzionaria Ue - rientrano nella competenza degli Stati membri”. Tuttavia, in presenza di una data di scadenza a livello Ue per i pass vaccinali, è difficile che i governi decidano che i certificati rilasciati dopo la seconda dose possano continuare a essere validi per l’uso interno. Ciò comporterebbe non solo un rischio epidemiologico maggiore, ma anche il pericolo di ritrovarsi isolati in Europa per via di possibili restrizioni che a quel punto gli altri governi imporrebbero al Paese troppo permissivo sulla terza dose.

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