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Sabato, 20 Aprile 2024
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Promise "meno marocchini", l'alleato di Salvini assolto dall'accusa di incitamento all'odio

L'olandese Wilders è stato però condannato per "insulto di gruppo", ma la discriminazione è caduta. "Siamo una Paese corrotto dove gli immigrati la fanno sempre franca", ha dichiarato

Le condanne ricevute in primo grado, quelle più pesanti, di discriminazione e incitamento all'odio sono cadute, ma resta quella di “insulto di gruppo”. È una vittoria a metà quella dell'olandese Geert Wilders, fondatore e leader del Partito per la Libertà (Pvv), che ha già annunciato che farà ricorso in Cassazione dopo il pronunciamento dei giudici della Corte d'Appello. Il politico, uno dei più ferventi oppositori degli aiuti all'Italia per la crisi del coronavirus, ha definito “corrotto” il suo Paese e ha lamentato che a differenza sua “i marocchini che danno alle fiamme le nostre città e i nostri quartieri la fanno sempre franca”, sostenendo di essere vittima di una persecuzione politica.

L'esponente di estrema destra, alleato della Lega di Matteo Salvini al Parlamento europeo, era sotto processo per un'accusa che risale alla campagna elettorale del 2014. Fu allora che parlando ai suoi sostenitori a L'Aia durante un comizio chiese: “Volete più o meno marocchini in questa città e in questa nazione?”. Ricevendo in risposta un coro di “meno, meno, meno”, promise: “Bene, sarà fatto”. Questo scambio di battute indirizzate contro una specifica minoranza immigrata, demonizzata dal suo partito come causa di molti dei mali dell'Olanda, soprattutto in seguito a degli episodi di scontri e violenze avvenute proprio a L'Aia e a Utrecht, gli è costata un procedimento giudiziario che ora dovrebbe arrivare al Terzo grado.

Nonostante le richieste dell'accusa il tribunale non ha voluto comminare però una multa di cinquemila euro, per le sue esternazioni ritenute "inutilmente offensive". "La gravità dei fatti e le circostanze personali speciali (come il fatto che lo stesso Wilders ha pagato un alto prezzo per aver diffuso la sua opinione per anni)” ha portato la Corte a stabilire che una sentenza più grave non sarebbe servita “più a nessuno scopo”. I giudici hanno anche riconosciuto che un politico "deve essere in grado di fare dichiarazioni offensive, scioccanti o inquietanti nel contesto del dibattito sociale". Un pronunciamento che non è piaciuto all'accusa, nei fatti scontenta quanto la difesa, che dopo l'udienza ha sottolineato che a suo avviso "un politico ha una responsabilità speciale” e che “la libertà di parola ha dei limiti".

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