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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le tappe / Ucraina

Come si è arrivati alla guerra in Ucraina

Dalle presunte esercitazioni militari di novembre, ai colloqui di Gineva passando per il no all'esclusione di Kiev dalla Nato. Ricostruiamo come è precipitata la situazione

La Russia ha iniziato a novembre ad ammassare truppe vicino al confine con l'Ucraina e in Crimea, la penisola del Mar Nero ce aveva annesso illegalmente nel 2014. L'ingente numero di militari, stimati dagli Stati Uniti a circa 130mila unità, fece immediatamente scattare l'allarme per una possibile invasione. Vladimir Putin smentì di avere intenzioni bellicose, cosa che ha continuato poi a fare per mesi, assicurando che si trattava solo di innocue esercitazioni militari. Ma nel frattempo ha continuato a far arrivare soldati e mezzi militari nella zona, e al 18 febbraio gli Stati Uniti stimavano che la Federazione avesse ormai tra 169mila e 190mila soldati nei pressi del confine, a cui si aggiungono oltre ad armamenti e mezzi pesanti, circa 32mila effettivi delle forze separatiste nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk.

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La risposta della Nato

Oltre ha lanciare l'allarme sul rischio, gli Stati Uniti, il Regno Unito e diversi Paesi europei hanno iniziato a mandare a loro volta truppe sul confine orientale della Nato, anche se non in Ucraina, che non è un Paese membro. Washington ha inviato 3mila soldati in Germania, Polonia e Romania e ne ha messi altri 8.500 “in stato di massima allerta”. Poi ha dato il via libera a Lettonia, Estonia e Lituania per fornire a Kiex missili anticarro e altre armi di fabbricazione statunitense e ha promesso attrezzature militari per un valore di 200 milioni di dollari. Anche il Regno Unito ha iniziato a fornire al Paese armi anticarro leggere, circa 2mila, e ha inviato 30 soldati delle forze di élite per addestrare i militari ucraini. Già a partire da dicembre oltre a mostrare i muscoli si sono aperti anche i canali diplomatici.

Le richieste di Putin

Putin ha chiesto garanzie scritte che l'Ucraina non sarebbe mai entrata nella Nato, cosa che Mosca ha sempre ha sempre definito un pericolo per la sua sicurezza, in seguito soprattutto all'espansione dell'Alleanza Atlantica avvenuta a partire del 1997, quando diversi Paesi che appartenevano all'orbita sovietica sono entrati a farne parte: Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania e Bulgaria. Sul punto l'inquilino del Cremlino ha ricevuto un netto rifiuto. “Restiamo fedeli all'impegno preso nel 2008”, gli ripose il Segretario generale, Jens Stoltemberg, facendo riferimento agli accordi di Budapest con cui la Nato promise non solo all'Ucraina ma anche alla Georgia (altro paese ex sovietico) il diritto all'adesione appena si fossero create le condizioni giuste.

Guerra in Ucraina - le foto

I colloqui

A Ginevra a gennaio sono stati organizzati dei colloqui diretti tra Russia e Stati Uniti, nei quali si sono anche incontrati il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, e il Segretario di Stato americano, Antony Blinken. Diversi leader hanno telefonato a Putin, tra cui Mario Draghi e Boris Johnson. Il francese Emmanuel Macron e il tedesco Olaf Scholz si sono entrambi recati a Mosca per provare a convincere il leader russo a fare un passo indietro.

Bielorussia e Cina

Quest'ultimo ha continuato a rassicurare a parole di non avere intenzione di invadere, ma nei fatti continuava ad aumentare la sua presenza militare attorno all'Ucraina. All'inizio di questo mese Russia ha spostato fino a 30mila soldati, due battaglioni di sistemi missilistici terra-aria S-400 e numerosi caccia in Bielorussia per esercitazioni congiunte con l'esercito bielorusso. Le immagini satellitari hanno mostrato che gran parte degli armamenti sono stati installati in località vicine al confine con l'Ucraina. Putin si è anche recato personalmente a Pechino per incontrare il presidente Xi Jinping e assicurarsi il suo appoggio. Tra le altre cose con lui ha concordato altre forniture di gas (10 miliardi di metri cubi l'anno) e petrolio (100 milioni di tonnellate per i prossimi dieci anni), nonché un impegno dell'Unione economica euroasiatica (di cui fanno parte oltre alla Russia anche Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia) di sostenere la Belt and Road initiative, la Nuova via della Seta.

L'Ue presa alla sprovvista

 L'Unione europea ha iniziato a minacciare sanzioni, ma inizialmente ha scelto la linea morbida, viste le divisioni interne ai Paesi membri e visto che alcuni, tra cui l'Italia, spingevano per non esagerare da subito, sperando di poter risolvere le cose con la diplomazia ed evitare interventi punitivi contro Mosca che avrebbero avuto necessariamente ripercussioni economiche anche sull'Europa. Le cose sono però poi precipitate negli ultimi giorni, mostrando anche l'impreparazione dell'Unione rispetto a quanto stava accadendo. Martedì scorso si è tenuto a Bruxelles un Consiglio Affari Esteri in cui sono state decise solo sanzioni contro cinque personalità legate alla Crimea. Neanche il tempo di finire la riunione che Putin ha annunciato, in un colloqui telefonico con Macron e Scholz, che avrebbe riconosciuto le repubbliche indipendentiste del Donbass. Due giorni dopo i suoi carri armati stanno puntando su Kiev.

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