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Sabato, 20 Aprile 2024
Crisi energetica

"Putin potrebbe chiudere il gas all'Europa in estate", l'allarme degli esperti. Ma per l'Ue non c'è fretta

A Bruxelles, niente intesa su price cap e vertice straordinario a luglio richiesti da Draghi. Prima servirà uno studio d'impatto sul tetto ai prezzi. Che non convince l'Olanda

Non sono bastate le adesioni di Spagna, Grecia, Belgio e, forse, della Francia. La proposta di un tetto ai prezzi del gas avanzata da Mario Draghi da discutere in un vertice straordinario a luglio non ha trovato l'appoggio pieno dei 27 Stati membri. "Alcuni Paesi sono stati molto esitanti nell'agire", ha ammesso il premier a margine del summit di Bruxelles, senza fare nomi. È noto che Germania e Olanda guidano il fronte degli scettici: "Non sono ideologicamente contrario" al price cap, ha detto il leader dei frugali Mark Rutte. Ma "non capisco cosa possa ottenere un vertice sull'energia ora", ha aggiunto, chiudendo la porta alla richiesta italiana. 

Appuntamento in autunno

Per l'Ue, dunque, non c'è fretta di agire sui prezzi. Per il momento, i leader dei 27 hanno concordato di rafforzare le misure nazionali per prepararsi al peggio, ossia a un taglio netto delle forniture russe, il che vuol dire riempire le riserve di gas almeno all'80% entro fine ottobre, acquisire più gas naturale liquefatto possibile, rilanciare la produzione di elettricità da carbone e, laddove possibile, dal nucleare. Ciascuno faccia il meglio che può, è il succo delle conclusioni del vertice Ue, e quando ci sarà da affrontare il peggio si agisca in uno spirito di massima solidarietà. Ma basterà?

Lo studio della Commissione

Se un risultato è stato ottenuto da Draghi, è che la Commissione europea dovrà arrivare al prossimo summit, quello di ottobre (lo stesso mese in cui si capirà a che punto sono le riserve di gas dell'Ue) con uno studio di impatto sul price cap, che sarà basato sull'esperienza in corso in Spagna e Portogallo, unici due Paesi membri a cui Bruxelles ha dato il via libera all'adozione di un tetto ai prezzi. "Nella riunione con i colleghi, mi è stato fatto notare che non c'è ancora uno studio su una misura del genere", ha detto il premier italiano: "La Commissione dovrà realizzare un rapporto sul prica cap, sul controllo dei prezzi, ma anche sulla riforma del mercato dell'elettricità, che è ormai tutto calibrato sui prezzi del gas. Per noi è un risultato soddisfacente, visto che fino a qualche tempo fa c'era un'esitazione maggiore", ha chiosato Draghi.  

I dubbi di Rutte

Chissà se lo studio della Commissione convincerà Rutte: "Se qualcuno mi porta le prove e mi dice: ecco, potrebbe funzionare. Allora sono a favore. Ma tutte le prove che visto finora mi dicono che non funziona", ha spiegato il premier olandese. Il governo tedesco di Olaf Scholz, che finora è stato tra i più scettici sul price cap, avrebbe invece posizioni meno nette, a detta di Draghi. Si vedrà. 

Come dicevamo, molto dipenderà da quanto gas scorrerà lungo i gasdotti dalla Russia nei prossimi mesi. La Russia "usa l'energia come arma ed è parte del tentativo di minare la nostra unità. Il rischio di un'interruzione totale di gas" da parte della Russia " è ora più reale di prima", ha avvertito il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Ci sono 12 Stati membri Ue che sono stati già colpiti "da tagli unilaterali alle forniture di gas" da parte di Mosca "e altri 10 Stati membri hanno emesso un preavviso" di allarme, ha aggiunto.

L'allarme degli esperti

L'obiettivo è riuscire a riempire in tre mesi un ulteriore 35% di riserve Ue. Ma Mosca ha il coltello dalla parte del manico: secondo Thomas Rodgers, analista energetico presso la società di consulenza Icis, nel 2022 l'Europa riuscirà a ottenere un totale di 12,6 miliardi di metri cubi di gas da Paesi fornitori alternativi alla Russia. Si tratta di una cifra record rispetto al recente passato. Eppure non basta a sentirsi al sicuro dalle minacce del Cremlino: nei primi sei mesi di quest'anno, la Russia ci ha spedito ben 25 miliardi di metri cubi di gas, il doppio di quanto l'Ue dovrebbe raccogliere altrove. "Il gas in più che (altri Paesi, ndr) possono dare all'Europa, lo stanno già dando. Eventuali forniture aggiuntive non arriveranno presto", dice Rodgers a Politico.

Simone Tagliapietra, ricercatore del think tank Bruegel, è sulla stessa linea: se la Russia continua a spedire gas, l'Ue potrebbe raggiungere il suo obiettivo di stoccaggio entro ottobre. Ma se Mosca chiude i rubinetti, raggiungere questo traguardo sarà "super impegnativo". Il rischio di uno stop, per alcuni analisti, è quasi certo. E potrebbe arrivare già a luglio. 

"La probabilità è molto alta, è quasi il 100 percento", dice Mikhail Krutikhin, co-fondatore dell'agenzia di consulenza indipendente RusEnergy e uno dei principali esperti del monopolio russo delle esportazioni di gas Gazprom. "Putin preferirebbe usare Gazprom come arma in questo momento" piuttosto che correre il pericolo che l'Ue riempia i suoi depositi, sentendosi così al riparo delle minacce del Cremlino. Sarebbe una mossa pesante per l'economia russa, che potrebbe costare migliaia di posti di lavoro. Ma è l'unica arma rimasta a Mosca per non perdere definitivamente la partita con l'Occidente. 

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